L’ultima offerta della Russia, due segnali ed una rivelazione

L’ultima offerta della Russia, due segnali ed una rivelazione

Alla Russia mancano solo 6 villaggi da liberare per avere il controllo completo sul territorio della Repubblica Popolare di Lughansk. I russi avanzano in tutti i settori e quello che era il più potente esercito in Europa è ormai in rotta, tanto che la NATO – che aveva giurato di non partecipare a questa guerra – sta ormai solo discutendo di come possa entrarvi.

Non è sorprendente che in questa situazione di notevole vantaggio la Russia abbia deciso di fare una ultima offerta alla NATO, quella per scongiurare una guerra più vasta in Europa che distruggerebbe il continente. L’ultima offerta di Mosca è più che ragionevole ed è anzi sorprendentemente moderata, così come lo era il piano di pace che la NATO ha costretto l’Ucraina a rifiutare a Marzo 2022. Ma su quella circostanza ritorneremo più avanti.

In sostanza Mosca chiede che semplicemente si prenda atto della situazione sul campo: non esiste possibilità che i russi cedano i nuovi territori acquisiti e che hanno anche votato per l’adesione alla Federazione Russa. La nuova proposta è quindi quella che viene riassunta dall’immagine che segue:

In questa immagine ci sono i territori che la Russia ha chiesto all’Ucraina per siglare la pace, insieme con l’impegno formale a non aderire mai alla NATO. Una cosa salta subito all’occhio: la richiesta russa non include importanti città russofone che rimarrebbero all’Ucraina, in particolare Kharkiv – la seconda città del paese – Odessa e Nikolayev. Tutte rimarrebbero all’Ucraina insieme con i loro territori. Esattamente come nel piano del Marzo 2022 la Russia non chiedeva alcun territorio a Kiev e tutti – tutti! – i territori dell’Ucraina sarebbero rimasti nello stato ucraino con l’eccezione della Crimea. Era quella una proposta incredibilmente razionale e lo è anche questa che, tra l’altro, non priverebbe l’Ucraina dell’accesso al Mar Nero, un obbiettivo strategico per la Russia che verrebbe non perseguito.

Non sorprende che la NATO non solo abbia rifiutato l’offerta ma che si prepari ad alzare nuovamente la posta, questa volta iniziando a mandare in Ucraina le sue truppe regolari. A Bruxelles sono così stupidi da pensare di riuscire a trovare una soluzione che consenta di far entrare le truppe NATO in piccoli gruppi, in modo che la Russia accetti questa escalation senza ritenerla pericolosa. E’ la classica tattica della boiling frog, la bollitura della rana: come la rana non si cura di piccoli incrementi della temperatura, adattandosi, fino a quando la temperatura diventa così altra che la rana bolle senza esserne accorta, allo stesso modo la NATO pianifica di alzare la tensione in piccole fasi che a Mosca non sembreranno importanti perché penseranno di poterle gestire, fino ad arrivare ad uno stato totale di guerra con la NATO che ha posizionato tutte le sue pedine per avvantaggiarsi sul campo di battaglia.

Naturalmente la Russia non è così stupida ma i partner europei degli Stati Uniti, i veri orchestratori di questa strategia, sono così imbecilli da pensarlo. Non sfuggono per esempio le parole del premier italiano Meloni oggi al G7 che si è spinta da chiedere a Mosca di accettare le “loro condizioni” altrimenti “la costringeranno ad arrendersi”. La Germania, la Francia e ovviamente gli Stati Uniti non potrebbero mai dire una cosa del genere della Russia ma la NATO fa fare queste dichiarazioni bellicose, a suo nome, da parte dei paesi “minori”. Fino a poco tempo fa erano principalmente la Polonia e gli stati baltici ad assumersi la responsabilità di alzare la tensione. E’ sorprendente che oggi l’Italia, uno dei paesi più importanti in Europa, si sia prestato a fare il prossimo step introducendo l’idea che la Russia debba essere costretta ad arrendersi, cosa che si può fare solo combattendo una guerra.

Nota: c’è la possibilità che il traduttore ucraino, e forse anche la traduzione ufficiale, abbia volutamente tradotto in modo errato la dichiarazione della Meloni, come mostrato da questo video.

Prima era toccato al presidente polacco Duda dichiarare ufficialmente che la Russia doveva essere smembrata in circa 200 piccoli stati, le sue unità fondatrici. Doveva essere “decolonizzata”, alzando ancora la tensione e spostando ancora più in là l’asticella: dalla posizione iniziale di vincere la guerra e ritirarsi dai territori ucraini ora la NATO aveva alzato la posta affermando ufficialmente (la Polonia è nella NATO) di volere lo smembramento dello stato russo.

