Il massacro di ieri nel campo di Nuserait mostra tutta la disperazione dello stato di Israele, la cui situazione sta diventando insostenibile. Impossibilitata a trovare persino uno solo degli ostaggi, se non morti ed uccisi dai suoi bombardamenti, Tel Aviv ha deciso di superare un altro confine nascondendo soldati armati fino ai denti nei camion degli aiuti umanitari che arrivano ai palestinesi. Non appena scoperti i soldati, che avevano tra di loro anche unità statunitensi, si sono fatti strada a suon di pallottole ed hanno freddato sul posto 247 palestinesi, decine dei quali erano donne e bambini, e persino 3 degli ostaggi che cercavano – tra cui un cittadino USA – prima di riuscire a trovare solo 4 ostaggi su più di 100 che ancora sono in mano ai palestinesi.
Nascondere soldati armati tra gli aiuti umanitari per la popolazione e poi farsi largo a suon di pallottole è un crimine di guerra secondo qualsiasi legge internazionale ma ancora una volta i media occidentali continuano ad ignorarli e giustificare qualsiasi azione, di qualunque efferatezza. Per dare un contesto all’operazione, si tratta della prima liberazione di ostaggi che Israele è riuscita ad effettuare dopo 9 mesi di guerra e 50mila palestinesi morti ed ha ucciso quasi più ostaggi di quanti ne abbia liberati.
L’efferatezza non è casuale. Lo Stato di Israele è sull’orlo del collasso e al governo israeliano serve qualche tipo di successo da presentare non solo all’esterno, ai governi occidentali sempre più in difficoltà, ma anche verso la sua popolazione che ancora ieri notte a migliaia si è riunita a Tel Aviv per chiedere di raggiungere un accordo con i palestinesi, interrompere la guerra e per chiedere le dimissioni del governo. L’operazione a Nuserait segna inoltre l’ingresso ufficiale delle truppe statunitensi nel conflitto e ne fa quindi un obiettivo da parte della Resistenza palestinese. Gli Stati Uniti si erano ritirati da Gaza dopo pochi giorni dall’inizio dell’operazione anche a causa di perdite subite. Ufficialmente vorrebbero restare neutrali con il governo USA che parla sempre e solo di supporto logistico ma l’operazione dell’altro giorno ha visto i soldati USA sparare ai civili palestinesi per aiutare gli israeliani, di fatto li ha fatti diventare nemici. Per questa ragione la Casa Bianca si è affrettata a dichiarare che non c’erano soldati USA nell’operazione, cosa a cui nessuno crede. Del resto, da giorni le perdite USA si moltiplicano e l’altro giorno i palestinesi avevano pubblicato il video di un soldato statunitense ucciso in un agguato della Resistenza.
La partecipazione sempre più attiva dei soldati statunitensi indica lo stato di profonda crisi dello Stato e dell’Esercito israeliano che da giorni fronteggia una rivolta al Nord, dove i soldati di Tel Aviv si rifiutano di combattere perché vengono ormai uccisi a decine da Hezbollah. I media scrivono da giorni che il governo è estremamente preoccupato dal fatto che la milizia libanese stia rifiutando qualsiasi discussione con Israele su una possibile de-escalation. Nonostante le parole bellicose dei suoi rappresentanti, Tel Aviv ha incrementato i messaggi di conciliazione inviati tramite intermediari a Nasrallah ed i suoi, trovando però la porta completamente chiusa. Hezbollah non risponde e non ha alcuna richiesta da fare ad Israele, segnalando che è pronta per una guerra totale contro il suo arci-nemico. Segnalando, soprattutto, che i preparativi per la guerra – che coinvolgerà anche la Siria e probabilmente l’Iran – sono ormai completati e che al Libano non serve nemmeno più prendere tempo con finte discussioni.
Del resto, moltissimi ex-generali e ex-direttori del Mossad da mesi continuano a mettere in guardia il loro governo, mentre gli attuali generali e politici israeliani continuano a mentire sulla situazione. L’ex-direttore del Mossad, Haim Tomer, ha per esempio dichiarato:
“Hezbollah ha una intelligence militare migliore di Israele o almeno non inferiore alla nostra. Hezbollah rappresenta una minaccia che non avremmo mai potuto immaginare e control la quale l’esercito israeliano non ha risposte.”
