Mentre nei paesi occidentali i lavoratori si fanno ancora portare a spasso da discussioni inutili su sostituzioni etniche, inverni demografici, difesa di presunte religioni, islamizzazione e cose di questo tipo – in verità sono più le persone di mezza età e più anziane, che i giovani, che si fanno trascinare – Russia e Cina sono vicine ad annunciare la cancellazione completa dei visti tra i due paesi.
Oltre 190 etnie con almeno 6 religioni riconosciute (oltre al 44% di atei) in Russia si mescoleranno con circa 60 etnie e almeno 5 religioni diverse (oltre al 93% di atei) in Cina. Un miliardo e mezzo di cinesi avranno accesso ad un territorio come quello russo che comprende 6 fusi orari ed è ampiamente disabitato per la gran parte, mentre 200 milioni di russi potranno muoversi liberamente tra le città più grandi ed avanzate del pianeta.
Complessivamente, verrà creato un mercato comune da quasi 2 miliardi di persone distribuite in soli due paesi mentre i governi russo e cinese non sembrano assolutamente preoccupati di mettere a contatto fra di loro circa 250 etnie diverse e almeno una decina di religioni ufficiali.
Da tempo si dice che da quando è stato chiaro, con la guerra del Febbraio 2022, che l’Occidente e la NATO avevano rotto gli indugi e che era diventato per loro prioritario lo smembramento sia di Russia che di Cina, a Mosca era stata presa una decisione molto chiara. La Russia aveva deciso che il suo futuro sarebbe stato più legato all’Asia che all’Occidente e che dovesse essere avviata una integrazione con quella è sicuramente l’economia planetaria più forte e dinamica, sfruttando anche il fatto che i due paesi condividessero un esteso confine e che fossero quindi limitrofi, cosa che rende impossibile bloccarne le comunicazioni come la NATO sta facendo in Europa tra, ad esempio, Serbia e Russia o tra Mosca e alcuni dei paesi dell’Est come Ungheria o Slovacchia.
La scelta di Mosca non è casuale né superficiale perché questa decisione andrà a rivoluzionare completamente la stessa società russa, sebbene in un modo che non risulterà estraneo ai russi. Tutto ruota attorno ad una scelta importante presa dai livelli della società russa, quella di passare all’economia pianificata sul modello cinese, abbandonando quindi il liberismo di stampo occidentale.
Come si può facilmente intuire questa decisione avrà un profondo impatto sulla società russa e non è stata una decisione facile nemmeno per l’attuale classe politica russa. Se qualcosa si può dire di Putin o di personaggi come Medvedev, e quindi a cascata di tutte le élite russe, questa è che hanno trascorso gli ultimi 20 e più anni con il desiderio di essere integrati negli ambienti occidentali. Loro, come altri, non hanno desiderato niente di diverso e sapevano che il prezzo da pagare per questa integrazione era il cambiamento totale del modello sociale ed economico russo, prendendo le distanze da quello sovietico e quindi proprio dal modello di economia pianificata.
La NATO e il tentativo di separare Russia e Cina
Come tutti i russi, però, anche Putin, Medvedev e la dirigenza politica russa sono estremamente pratici. La loro integrazione con l’Occidente è chiaramente fallita, i paesi occidentali non fanno mistero di volere lo smembramento della Russia per ottenere il controllo delle sue risorse e questo è sempre stato il primo obbiettivo strategico della NATO che a Febbraio 2022 è appunto passata all’azione. La stessa NATO che oggi non fa mistero del fatto che, avendo perso la guerra, obbiettivo primario per lei sia oggi fermare l’integrazione tra Russia e Cina. Ne ha parlato già Trump il cui mandato è iniziato cercando di accontentare la Russia nella speranza di renderle più conveniente ritornare dalla parte dell’Occidente e fermare l’integrazione con la Russia.
Ne ha palato qualche giorno fa anche il Ministro degli Esteri russo Lavrov in una intervista con Andrew Napolitano il 12 Marzo, che si può ascoltare nel video di seguito (da YouTube).