“La Russia, chiamata la ‘prigione delle nazioni’ è una terra che ha più di 200 gruppi etnici, la maggior parte di quali aggiunti attraverso metodi coloniali. Al contrario delle potenze europee, la Russia non è mai stata decolonizzata e rimane il più grande impero del mondo. Dobbiamo dire chiaramente che non c’è posto per il colonialismo nel mondo moderno.”

Si tratta di un’altra escalation pronunciata al “Summit della Pace”, esattamente come quella della Meloni. I paesi minori vengono spinti a pronunciare affermazioni – che la NATO non smentisce né condanna – che dette da loro dovrebbero non suonare come una minaccia ma che spostano la percezione anche da parte del pubblico in Europa e che rappresentano una nuova base di discussione mentre le forze più importanti fanno finta di niente. La tecnica della bollitura della rana, appunto.

Ma se le parole della NATO sono importanti, non lo sono meno quelle di Putin. Il presidente è certamente il più moderato nell’establishment russo. Lo dimostra l’incessante ricerca di un accordo quando i suoi sanno bene, perché lo sanno tutti, che questo non è più possibile. Il rifiuto del piano di pace russo apre la strada verso Kiev per il suo esercito e infatti non è un caso che proprio in questi giorni Stati Uniti e Ucraina abbiano firmato un “accordo di difesa” della capitale ucraina.

Ma nelle ultime settimane, proprio perché la Russia si rende conto che la NATO è così sciocca da non fermarsi – in parte perché ormai l’Europa è in ginocchio economicamente e non ha più interesse nella pace – il presidente russo è diventato insolitamente specifico. Mentre gli occidentali parlano per slogan per ottenere la loro escalation, Putin ha iniziato a lanciare avvertimenti molto specifici e questo soprattutto agli europei. La Russia sta già combattendo quella guerra che la NATO vuole ottenere ed inizia a mandare segnali sul fatto che sia già pronta e che non verrà colta di sorpresa. Questo è un alto segnale di pace, avvertendo i generali ed i politici occidentali che i loro piani sono ben compresi dall’establishment russo che li ha già valutati. Se saranno così pazzi da attuarli davvero, solo morte e distruzioni ne ricaveranno.

Il primo segnale importante è stata la dichiarazione che la Russia si ritiene ora libera di fornire armi ai nemici dei paesi della NATO, non genericamente ma perché li attacchino. E’ una dichiarazione molto forte i cui effetti si vedranno prima in Palestina e Libano ma seguita poi dal movimento della sua marina verso i paesi sudamericani, specie l’ingresso di navi e sottomarini nucleari a l’Havana. Mentre i russi viaggiavano verso Cuba si è creata una situazione strategica nuova con gli Stati Uniti che erano a 6 (SEI) minuti di distanza in caso di attacco russo con missili ipersonici. Solo 6 i minuti che gli Stati Uniti avrebbero avuto per rispondere ad un eventuale attacco russo, attacco che non avrebbero mai potuto impedire. Ad aggiungere significato il fatto che gli Stati Uniti per diversi giorni non siano stati in grado di rintracciare i sottomarini russi nonostante abbiano mandato tutte le loro risorse migliori per monitorarli.

La seconda importante dichiarazione riguarda la consapevolezza da parte della Russia che le armi di precisione con cui la NATO vuole colpire la Russia siano di fatto manovrate dalla NATO:

“Sebbene [il segretario della NATO] sia un civile come me lui sa che le armi di precisione a lunga gittata non possono essere usate senza asset di ricognizione nello spazio. La scelta finale dell’obbiettivo e il suo piano di volo possono essere decise solo da specialisti qualificati basandosi su questi dati di intelligence [dallo spazio]. Per alcune armi, come gli Storm Shadow, queste informazioni possono essere configurati automaticamente, senza la presenza di personale dell’Ucraina. Chi lo fa? Lo fa chi produce i missili e chi li fornisce agli ucraini.

In generale questo può avvenire ed avviene senza l’intervento del personale militare ucraino. Per altre armi, come per esempio gli ATACMS, i dati vengono preparati dall’intelligence [occidentale] e poi sono comunicati al personale militare ucraino che non sa nemmeno cosa inserisce nella configurazione. Questi dati sono preparati da loro, dalla NATO.

Quindi i paesi della NATO, specie nei piccoli paesi, dovrebbero capire con chi hanno a che fare. Dovrebbero ricordare che ci sono paesi con piccole dimensioni territoriali e grande densità della popolazione e questo è un fattore.”

