L’Ucraina non ha mai avuto alcuna chance di vincere la guerra che la NATO le ha fatto combattere contro la Russia, così come non l’aveva la Georgia prima di lei. Riempita però di armi dalla NATO si pensava che avrebbe potuto opporre qualche settimana resistenza mentre le capitali occidentali distruggevano – secondo loro – l’economia della Russia costringendola a ripiegare e ad invocare una pace umiliante per evitare la sua disintegrazione.
Era solo un sogno da parte degli Occidentali e mentre i media europei e statunitensi devono scrivere ogni giorno che “stiamo vincendo” e che la fine della Russia è vicina, la realtà è che Mosca sta portando avanti il suo programma in modo quasi impeccabile. Ormai il Sud dell’Ucraina è perso, il Donbass tutto è ormai stato liberato e mentre Mosca ha usato le sue armi più datate, ha fronteggiato praticamente tutto il meglio dell’equipaggiamento che la NATO poteva fornire all’Ucraina in materia di armi. Così Kiev ormai ha usato i suoi uomini migliori e praticamente tutte le armi più moderne che poteva avere mentre Mosca sta portando ora in Ucraina i suoi armamenti migliori, da usare contro un ormai morente esercito ucraino composto da persone richiamate in fretta e furia alla mobilitazione e spesso inviate senza addestramento, senza armi e con ordini vaghi o addirittura suicidi.
Non è un caso se nelle ultime settimane si moltiplichino non solo le diserzioni e i video di interi battaglioni che si rifiutano di combattere ma anche numerose testimonianze che confermano l’insoddisfazione delle truppe ucraine verso gli armamenti forniti che stanno facendo la figura dei pezzi da museo persino contro le armi russe più vecchie. La situazione è così seria che il Presidente Zelensky ha prima dovuto emanare una legge che proibisse ai soldati di pubblicare giudizi offensivi delle armi occidentali e poi, addirittura, ha dovuto persino diffondere l’ordine ai suoi comandanti di usare con parsimonia i droni turchi TB2 Bayraktar dalle “aree di più pericolose”. Che poi è dove servirebbero di più ma il problema è che i russi li stanno abbattendo come mosche e stanno facendo fare una pessima figura alla Turchia. Presentati come tra i droni più avanzati al mondo e come dei veri game changer nella guerra ed il “terrore delle truppe russe”, in Ucraina non hanno spaventato proprio nessuno e ne sono stati abbattuti così tanti da suscitare l’ira dei turchi.
E così Zelensky deve ordinare di non usare i “potenti” droni nelle aree pericolose per evitare che i turchi si arrabbino e mettano in discussione l’accordo commerciale che avrebbe portato l’Ucraina a produrli con conseguente profitto per Kiev ed i suoi signori della guerra. La summa della guerra della NATO è racchiusa in questa boutade.
Si è capito da tempo che l’Ucraina aveva perso la guerra e Zelensky avrebbe voluto negoziare la pace già pochi giorni dopo l’inizio delle operazioni russe. Le armi occidentali, quelle che avevano reso secondo Kiev l’esercito ucraino il “più potente d’Europa” e che facevano favoleggiare di riconquiste della Crimea e persino di controffensive dentro la Russia stessa, non stavano funzionando nonostante letteralmente stessero piovendo dal cielo. Perso il Donbass, perse le élite dell’esercito tra cui i nazifascisti (quelli addestrati per anni da NATO e Isralieani), e diventato evidente che la NATO ormai non può più perdere, può solo stra-vincere, ormai l’Ucraina può essere considerata persa e difenderla nella sua forma attuale è inutile e controproducente. Di fatto, l’Ucraina ha cessato di esistere nella sua forma precedente il 24 Febbraio 2022 e la NATO l’ha definitivamente annessa alla Polonia, un altro paese cresciuto e nutrito per opporsi militarmente alla Russia che però a questo punto diventa un’altra cosa.
Man mano che le cose andavano male per la NATO in Ucraina salivano di tono le dichiarazioni della Polonia, paese NATO, che già da almeno un mese sta attendendo l’ok per annettere tutta l’Ucraina invadendo quei territori. La NATO ha avuto paura quando sperava che ci potesse ancora essere un’altra soluzione, perché l’ingresso della Polonia in guerra avrebbe significato che la Russia poteva attaccarla e la NATO avrebbe dovuto poi intervenire. Infatti per settimane Varsavia è stata fermata con una soluzione semplice: la NATO le ha comunicato che se avesse invaso l’Ucraina non avrebbe potuto invocare il famoso Articolo 5, quello che costringeva la NATO ad aiutarla.
Ma ora c’è un problema più semplice: l’Ucraina è persa e tutti i paesi del Baltico stanno morendo. Dopo aver interrotto il gas alla Finlandia dopo la richiesta di entra nella NATO, la Russia ha comunicato anche alla Lituania che avrebbe interrotto le forniture e questo non solo in relazione al pagamento in rubli ma anche semplicemente perché tutti i paesi del Baltico hanno ingenti debiti verso i russi, che quindi possono sospendere le forniture semplicemente per mancato pagamento.
