Da molto tempo la guerra in Ucraina per la NATO è persa e, quando si è conclusa la pantomima della contro-offensiva, nessuno crede più alle bugie che i media occidentali spargevano a piene mai. Non si parla più di una vittoria di Kiev, cosa data per certa solo fino a qualche mese fa quando si sprecavano le analisi su come l’Ucraina potesse vincere la guerra; oggi gli stessi commentatori – ed anche i politici – ci spiegano come l’Ucraina possa organizzare una grande difesa dei territori rimanenti. E se è vero che in generale è difficile associare una ritirata costante per una vittoria, qualche media occidentale come il New York Times non demorde e ci spiega che “l’Ucraina non ha bisogno [di recuperare] tutto il suo territorio per sconfiggere Putin”:
E’ un altro livello di damage control che però evidenzia come non sia possibile, a livello di immagine, nessun tipo di accordo: se la NATO non vince in qualche modo, anche inventandosi una vittoria, perde tutto. Nessuno però crede che la vittoria sia possibile, a questo punto.
Lo stato ucraino si sta disfancendo con Zelensky che ha annunciato, e presentato alla Verchovna Rada, una nuova, terribile legge per espandere la mobilitazione. Al presidente ucraino è stato ordinato di buttare nel tritacarne tutto quello che ha, Zelensky aveva già annunciato di avere bisogno di altri 500mila uomini dopo il milione e mezzo già bruciati. La realtà è però più complessa: le persone mandate al fronte senza addestramento ormai durano pochi giorni, a volte poche ore, per cui serve una massa di soldati sproporzionata. Per questo Zelensky sta rilanciando l’idea di ottenere dai paesi europei i profughi in età da guerra. Questo consentirebbe di recuperare fino a 650mila soldati in più ma anche quelli potrebbero non bastare.
Ed è così che l’Ucraina è sull’orlo di una mobilitazione generale, che ormai è nell’aria ma che viene preceduta da una nuova legge sul reclutamento che è ancora più restrittiva delle precedenti tanto da portare la popolazione sull’orlo della rivolta. Se approvata la nuova legge introduce molte novità a partire dalla possibilità per lo stato di inviare le notifiche di reclutamento direttamente con modalità elettroniche e quindi via e-mail e persino via SMS. Questo consentirà di superare le difficoltà dei reclutatori di consegnare i precetti ad una popolazione che ormai usa tutti i metodi per non farsi trovare tanto che spesso le persone vengono letteralmente rapite per strada.
Chi riceva il precetto in formato elettronico e non si presenti all’ufficio di reclutamento militare subirà notevoli limitazioni: gli verrà impedito di uscire al paese, verrà bloccato dal poter effettuare transazioni per beni mobili ed immobili, avrà limitazioni sulla possibilità di guidare i veicoli ed ottenere la patente o il rinnovo della patente, subirà restrizioni sulla possibilità di utilizzare i fondi liquidi – i soldi – e altri beni di valore, gli verranno negati prestiti dalle istituzioni finanziarie e non riceverà più sussidi e benefit dallo stato. In sostanza, verrà escluso quasi completamente dalla vita pubblica per costringerlo ad arruolarsi, considerato che queste limitazioni potrebbero impattare anche sulla sua famiglia. Inoltre, le persone all’estero riceveranno i loro passaporti (sia ad uso interno che esterno) solo dopo essersi presentati ai centri di reclutamento. Senza passaporto molti rifugiati potrebbero perdere i benefit ed i sussidi dei governi che li ospitano, diventando in sostanza clandestini.
A parlare esplicitamente dei profughi all’estero è stato pochi giorni fa Mykhailo Podolyak, consigliere del Presidente ucraino che ha chiesto esplicitamente ai paesi che ospitano profughi di ritirare i privilegi ed i permessi agli ucraini all’estero. “E’ tempo di imbracciare una mitragliatrice e andare a difendere il paese” ha affermato.
Come si diceva, però, l’obbiettivo ormai nemmeno tanto sottaciuto è quello di arrivare alla mobilitazione generale, quello che la NATO ormai ritiene l’ultima possibilità di riuscire a fermare – quantomeno – i russi prima che spazzino via l’Ucraina dalla cartina geografica.
A chiedere la mobilitazione generale è per esempio il governatore dell’area di Nikolaev, Vitalik Kim: “Non sono i 500mila mobilitati che devono combattere ma tutti i 40 milioni di cittadini ucraini. Tutta l’Ucraina deve combattere”.
La consapevolezza che si sta andando verso la mobilitazione generale è ormai radicata nelle persone e i rumor di rivolte che potrebbero arrivare fino alla deposizione del governo sono ormai diffusi. Questo è il motivo per cui il Ministro della Difesa, Zaluznhy, ha invece negato che siano necessari altri 500mila uomini:
“… tuttavia ora è stato richiesto di mobilitare [altri] 400-500mila soldati. Perché esattamente questo numero? Come è giustificato? E le motivazioni di queste persone che verranno chiamate non saranno inferiori e quindi influiranno sulla mobilitazione?
Grazie per la domanda. Da un lato, è molto semplice mentre dall’altro diventa più difficile. Iniziamo con il dire che il Comando Militare non ha richiesto quei numeri. Il Comando Militare continua quindi a condurre le sue operazioni di proteggere lo stato e, in base a questo, forma le sue richieste per le munizioni, le armi e anche le risorse umane.