In questa dichiarazione Putin dà molti dettagli importanti. Dice pubblicamente che sarebbe la NATO a scegliere gli obbiettivi di eventuali attacchi nella parte interna della Russia, usando i satelliti per pianificare il volo e la destinazione dell’attacco. L’Ucraina non ne è capace ed in alcuni casi, come quelli degli Storm Shadow, non partecipa nemmeno inserendo i dati manualmente. Questo significa che la risposta della Russia non sarebbe contro l’Ucraina ma contro i paesi della NATO.

Aggiunge che l’Europa, ed in particolare i piccoli stati, hanno una densità della popolazione notevolmente superiore a quella della Russia. Questa dichiarazione, che è una minaccia, va letta bene. Putin intende dire che persino in caso di guerra nucleare il territorio russo è difficile da mettere in ginocchio vista la sua vastità e la sua relativa bassa densità di abitanti. Certo ci sono le grandi città ma ci sono anche le periferie e le campagne e persino in caso di attacco nucleare la Russia potrebbe fare molti più danni attaccando le aree densamente popolate in Europa rispetto a quanto potrebbe fare la NATO. Essenzialmente il presidente russo sta combattendo già la guerra e avverte i militari ed i politici europei ed occidentali che l’idea di mettere in ginocchio il suo paese in modo semplice, con pochi attacchi mirati, è utopia persino i caso di un attacco nucleare.

Ma una dichiarazione ancora più importante è quella con cui Putin avvisa gli europei che gli Stati Uniti hanno già deciso sulla possibilità di condurre una “limitata” guerra anche nucleare in Europa. E’ evidentemente una valutazione dell’intelligence russa che ha determinato che gli USA non sono contrari all’avvio di una guerra nucleare in Europa usando ordigni tattici e non strategici. La valutazione dei russi è che gli Stati Uniti hanno ormai accettato l’eventualità che succeda come probabilmente unico mezzo per fermare l’avanzata russa dopo che i russi avranno liberato Kiev e Leopoli.

C’è però anche un altro messaggio che Putin ha mandato agli europei e qui torniamo alle promesse degli USA all’Ucraina. Secondo il presidente russo l’amministrazione Biden sta convincendo gli europei che in caso di una guerra in Europa, specie se condotta con ordigni nucleari, gli Stati Uniti si precipiterebbero a difendere i loro partner del Vecchio Continente ma non sarà così. Putin ricorda come gli USA abbiano fatto credere per anni all’Ucraina che in caso di attacco russo, sarebbero entrati in guerra a fianco di Kiev per fermare Mosca. Questo però a Febbraio 2022 non è successo, tanto che Zelensky e la sua cricca già a Marzo 2022, resisi conto dell’inganno, volevano fermare la guerra e trovare un accordo.

Allo stesso modo l’amministrazione USA sta di nuovo ingannando Zelensky ed i suoi, firmando delle presunte “garanzie militari” di difesa qualora i russi arrivassero ad attaccare Kiev ma anche in questo caso è un inganno: gli Stati Uniti non faranno nulla di specifico qualora i russi arrivassero a Kiev, abbandonando la città.

Allo stesso modo, dice Putin, l’Europa sta per essere ingannata. Si ritroverà in guerra sicura che gli Stati Uniti interverranno direttamente ma questo non avverrà, nemmeno in caso di uso di armi nucleari tattiche. Stanno ingannando l’establishment europeo come hanno fatto con quello ucraino. Questo dimostra come l’intelligence russa sia ormai convinta che la guerra ci sarà ed è in preparazione da parte della NATO. Queste affermazioni pubbliche del presidente russo servono per far capire ai loro avversari che conoscono perfettamente il loro intento e non verranno colti di sorpresa, un modo per evitare la guerra.

A conferma di questo scenario, le parole del presidente serbo Vucic, secondo cui la guerra tra la NATO e la Russia inizierà tra 3-4 mesi quando la NATO inizierà ad attaccare, con gli F-16, il territorio della Federazione Russa.

“Quanto siamo lontani da questo grande conflitto? Penso che non passeranno più di 3-4 mesi, forse anche prima. […] Noi ci stiamo già preparando facendo scorte di prodotti come petrolio, farina e zucchero.”

Secondo Vucic l’attacco alla Russia avverrà con gli F-16 che decolleranno dagli aeroporti in Polonia e Romania che atterreranno in Ucraina prima di colpire la Russia ma poi torneranno direttamente nei due paesi di origine alla fine della missione. La Russia ha già chiarito che in questo caso avrebbe colpito gli aeroporti da cui le missioni sono partite, anche in altri paesi e anche in paesi NATO.

E’ ovvio che trucchi come questi non inganneranno nessuno ma hanno come obbiettivo quello di far credere al pubblico europeo che non sia stata la NATO ad attaccare la Russia ma quest’ultima, in modo immotivato, abbia attaccato paesi dell’Alleanza.

Leave a Reply

Your email address will not be published.