Sempre Tomer ha affermato che “l’aeronautica israeliana non è più libera di operare in Libano” dopo che Hezbollah ha iniziato ad abbattere i droni più sofisticati posseduti da Israele, di fatto facendo sapere al suo nemico che possiede una contraerea che può usare in caso di una invasione del Libano. Una capacità che Israele non pensava possedesse e che limita fortemente le sue possibilità. Ma Hezbollah non è l’unica ad avere mostrato ad Israele sorprese nonostante 9 mesi di guerra. Da pochi giorni, in coincidenza con l’attacco a Rafah e l’intensificarsi delle operazioni israeliane, i palestinesi sia di Gaza che della Cisgiordania hanno iniziato ad usare missili anti-aerei contro i velivoli di Tel Aviv.
L’attacco verso aerei ed elicotteri israeliani con missili anti-aerei SAM-7 ha costretto i velivoli a fuggire dallo spazio aereo interessato. Sebbene da tempo lo abbia lasciato capire e poi anche mostrato, Israele non pensava che grandi quantità di armi anti-aeree fossero in possesso dei palestinesi che non le hanno usate per 9 mesi in attesa del momento giusto. Questo lascia presagire che i palestinesi possano avere missili anti-aerei più sofisticati e che a breve possa diffondersi un filmato di un aereo o elicottero da guerra israeliano abbattuto dai palestinesi. Sarebbe un disastro mediatico senza precedenti che non solo testimonia che la Resistenza palestinese sia in possesso di armi più sofisticate (sebbene i SAM-7 non siano recenti) ma anche che abbia evitato di usarle per ben 9 mesi e quindi abbia pianificato questa escalation.
Israele non sa più quali armi possano essere in possesso della Resistenza palestinese e di Hezbollah che sta metodicamente distruggendo tutte le installazioni militari israeliane al Nord. Dopo aver attaccato e distrutto la base di Monte Meron, che forniva a Tel Aviv una visione di tutto il territorio di Libano e Siria fino ai confini con la Turchia, la milizia libanese ha iniziato a distruggere tutte le telecamere ed i sistemi di rilevamento israeliani fino ad “accecare” completamente Israele al Nord, nel frattempo facendo evacuare più di 250mila persone. La Fase di 2 di Hezbollah è terminata e la milizia ha iniziato la sua Fase 3 iniziando ad attaccare le installazioni militari e le difese anti-aeree in profondità, fino a 35km all’interno del territorio israeliano. Negli ultimi giorni diverse unità Iron Dome sono state attaccate e distrutte da Hezbollah che, a peggiorare tutto, ha anche diffuso i video degli attacchi. E’ sempre un ex-generale israeliano a lanciare l’allarme, l’ex-generale maggiore Yitzhak Brik:
“Qualcuno deve dire la verità al pubblico sul disastro che ci sarà se andremo in guerra al Nord [contro Hezbollah]. Ogni giorno il nemico lancerà più di 3.000 missili e droni dietro le nostre linee, farà ogni sforzo per attaccare le infrastrutture nazionali e le basi militari e per distruggere lo Stato.
La distruzione dei nostri insediamenti nel Nord non è niente se paragonata alla devastazione che sarebbe causata da una guerra regionale in sei settori contemporaneamente. Tutti quelli che assistono alla distruzione dei nostri insediamenti capiscono bene che non abbiamo difese con i missili ed i droni di Hezbollah”.
Tempo prima sempre l’ex-generale Brik aveva spiegato la situazione in modo più esteso.
Anche il massacro di Nuserait, una operazione con perdite persino tra gli israeliani e che in tutto il mondo sarebbe considerata un fallimento e su cui verrebbe aperta una inchiesta interna, dimostra che Israele non sa più cosa fare. Nonostante i massacri l’iniziativa è ormai passata nella mani della Resistenza palestinese, che sta mostrando di essersi preparata anche per questa fase della guerra, di Hezbollah, dello Yemen e in ultima analisi dell’Iran.
Aiutata dagli USA e dalla NATO che sperava in una vittoria facile, almeno lì a Gaza, Israele non ha più obbiettivi e sta cercando un qualche tipo di vittoria che – ormai le è chiaro – non riuscirà ad avere. Come la NATO in Ucraina, però, non può più fermarsi.
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