E’ tutto pronto per la riconciliazione tra Siria e Turchia. Da mesi i ministri di Erdogan continuano ad annunciare che ci sarà un incontro tra Bashar al-Assad e il presidente turco, alternando questi annunci alla minaccia di una nuova operazione di terra di Ankara contro i curdi. Assad è stato irremovibile fino ad ora, confermando che non ci sarebbe stato nessun incontro con Erdogan fino a quando le truppe turche avessero continuato ad occupare parte della Siria, con la scusa dell’operazione anti-terrorismo contro i curdi.
La Turchia deve abbandonare i territori siriani che occupa illegalmente, la gestione deve essere passata al governo siriano e solo dopo potrà esserci un incontro tra i due presidenti. Il livello di fretta, quasi culminata nella disperazione, di Ankara è cresciuto sempre di più perché Erdogan ha sempre saputo di avere bisogno di un accordo con la Siria, cioè la stabilizzazione di quell’area, da portare come successo alle elezioni di Agosto. Le novità però sono due.
La prima è che c’è stata effettivamente una apertura da parte della Turchia grazie all’azione russa, prima con l’incontro trilaterale tra ministri che ha visto partecipare Russia, Turchia e Siria. Poi con la notizia che l’accordo sarebbe ormai imminente, con la Turchia che si ritirerebbe dal Nord della Siria con la garanzia però che a prendere il controllo del confine sia il governo di Damasco e non le milizie curde.
La seconda novità è che alcuni sondaggisti vedono Erdogan in grande difficoltà alle elezioni ed alcuni si sono spinti a prevedere che, senza accordo con la Siria, il presidente turco potrebbe davvero perdere le elezioni di Agosto.
L’accordo, mediato dalla Russia, sembra però essere vicinissimo. I territori al confine con la Turchia verrebbero liberati dai turchi con Ankara che ritirerebbe tutti i suoi soldati ed anche il sostegno a tutte le milizie jihadiste e di tagliagole come l’HTS. Nessuna presenza turca in Siria, mai più, fino ai confini internazionalmente riconosciuti. In cambio, il controllo del confine non verrebbe preso dai curdi che occupano quelle zone ma dal governo siriano che agirà quindi anche da forza di separazione tra i curdi ed i turchi.
Ai curdi questa soluzione non piace tanto ma l’alternativa è essere stati venduti dai governi occidentali alla Turchia e quindi essere spazzati da una eventuale operazione di terra di Ankara. Gli occidentali non muoverebbero un dito per salvarli e da qui l’idea, da mesi, di riconciliarsi con il governo siriano che offre autonomia – ma non indipendenza – ai territori curdi.
La novità sarebbe però la definitiva sconfitta della cosiddetta “rivoluzione siriana”, cioè delle milizie jihadiste che l’occidente, insieme con la Turchia e molti altri tra cui Israele, aveva mandato per rovesciare il legittimo governo siriano. La Turchia ha quindi abbandonato la cosiddetta “opposizione” e accettato di ritirarsi e l’ “opposizione” non l’ha presa bene. Manifestazioni al grido “Moriremo ma non ci riconcilieremo” sono state tenute dai filo-turchi e filo-occidentali nelle province di Aleppo, Afrin, Raju, Haram, Mara e Graboli, tutte parzialmente occupate dalle milizie filo-turche.
L’accordo con la Turchia consentirà poi a siriani e russi di rivolgere le loro attenzioni verso la parte della Siria occupata dagli USA e cacciare anche loro.
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