I paesi del Baltico sono troppo deboli militarmente per essere davvero un ostacolo per i russi ed economicamente sono in gravissima difficoltà. Il Financial Times ha da poco pubblicato i dati dell’inflazione in Europa:
Estonia – 19%
Lituania – 16,8%
Bulgaria – 14,4%
Repubblica Ceca – 14,2%
Romania – 13,8%
Lettonia – 13%
Polonia – 12,4%
Bastano questi dati per mostrare come i governi di quei paesi saranno i primi ad entrare in crisi strutturale, soprattutto se si considera che solo adesso la Russia sta iniziando ad applicare sanzioni e rispondere alle misure economiche occidentali. Molti di questi paesi sono governati da maggioranze filo-occidentali, spesso con connotati anche nazifascisti (l’ideologia che oggi la NATO ha ribattezzato come la vera ideologia occidentale), ma hanno anche grandi e significative comunità russofone che rappresentano un pericolo qualora i governi ufficiali, ed il paese in generale, andassero in crisi. Sconvolgimenti politici guidati dai partiti comunisti e socialisti non sono da escludere come sta succedendo in questo ore in Moldavia dove il Partito Comunista e quello Socialista hanno annunciato una alleanza per impedire che la Moldavia venga risucchiata nella guerra e comunque per affiancare la popolazione nelle proteste di massa che ci “avverranno in Autunno” a causa della crisi economica. Il partito Shor ha confermato che potrebbe entrare a far parte della coalizione.
L’unico paese più stabile e con la volontà della sua élite di un confronto aperto, anche militare, con la Russia è allora la Polonia. La preparazione per l’ingresso delle sue truppe in Ucraina avviene da settimane. Il presidente polacco Duda già qualche settimana fa aveva dichiarato che “ormai il confine con l’Ucraina non esiste più”, confermando che il suo paese ormai considerava l’Ucraina del Nord un suo territorio di interesse e che Kiev aveva accettato la situazione. Poi, qualche giorno dopo, Varsavia aveva chiarito che “non poteva garantire la restituzione all’Ucraina dei territori eventualmente interessati dalle operazioni di peace-keeping” che sperava di avviare quanto prima, confermato – se fosse stato davvero necessario – che avrebbe annesso quei territori.
Oggi di fatto la Polonia ha annesso l’Ucraina con la firma di un accordo tra Kiev e Varsavia che concede ai polacchi diritti speciali all’interno del paese tra i quali:
- la possibilità di detenere cariche elettive;
- la possibilità per i polacchi di essere nominati alle cariche pubbliche;
- poter occupare posizioni di primo livello nelle aziende ucraine del settore della Difesa, di fatto controllando la Difesa di Kiev;
- ottenere l’accesso a materiale secretato;
- diventare giudici;
- la Polizia polacca avrà la possibilità di operare in Ucraina e dirigere l’ordine pubblico.
Di fatto l’Ucraina diventa un protettorato della Polonia. Con gli ucraini fuori gioco, le élite di Varsavia diventano le uniche che hanno davvero voglia di confrontarsi anche militarmente e del resto da mesi la Polonia alza i toni contro tutti, sentendosi ormai la padrona dell’Est Europa grazie alla convinzione di essere intoccabile da parte della Russia a causa del suo status di paese NATO.
Il delirio di onnipotenza polacco non è nemmeno celato. Solo qualche settimana fa ex-generali polacchi chiedevano la riconquista di Kaliningrad o la sua assegnazione alla Germania, senza curarsi del fatto che nell’enclave di Kaliningrad la Russia avesse di stanza i missili nucleari.
Varsavia ha alzato poi la voce persino con la Germania alla quale viene rimproverato di non rispettare i patti dato che la Polonia aveva consegnato centinaia di vecchi carri armati sovietici all’Ucraina per ottenere da Berlino la sostituzione con i più moderni carri tedeschi che però la Germania non ha mai consegnato dato che non ne avrebbe di disponibili.
Proprio oggi invece, una Polonia fuori controllo ha accusato la Norvegia di fare moltissimi profitti grazie all’aumento del costo del petrolio, ricordando come il fondo sovrano norvegese abbia realizzato almeno 100 miliardi di euro di profitti negli ultimi anni. Secondo il premier polacco Mateus Morawiecki, la Norvegia dovrebbe “condividere con tutti questi profitti”. Siamo al limite degli ultimatum ai paesi limitrofi…
Se la Polonia può fare dichiarazioni assurde come queste è perché qualcuno la sta fomentando, come del resto successo all’Ucraina e prima ancora alla Georgia, facendole forse credere che sarà in grado di estendere i propri limiti territoriali ben al di fuori dell’Ucraina, forse ad interi pezzi del Baltico.
Non è quindi un caso che proprio oggi, mentre Zelensky e Duda firmavano l’annessione dell’Ucraina alla Polonia, almeno due battaglioni di soldati polacchi sono stati segnalati uscire da Kiev e dirigersi verso Pavlograd da dove arriveranno sul fronte della guerra ad Avdeevsky. Non è chiaro se i due battaglioni (quindi fino a 2.000 uomini circa) siano dell’esercito regolare o siano mercenari ma sono equipaggiati con 4 cannoni anti-carro Rapira, veicoli corazzati e auto blindate americane. La Polonia è già il paese europeo con il saldo positivo più ampio tra i contribuiti che invia alla UE e quelli che riceve, circa 7 miliardi di euro.
Ma evidentemente Varsavia è la nuova Kiev e la NATO sta preparando la scena per l’ingresso della Polonia nella guerra sperando nello spauracchio dell’Articolo 5 da un lato ma anche confidando sul fatto che con la Polonia in guerra potrà impostare una campagna di marketing basata sul ricordo degli eventi della II Guerra Mondiale e far scrivere ai suoi media compiacenti e genuflessi, della nuova invasione della Polonia da parte della Russia…
Insomma ora inizia la guerra vera. La NATO non ha alcuna intenzione di tentare una de-escalation ma vuole spingere qualcun altro ad allargare il conflitto, sperando di poter portare armi migliori e che la Russia non voglia uscire dal territorio ucraino per paura di una risposta dell’alleanza.
Del resto già da tempo sappiamo che la NATO ha bisogno di allargare la guerra.
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