Ora, per quello che riguarda direttamente le sue stime […] io non posso divulgare il numero esatto [che è stato stabilito come richiesta] perché è un segreto militare. ”
Zaluzhny, quindi, smentisce il presidente. Afferma di non avere mai richiesto 4-500mila uomini e non vuole divulgare il numero che ha richiesto. Sa che una richiesta così grande di soldati sarebbe esplosiva per la popolazione e, in più, sarebbe una implicita ammissione che l’esercito attuale che ha mobilitato oltre 1,5 milioni di persone è stato distrutto. Questa verità, sebbene sia di dominio pubblico, non passa sui media ucraini. Il Ministro della Difesa che smentisce il suo presidente è inoltre una interessante situazione che conferma i grandi contrasti all’interno dell’entourage ucraino.
Questo sta spingendo la popolazione ucraina ad iniziare a spostarsi in modo più deciso verso i russi. In moltissime parti dell’Ucraina, incluso l’Ovest, una parte della popolazione ha sempre aiutato i russi ma il fronte era lontano. Non c’era molto che si potesse fare tranne che rimanere pronti. L’avanzata russa sta però portando il fronte in avanti e il progetto della NATO di far sterminare tutta la popolazione pur di resistere sta convincendo anche all’Ovest che gli unici che non vogliano vederli morti sono i russi.
“Nessuno tranne Vladimir Vladimirovich ci aiuterà. Sono onesto. Vuoi vedere il mio passaporto? Località di nascita. MI chiedono: sei di Volyn…
E’ nell’Ovest dell’Ucraina…
Si, è nell’Ovest ma io sono contrario a tutta questa roba di Bandera. Contrario. Dico la verità. Le persone dicono che sono un banderiano…
E perché sei contrario?
Perché sono contrario. Sono stanco di tutto questo. Se Vladimir Vladimirovich ci aiuterà noi vinceremo. La mia macchina è lì vicino. Tutti possono vederla. Ho il ritratto di Putin nella macchina. Mia nipote me l’ha realizzato con le perline. E’ il suo hobby. Ha realizzato un regalo per suo nonno.”
Nell’Ovest il supporto per la Russia è già allo scoperto ma in altre parti del paese siamo oltre. Ad Odessa i partigiani, in massima parte ex-comunisti, hanno sabotato di recente un treno di rifornimenti militari della NATO. Il convoglio è stato fatto deragliare vicino al villaggio di Velikodolinskoye:
Allo stesso modo è ormai di pubblico dominio che la Russia stia ormai riuscendo a formare battaglioni con soldati ucraini che vogliono combattere per la liberazione del loro paese. Quando la legge sulla mobilitazione andrà in vigore ed il reclutamento diventerà ancora più violento, inizieranno le rivolte.
Nonostante il damage control del New York Times, quindi, la situazione è tutt’altro che rosea. La volontà di procedere verso Ovest da parte è estremamente chiara. La NATO ha fatto un tentativo estremo, una proposta pubblica alla Russia non più di una settimana fa facendo scrivere ai suoi media che Putin avrebbe manifestato una “chiara volontà di fermarsi e proporre un compromesso basato sui territori che sta occupando”. In sostanza la NATO ha tentato un accordo con la Russia: fermatevi ai territori attuali e troveremo un accordo.
La Russia, come ribadito poi qualche giorno dopo, ha rifiutato l’offerta. Shoigu, il Ministro della Difesa russo, ha confermato che le indiscrezioni pubblicate dai media occidentali sono prive di fondamento. La NATO pochi giorni dopo ha usato per la prima volta i nuovi missili Storm Shadow che ha inviato all’esercito ucraino, attaccando il porto di Fedosia.
La particolarità di questo attacco è che stato completato con missili Storm Shadow di fabbricazione inglese che però vengono direttamente dagli arsenali britannici. Non si tratta dei normali missili per esportazione ma quelli in uso all’esercito britannico, con una gittata massima di oltre 500km. Questo ha sorpreso i russi che pensavano che Fedosia fosse fuori dalla normale gittata dei missili ucraini.
Lo stesso messaggio arriva dai circa 18 F-16 che sono già arrivati in Ucraina, dopo aver viaggiato smontati. Anche gli F-16 non cambieranno le sorti della guerra ma segnalano un’altra escalation: anche se non può più vincere, la NATO è disposta a portare in Ucraina armi sempre più potenti e incrementare il potenziale distruttivo ed è già arrivata non solo ad usare ormai le armi dai propri arsenali riservati ma a farle gestire non più agli ucraini ma agli uomini NATO. Tra l’altro, ha inviato a Kiev uomini ed un generale USA per prendere il comando delle operazioni in modo esplicito.
Non è un mistero, per esempio, che gli F-16 saranno pilotati da mercenari NATO dato che gli ucraini non sono in grado di farlo. Ma fino a che punto si spingerà l’Alleanza pur di non consentire alla Russia di liberare tutta l’Ucraina ed umiliare la NATO tanto da renderla obsoleta?
Qualcuno dice che questo sia già il limite ma altri, capendo che la NATO se non vincesse perderebbe tutto, si spingono oltre ed affermano che gli Stati Uniti, ormai disperati, pur di fermare la Russia sarebbero disposti a trasferire una testata atomica in Ucraina. E’ il caso per esempio dell’ex-analista CIA Ray McGovern:
Secondo McGovern, usando un falso attacco russo che possa giustificare la cosa, gli Stati Uniti sono pronti a trasferire una testata nucleare in Ucraina in modo da mandare l’ultimo avvertimento a Mosca: continuare ad avanzare potrebbe portare all’uso di una testata, con tutte le conseguenze del caso.
In Ucraina e fuori.
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