La cosa più sinistra dell’operazione di disinformazione progettata attraverso la diffusione di documenti presentati come segreti dell’esercito e dell’intelligence USA non è il fatto in sé quanto il ruolo assegnato ai media per coprire le tracce di una operazione così male organizzata da non essere stato credibile nemmeno per un secondo.
Fino a non pochi anni fa i media facevano vanto dello scoprire e pubblicare i segreti dei governi, specie quelli inconfessabili, parte della loro presunta missione di essere i cani da guardia del potere. E’ significativo che oggi invece l’inchiesta che ha portato all’arresto del presunto leaker di informazioni è stata ufficialmente condotta dal New York Times e dal Washington Post, una volta media che proteggevano le loro fonti e ora agenti di controspionaggio che si sostituiscono alle agenzie di governo per scovare e denunciare quelle stesse persone. Ovviamente la storia dei due quotidiani che avrebbero scoperto, con l’aiuto dell’agenzia di copertura dell’MI6 britannico Bellingcat, l’identità di Jack Texeira è attendibile come il sospetto che la Terra sia piatta e serve solo come storia di copertura per dare più sostanza ad una operazione con tutta evidenza concordata e di cui molto probabilmente Texeira stesso – descritto come figlio di una famiglia di veri patrioti – fa parte essendosi prestato a fare da colpevole di facciata. Prova ne sia anche il fatto che sia stato trattato con i guanti bianchi e gli sono stati mossi due soli capi di imputazione contro i 18 mossi verso Julian Assange.
Si può sorvolare sulle decine di incongruenze o dati palesemente falsi che fanno parte dell’archivio di documenti diffuso nell’operazione: errori di spelling di armamenti inconcepibili per quel livello, designazioni di armi che a volte compaiono con i nomi NATO e volte con i nomi russi, calcolo dei decessi delle due parti risibile per quanto sia palesemente falso, numero di personale NATO palesemente falso e persino documenti top secret CIA che sarebbero stati diffusi da un soldato dell’esercito quando tutti sanno che nessun militare USA in nessuna zona del mondo ha accesso al materiale CIA. Questo solo per citare le sciocchezze più semplici da verificare.
Ovviamente, per rendere credibile l’operazione accanto al materiale di propaganda deve essere presente qualcosa di vero come insegnano anche i principianti della disinformazione e qualche documento vero è presente ma – come ha detto subito il capo di Wagner Prigozhin, niente in quel materiale può dare problemi all’Ucraina o agli USA in sé e anche il governo russo ci ha messo poco a chiamare questa operazione per quello che è: disinformazione attraverso la diffusione volontaria di materiale.
Quando si lancia una operazione di disinformazione è ovvio che c’è qualcuno che si vuole destabilizzare con informazioni false ma pensare che l’obbiettivo oggi sia ingannare i russi, che hanno decine di satelliti – inclusi quelli cinesi – che guardano all’Ucraina, è ridicolo. I russi sanno benissimo cosa stanno per fare gli ucraini e i loro pupari. E’ difficile pensare che gli USA pensino di ingannare i russi con queste informazioni.
Sicuramente c’è il tentativo, confermato anche dalla diffusione del ridicolo dato relativo agli uomini NATO presenti sul territorio, di prendere le distanze dalla disastrosa sconfitta dell’esercito ucraino, addestrato, armato e guidato dalla NATO. Ne ha bisogno l’Alleanza che ha già la sua credibilità militare azzerata.
Ma tra la miriade di informazioni diffuse ci deve essere qualcosa diretto a qualcun altro, ci deve essere qualche rivelazione – vera o falsa che sia – diretta a destabilizzare qualcuno che certo non può essere uno dei nemici, inclusa la Cina, perché ormai difficilmente gli USA potrebbero far sapere qualcosa sui loro nemici che possa peggiorare la situazione attuale.
E’ possibile invece che qualche “rivelazione” possa essere diretta contro uno dei paesi amici o presunti tali, magari per forzare un cambiamento esattamente come l’attentato terroristico contro il Nord Stream ha cooptato la Germania in guerra. Sarà interessare capire quale dei paesi che tentennano potrà trovare in questa evidente operazione di disinformazione qualcosa che faccia poi cadere la palla nel campo che serve di più a Washington.
Intanto, a conferma dei numeri e dell’importanza degli ufficiali della NATO presenti sul territorio in Ucraina e per smentire gli assurdi e ridicoli numeri contenuti in quei documenti, basta guardare quali siano le medaglie recuperate a Bakhmut dai corpi degli uomini NATO: un veterano della guerra n Yugoslavia (1996-2002) ed un decorato per il suo servizio con l’ONU:
Decisamente delle “reclute”.
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