Per gli Stati Uniti la Russia è un avversario militare ma per le élite statunitensi la Cina è un avversario economico che sta sottraendo a Washington il primato in relazione all’Economia e, quindi, ai soldi. Non è un mistero che la NATO sognasse di distruggere la Russia per poi passare ad attaccare la Cina. L’incubo è invece quello che sta accadendo: l’integrazione russo-cinese che renderà impossibile per gli Stati Uniti alcuna azione sia economica che militare.
L’integrazione richiede un cambiamento culturale
Non è una novità per nessuno che la Cina abbia una impostazione dichiaratamente marxista. In Occidente i comunisti duri e puri si baloccano con le loro valutazioni di principio per smentire che la Cina sia comunista ma quello che raramente menzionano è che Pechino dica di se stessa di non essere comunista. Almeno non ancora. All’ultimo congresso del Partito Comunista cinese è detto a chiare lettere che il piano sia quello di “entrare nella fase iniziale del Socialismo attorno al 2040”. “Ancora tre piani quinquennali” è stato lo slogan. La Cina non considera se stessa un paese comunista ma non fa mistero di essere in cammino per diventarlo. Al netto di quando ci riuscirà, il problema è però un altro.
Il sistema di produzione pianificata cinese, che tanto successo sta portando al paese asiatico devastando le economie occidentali, mal si concilia con quello a base liberista adottato in Russia quando le élite russe volevano integrarsi con l’Occidente. L’integrazione di questi due sistemi produttivi è impossibile ed è anche evidente quale dei due abbia conseguito successi. La decisione di adottare il sistema produttivo dell’economia pianificata richiede non è però semplice perché richiede un cambiamento non solo sociale ma anche culturale. I russi da quasi 30 anni sono abituati a considerare il modello liberista come quello da seguire, nonostante nel paese e in tutta l’Europa dell’Est sia chiaro che li ha resi più poveri rispetto al precedente modello di produzione dell’Unione Sovietica. Non c’è paese dell’Est Europa in cui questo sia ampiamente riconosciuto: la transizione al liberismo ha reso tutti più poveri ed aumentato le disuguaglianze. Se c’è il retropensiero, però, questo non basta per riorganizzare la società per un passaggio all’economia pianificata, specie per una integrazione con un paese dichiaratamente comunista.
L’avvio dell’integrazione culturale
Se la Russia deve passare all’economia pianificata, caposaldo del marxismo, deve rivedere almeno 30 anni di propaganda anti-comunista ed anti-sovietica, non fosse altro per giustificare i cambiamenti sociali necessari.
Il processo culturale tra la popolazione è più avanti di quanto si pensi. Russia e Cina hanno già eliminato i passaporti per gli abitanti che vivono attorno al confine comune, a cui basta un documento di identità per entrare in Cina e viceversa. Nel video di seguito, una bambina russa ha appena attraversato i fiumi Amur e Ussuri per andare a visitare un mercatino cinese dall’altra parte, dove fare shopping soprattutto di snack e caramelle:
Forti collegamenti con l’esperienza sono ancora presenti nella cosiddetta Generazione X cinese (i nati dalla metà degli anni ’60 ai primi anni ’80) che continuano a riferirsi al paese che confina con il Nord come “Unione Sovietica”, influenzando ancora i più giovani. Nel video di seguito una ragazza cinese nata nel 2003 mostra il certificato di nascita sul quale c’è scritto “Nata in Unione Sovietica” e non in Russia. La nonna, quando ha effettuato la registrazione in Cina, avrà indicato come paese di nascita “Unione Sovietica” e nessuno degli ufficiali cinesi ha pensato fosse il caso di correggere il nome (video di seguito):
A conferma del processo di avvicinamento, anche la arcinota portavoce del Ministero degli Esteri, Maria Zakharova, parla fluentemente il cinese come confermato in questo video. E’ una star dei social network dove viene chiamata la “Sorella Maggiore Za” (扎姐)
E’ chiaro che l’eredità dell’Unione Sovietica e, sebbene le largamente imperfette ed anche molto diverse esperienze, il richiamo comune al marxismo dell’esperienza sovietica in passato e cinese attuale, semplificano un riavvicinamento culturale tra i due paesi anche se per la Russia è necessario ovviamente un altro passaggio: invertire tre decadi di propaganda anti-comunista nel paese, condotta per farsi accettare nei circoli occidentali.
