Solo pochi anni fa, quando i cittadini greci votarono per rifiutare il piano di salvataggio UE e poi il governo greco si piegò ai diktat di Berlino e Parigi, i leader europei dichiaravano trionfanti che l’Euro, e quindi per estensione la UE stessa, erano “irreversibili”.
Ieri, nel suo discorso di Capodanno agli ungheresi, il presidente Orban ha annunciato che l’Ungheria avvierà quanto prima le procedure per abbandonare l’Unione Europea. La decisione arriva dopo il blocco di circa 22 miliardi di fondi da parte della UE perché Budapest si rifiuta di applicare le sanzioni contro la Russia.
Sebbene Orban abbia motivato la decisione ungherese con una serie di motivazioni puerili, la realtà dei fatti è sempre più semplice e riconduce semplicemente alla convenienza economica. Non sono tanto i 22 miliardi negati al governo ungherese quanto la consapevolezza che l’Unione Europea si sta suicidando per seguire i diktat statunitensi. Non esiste alcuna convenienza economica, politica o sociale per la UE che derivi o possa derivare dalla guerra scatenata dalla NATO contro la Russia e contro la UE stessa. La crisi economica, politica e sociale non farà che acuirsi e il sogno che l’Occidente avrebbe messo in ginocchio Mosca in poche settimane è svanito nel breve volgere di un sospiro.
Se il governo ungherese confermerà la sua scelta la UE si avvierà verso la sua dissoluzione ed il processo di unione inizierà la sua reversibilità, sia perché esiste una realtà che si è dimostrata più forte della UE e dell’Occidente, e cioè quella russa, sia perché la stessa idea di UE si basava appunto sulla scelta irreversibile dei suoi partecipanti. Se così non è, l’Ungheria non sarà l’ultima a valutare la sua convenienza a rimanere in una organizzazione morente.
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