L’Iran parla a nuora perché suocera intenda. Cecilia Sala non è certo stata arrestata perché giornalista

L’Iran parla a nuora perché suocera intenda. Cecilia Sala non è certo stata arrestata perché giornalista

Sin dall’inizio dell’affaire Cecilia Sala, o almeno dopo che le trattative riservate hanno dato esito negativo e la situazione è venuta alla luce, i papaveri italiani continuano a sbraitare che la Sala sia stata arrestata per il suo lavoro da giornalista.

E’ ovvio a tutti che non sia così. Se Cecilia Sala, che in una circostanza riportata anche di recente aveva perfino sbottato contro le stereotipizzazioni del ruolo della donna in Iran lamentandosi di ricostruzioni fantasiose, fosse stato un problema per i suoi reportage l’Iran avrebbe potuto arrestarla ben prima di quanto abbia fatto oppure – più semplicemente – impedirle l’ingresso nel paese.

E’ ovvio che chi cerca di accreditare la tesi della giornalista scomoda ha bisogno di far distogliere lo sguardo dalla vera natura di questa situazione che è totalmente politica. Cecilia Sala è stata fermata in Iran a causa dell’arresto – illegale – da parte dell’Italia di Abedini e questo non ha niente a che vedere con il suo lavoro da giornalista.

La domanda da farsi allora sarebbe perché proprio lei. Perché l’Iran, quando avesse voluto arrestare un italiano per ritorsione, non abbia scelto uno delle migliaia di connazionali che vivono e lavorano nel paese o magari non abbia fermato una comitiva di turisti. Perché proprio Sala.

Commentando per la prima volta l’arresto di sua figlia in Iran, la madre di Cecilia Sala ha usato una definizione molto curiosa: lei e tutti loro erano “soldati” ma bisognava fare presto.

Quale madre, commentando l’arresto – supponiamo arbitrario – della figlia giornalista e al massimo della tensione definirebbe lei e tutta la famiglia come “soldati”? E’ interessante. Soldato è una parola importante. Implica fedeltà, comunica che eseguiranno gli ordini impartiti senza discutere e soprattutto annuncia che comprendono la loro missione. Non è esagerato dire che, tra le migliaia di parole che ognuno di noi potrebbe scegliere per descrivere la propria situazione in questo caso, “soldato” sarebbe una delle ultime a cui penseremmo. Se un italiano venisse arrestato illegalmente o arbitrariamente in Francia o in Canada, definirebbe se stesso un “soldato”? Molto improbabile quindi la scelta delle parole è interessante.

Cecilia Sala lavora per Il Foglio, il giornale della CIA in Italia, fondato da una persona che ha ammesso di lavorare per la CIA. Non il solo, certo. Come Il Foglio si mantenga in piedi è spesso un piccolo mistero, considerando le vendite che di per sé (come quelle di tutti gli altri) sono gonfiate e comunque sono minime. Se si considera il suo ruolo è più facile spiegare come sopravviva.

Per capire cosa significhi ammettere di lavorare per la CIA nel panorama dei media e quello che i servizi segreti USA fanno nei media infiltrati non occorre usare una delle migliaia di rivelazioni di giornalisti o ex-uomini dell’intelligence. Lasciamolo descrivere a Clair Danes, attrice della serie Homeland, una delle tantissime serie post-11 Settembre creata per mantenere alto il livello di tensione sui media con la solita bufala del terrorismo islamico.

Invitata ad un popolare talk show statunitense in prime time, la Danes conferma come ogni anno, per rendere lo show più credibile, venga invitata negli “spy camp” che durano una settimana, di solito. Il padre ed il cugino di uno degli sceneggiatori dello show erano della CIA e, una volta in pensione, sono diventati organizzatori degli spy cam per produttori e sceneggiatori. Mentre racconta della storia così divertente, Claire Danes si lascia sfuggire qualcosa che suggerisce al suo intervistatore di chiudere subito l’intervista e passare ad altro (video di seguito):

D: “Qual è la cosa più sorprendente che ti hanno detto essere parte del loro lavoro?”
R: “Beh, ogni anno è differente e il clima è cambiato ma quest’anno l’argomento era soprattutto il conflitto tra l’Amministrazione [il governo] e il mondo dell’intelligence e la comunità dell’intelligence all’improvviso si sta alleando con i giornalisti e di solito non c’è questa differenza che…”

L’host la interrompe subito e passa ad altro. La Danes è stata molto imprudente a parlare di una cosa così importante che aveva sentito dire negli “spy camp”. Homeland è terminato nel 2020 quindi la clip è di qualche anno fa, attorno all’era covid, e la storia ha mostrato quanto forte sia stata questa nuova “alleanza” tra i giornalisti e la comunità dell’intelligence.

Quindi, di nuovo, perché l’Iran ha scelto di fermare proprio Cecilia Sala de Il Foglio?

Un altro indizio ce lo dà un evento di qualche anno fa (foto di seguito). Il compagno di Cecilia Sala è Daniele Rainieri, altro giornalista de Il Foglio. Ma è lo stesso Daniele Raineri che nel Luglio 2014 accompagnò Greta Ramelli e Vanessa Marzullo in Siria passando attraverso il confine turco ? Solo 3 giorni dopo essere arrivate in Siria, per lavorare a favore dei tagliagole jihadisti della NATO, Greta e Vanessa vennero rapite e per la loro liberazione ci vollero circa 9 mesi e un riscatto pagato.

Daniele Raineri, che le aveva accompagnate ad Aleppo, invece non viene toccato. Era lontano qualche chilometro da dove si trovavano le due ragazze ma, racconta, gli viene detto che stavano cercando anche lui. Abbiamo quindi un giornalista che accompagna le persone nelle aree di guerra della NATO e aiuta ad attraversare confini molto movimentati come quello tra Turchia e Siria nel 2014/5, quando Aleppo è ancora sotto il controllo dei mercenari della NATO.

Di nuovo, perché l’Iran ha deciso di arrestare Cecilia Sala invece che un altro – magari più ricco – italiano, magari un imprenditore o qualcuno del genere, pur avendone a migliaia pronti in Iran?

Probabilmente l’Iran parla a nuora perché suocera intenda.

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