Il cambiamento della dirigenza russa verso l’esperienza sovietica
Grazie ai disastri del Capitalismo introdotto in Russia nel 1991, la popolarità dell’Unione Sovietica nel paese è ancora elevatissima ed in aumento. Stalin, per esempio, è considerato il personaggio più importante della Storia della Russia, nonostante i tentativi di Putin ed altri di far virare il consenso verso personaggi più confacenti ad una svolta liberista del paese, come gli zar. Questa operazione culturale è fallita da tempo e la dirigenza russa l’ha ormai accettato ma ancora il 24 Febbraio 2022 Putin annunciava l’inizio dell’Operazione Speciale in Ucraina criticando Lenin e la sua cessione annessione di territori russi alla nascente Repubblica Socialista Sovietica d’Ucraina.
Nel frattempo i soldati russi entravano in Ucraina sventolando le bandiere rosse, l’anti-fascismo e l’anti-colonialismo sovietico e comunista diventava il collante della risposta di decine di paesi all’arroganza della NATO e dell’Occidente e l’anti-fascismo diventava una parola d’ordine in tutto il mondo, dall’Ucraina alla Palestina, dal Libano agli Stati Uniti. In Russia sulla TV pubblica si discuteva di abolizione del Capitalismo e della vita più dignitosa ai tempi dell’URSS e solo pochi mesi dopo avere avviato le operazioni in Ucraina criticando l’URSS e Lenin, Putin e la dirigenza più ferocemente anti-comunista immaginabile si ritrovano ad inaugurare un sito in cui sventola oltre che la bandiera russa e quella imperiale, una gigantesca bandiera rossa grande come un campo di calcio.
Qualche mese dopo sempre Putin inaugura il Forum di Valdai definendo la Rivoluzione d’Ottobre come una pietra miliare della Storia dell’Umanità. Solo pochi giorni fa, un altro feroce anti-comunista come Dmitrij Medvedev, nelle sale del Cremlino, pronunciava le parole che si vedono nel video di seguito:
“Una nazione ritrova l’unità solo nei momenti difficili. Quando la situazione è facile si verifica una sorta di rilassamento collettivo. Sembra che tutto vada bene e quindi ognuno pensa se stesso. Non bisogna ringraziare nessun altro e così via. Questo porta a conseguenze molto negative. Di solito questo atteggiamento porta addirittura al collasso dello Stato e dopo il collasso dello Stato, sfortunatamente, di solito arriva la guerra. E’ una regola e non si può negare che sia quello che sta succedendo oggi. E la ragione vera per cui è iniziata l’Operazione Militare Speciale alla fine è il collasso dell’Unione Sovietica.”
Secondo Medvedev lo Stato da rimpiangere non è quello che si ha adesso, quello russo, ma la vera forza che proteggeva la popolazione, che scongiurava la guerra era l’Unione Sovietica. E non sfugge la critica all’individualismo, che la base del Capitalismo liberista e la base dell’intera trasformazione russa dal 1991 in poi, che distrugge i paesi ed il richiamo al collettivismo sovietico. E chissà quanto gli deve essere costato pronunciare queste parole dopo tutto quello che è stato.
Al netto del dolore personale di Medvedev e Putin, il processo è in moto. Una integrazione tra Russia e Cina creerà una realtà politica ed economica che diventerebbe presto la maggiore non solo del mondo moderno ma della Storia dell’Umanità. Un eventuale richiamo a fondamenta marxiste, anche di medio termine, metterebbe in modo un meccanismo potenzialmente rivoluzionario.
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