Che gli Stati Uniti siano in una morsa che li sta strangolando è noto a tutti, devastato da problemi esterni, interni e guerre disastrose che sta perdendo. Il controllo del mondo gli USA lo mantenevano con la paura e la minaccia di usare le armi ma dalla guerra all’Ucraina in poi questa minaccia si sta rivelando solo una buffonata. Mentre perde la guerra in Ucraina, la NATO a guida USA sta perdendo anche la guerra in Medio Oriente e nel frattempo sono decine gli attacchi alle basi statunitensi nella regione.
Se questa volta Washington ha voluto propagandare la morte di 3 soldati è solo perché aveva bisogno di una scusa per rispondere in qualche modo. Gli Stati Uniti infatti non ammettono mai i loro morti, parlano di feriti, fanno passare un po’ di tempo e poi inventano qualche incidente in qualche altra parte del mondo per giustificare i decessi. Se questa volta hanno invece pubblicato persino comunicati che propagandavano (è questa la parola giusta) la morte dei loro soldati è perché avevano deciso di usare l’incidente come una scusa per una risposta da usare a fini elettorali e anche un po’ geopolitici.
Qualcuno nell’Amministrazione Biden si è messo era messo in testa di portare avanti un attacco all’Iran che fosse, come quello allo Yemen, una specie di spot pubblicitario, un piccolo show con cui gli USA potevano fare finta di essere ancora lo sceriffo ma senza aprire nessun vaso di Pandora. Come successo in Yemen, al quale hanno essenzialmente proposto di farsi bombardare un po’ senza rispondere con la promessa di fare attenzione e di non fare troppi danni. Ripetendo quel copione qualche giorno prima avevano iniziato a diffondere ai media l’idea di attaccare l’Iran senza però “volere una guerra più vasta né una guerra totale”.
“Fatevi bombardare un po’… ve lo diciamo prima così potete spostare i pezzi più importanti e mettere in salvo la maggior parte del personale e magari, con qualche messaggio ben indirizzato, ci potete anche indicare dove bombardare”. Esattamente quello che era successo in Yemen, dove però gli yemeniti non solo hanno risposto, colpendo una nave da guerra USA e – ormai è chiaro – uccidendo due marinai ma avevano imperterriti continuato la loro azione nel Mar Rosso ingaggiando anche altre due battaglie contro gli Stati Uniti e, in ultima analisi, provando al mondo che sono loro che controllano il Mar Rosso e ovviamente l’accesso al Canale di Suez.
Allo stesso modo l’Amministrazione Biden ha inviato messaggi a Teheran attraverso una “terza parte”, confermando di non volere una escalation né una guerra infinita contro l’Iran, posizione poi ufficialmente ribadita dagli ufficiali statunitensi e dallo stesso Biden: “noi non vogliamo una guerra contro l’Iran e sono sicuro che nemmeno loro lo vogliono”. Insomma, noi ci perdiamo la faccia (e, soprattutto, le elezioni) a non rispondere in nessun modo agli attacchi, fatevi bombardare un po’ – solo un po’ ! – diteci pure dove bombardare, mandateci poi un messaggio minaccioso e cattivo e chiudiamola poi qui. Un piccolo show.
L’Iran però non ha voglia di fare nessuno show. Agendo anche lei attraverso una “terza parte”, Teheran ha inviato un messaggio chiaro agli USA: qualsiasi attacco all’Iran, anche minimo, anche in zone vuote del paese non sarà accettato e riceverà una risposta fortissima, cioè le basi USA in Medio Oriente verranno tutte attaccate direttamente dall’Iran. Nessuna commedia, nessuno show.
E da qualche ora l’attacco all’Iran, che sembrava imminente, sembra invece scongiurato. Ora si parla di un attacco alla Siria ed all’Iraq. A cui però le forze siriane ed irachene risponderanno direttamente e con altrettanta determinazione.
Il tempo degli show elettorali è finito.
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