A volte ritornano, si potrebbe dire. Oppure, meglio, forse non sono mai andati via. Le trasformazioni che si stanno formando all’ombra della guerra selvaggia e sanguinaria che l’Occidente ha scatenato contro chiunque, nel II e III Mondo, osi opporsi al suo regno di terrore e ingiustizia sono più radicali di quanto si possa pensare e per questo non smettono di terrorizzare le élite borghesia europee che, come si vede in questi giorni, è disposta a scatenare guerre sanguinarie per difendere i suoi privilegi.
Sempre più paesi, non solo piccoli, guardano al successo spettacolare dell’Economia Programmata cinese con curiosità dopo che per decenni le loro amministrazioni sono state sequestrate dalle folli teorie neoliberiste responsabili, ormai nessuno più lo contesta, della situazione in cui ci si trova oggi.
Ci dà la possibilità di parlarne una nuova interessante analisi dell’ex-Ministro delle Rapporti Economici con l’Estero Sergey Yurievich Glazyev, un rapporto molto complesso di cui però ci interessano tre aspetti specifici che potremmo definire di convergenza e che spingerebbero la Russia, fino a qualche anno fa decisa fautrice delle politiche neoliberiste occidentali, più vicina all’organizzazione economica cinese, non a caso. Questo assume una importanza ancora maggiore se si considera che Glazyev è attualmente un componente Consiglio Nazionale della Banca Centrale russa e componente dell’Accademia Russa delle Scienze. Le proposte dell’ultimo rapporto di Glazyev sono tante ma tre in particolari spingerebbero la Russia verso un ritorno all’adozione dell’Economia Programmata sul modello dell’Unione Sovietica prima e ora sul modello cinese. Secondo Glazyev la Russia dovrebbe:
- aumentare il potere dei lavoratori nella governance delle aziende anche private, dando loro più poteri decisionali. Glazyev aveva già chiesto nel 2022 che la proprietà delle aziende che avrebbero abbandonato la Russia per il diktat occidentale fosse trasferita ai lavoratori di quelle aziende;
- bloccare l’inflazione, in massima derivata dai profitti delle aziende, attraverso una legge che stabilirà – settore per settore – i rincari massimi ai prezzi finali che potranno essere applicati, di fatto mettendo fine in Russia alla libera determinazione dei prezzi da parte delle aziende;
- stabilire, sempre per legge, tassi di interesse massimi che le banche – anche private – potranno applicare per mettere un freno anche qui ai loro profitti applicando il modello cinese che nei settori strategici obbliga le sue banche a praticare interessi anche dello 0,2%. Le banche non sarebbero più libere di determinare i loro tassi di interesse ma dovrebbero sottostare alle indicazioni del governo che li determinerà in base agli interessi economici generali. Secondo Glazyev le banche potrebbero poi discutere eventuali proprie esigenze di profitto con la Banca Centrale, sempre sul modello cinese, che potrebbe poi decidere di finanziarle se lo ritenesse opportuno.
E’ facile capire che queste sole tre proposte avvicinerebbero la Russia verso il ritorno all’Economia Programmata e avvicinerebbero Mosca al modello cinese che tanti successi sta mietendo nel Mondo. Questo sarebbe un cambiamento radicale per la Russia e porterebbe due delle nazioni più grandi e potenti al mondo ad iniziare un percorso nel quale certamente molti altri paesi, specie i più piccoli, vorranno seguirle soprattutto ora che l’intero sistema di guerra economica occidentale sta crollando su stesso. Che è poi il motivo per cui l’Occidente deve usare la guerra vera.
Ma sarebbe sbagliato pensare che questa discussione sia riservata ai paesi che ormai considerano quello neoliberista occidentale un modello fallito. Il dibattito sta prendendo piede anche in Occidente ed in particolare in Europa e la causa è semplice: i cittadini europei si trovano ormai davanti ad un drammatico ridimensionamento dei loro stili di vita ed hanno capito che le loro elite borghesi, pur di finanziare questa guerra commerciale che tutti i marxisti avevano potuto prevedere facilmente, sono disposte a spolparli fino all’osso, lasciandoli preda dell’erosione dei loro redditi pur di non mettere in discussione il neoliberismo occidentale.
Una delle economiste più attive in questo senso è Isabella M. Weber, tedesca e professore associati di economia presso l’Università del Massachusetts Amherst. La Weber è probabilmente ormai la voce più nota nel panorama europeo per la sua battaglia a favore del controllo dei prezzi attraverso i governi.
Essendo forse più giovane (ha solo 37 anni) è portatrice probabilmente delle istanze della sua generazione, letteralmente una generazione senza ormai futuro. Pur non potendo essere definita certo marxista, la Weber ha suscitato una rivolta tra gli economisti con il suo articolo del Dicembre 2021 su The Guardian nel quale affermava che l’inflazione era generata soprattutto dall’avidità delle aziende che volevano aumentare i loro profitti e proponeva di passare ad un sistema di controllo dei prezzi:
L’articolo ha suscitato anche lo sdegno di persone come Paul Krugman che poi, alla luce dei fallimenti di ogni altra strategia suggerita dagli altri esperti, ha successivamente chiesto scusa per la sua posizione e si è dichiarato aperto alla discussione sul controllo dei prezzi.
Ma una delle posizioni più interessanti della Weber è quella che esprime in una intervista al magazine Jacobine, in versione tedesca, dove definisce la politica di controllo dell’inflazione una “politica antifascista”. Correttamente la Weber rileva come il rifiuto dei progressisti occidentali di mettere in discussione il modello neoliberista stia favorendo la crescita delle formazioni di estrema Destra che invece si pongono come antitetici al libero mercato.
La connessione tra politiche economiche sponsorizzate dalle elite occidentali e sconvolgimenti sociali e politici ed in particolare l’ascesa della estrema Destra è qualcosa che i progressisti continuano a negare perché li costringerebbe a tornare indietro rispetto al loro appoggio del modello neoliberista proprio quando, pensavano loro, si erano liberati del pesante fardello dell’Unione Sovietica e del Socialismo. Quindi continuano ad inventare scuse fantasiose sulla crescita della Destra, una crescita per loro “inspiegabile”.
Ma qualcosa si muove. Parte da Est ma la situazione sta lentamente cambiando anche in Occidente dove persone come la Weber, non certo marxiste, iniziano ad essere più ascoltate.
L’Economia Programmata, così tanto vituperata e che i liberisti speravano di avere cancellato dai libri di Storia e di Economia, sta ritornando all’ordine del giorno in modo spettacolare.
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