Com’era prevedibile, insieme con le retromarce spericolate dei protagonisti quando chiamati a testimoniare davanti ai tribunali, iniziano ad arrivare anche le condanne per le aziende che sono state strumentali nella somministrazione obbligatoria di farmaci dannosi. La prima sentenza in questo senso è di una Corte australiana che ritiene che l’azienda sia responsabile, e debba risarcire, il dipendente che è stato obbligato alla somministrazione dei farmaci impunemente chiamati “vaccini”.
La situazione è ancora peggiore quando si considera la dinamica: il lavoratore aveva chiesto all’azienda di essere esentato avendo avuto degli effetti collaterali durante la prima somministrazione ma l’azienda lo ha obbligato anche alla seconda, che gli ha causato una pericardite invalidante.
L’azienda si è difesa dicendo che non era stata lei ad obbligare il lavoratore ma la richiesta arrivava dallo stato, che aveva previsto anche multe qualora le aziende non si fossero adeguate ma la Corte ha risposto che non è importante che parte della colpa fosse anche dello Stato, l’importante è che una parte fosse anche dell’azienda che ha obbligato il suo dipendente. Ora l’azienda dovrà risarcire il lavoratore.
Questa sentenza è importante perché apre uno scenario diverso che molti commentatori e giuristi avevano segnalato alle aziende, invitandole a non obbligare i loro dipendenti – men che meno minacciandoli di licenziamento – o in futuro sarebbero state ritenute colpevoli ed obbligate al risarcimento. Come i medici, anche le aziende pensavano di avere uno scudo totale e si ritroveranno ora a dover pagare ingenti risarcimenti per avere costretto in modo illegale i loro dipendenti a subire trattamenti sanitari per poter lavorare.
Gli Stati, come si vede bene da come i protagonisti negano qualsiasi responsabilità, non aiuteranno le aziende anche perché i risarcimenti sono potenzialmente tantissimi. Eppure molti avevano suonato un campanello d’allarme ma per le aziende, come per altri protagonisti di quella stagione, era troppo ghiotta l’occasione per ristabilire un dominio sui lavoratori che arrivava persino alla possibilità di criticare gli stili di vita personali o ad imporre persino trattamenti sanitari.
E’ probabile però che abbiano fatto male i conti.
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