Quello che emerge nelle ultime settimane in Israele è scandaloso e rivela una strategia globale pensata nei minimi dettagli per usare il paese mediorientale come cavia e per legittimare la strategia covid19 in tutto il mondo. Con raccapriccio gli israeliani stanno scoprendo dettagli su quanto è successo a partire dal 2020 e su una coordinata strategia che ha portato Tel Aviv, di concerto con gli altri governi e con la Pfizer, ad ingannare l’intera popolazione mondiale. L’obbiettivo ovviamente non era la prevenzione dal covid19, malattia che sappiamo essere paragonabile all’influenza, ma creare un sistema complesso per approvare modifiche sostanziali e de-facto nello stile di vita e dei diritti dei paesi occidentali e non. Una strategia che sarebbe poi servita per la successiva guerra in Ucraina.
Da diverse settimane Israele è scossa da uno scandalo dopo l’altro circa la sua gestione del covid19, con decine di documenti riservati che arrivano alla stampa ed su Internet e dipingono un quadro fosco di quanto successo nel paese nel 2020 e 2021, cosa ancora più grave se si pensa che “i dati di Israele” sono stati usati decine di volte per giustificare misure ed avallare politiche anti-covid, in una sorta di catena concertata da istituzioni, governo israeliano e Pfizer.
Qualche mese è stata diffusa una presentazione tenuta al Ministero della Sanità nella quale il prof. Mati Berkowitz avverte il Ministero del fatto che le parole usate nella comunicazione relativa ai farmaci impropriamente chiamati vaccini, in particolare quello di Pfizer, deve essere accuratamente progettata per evitare le cause legali dovute ai tanti effetti collaterali che si sapeva già che si stavano manifestando perché il Ministero aveva condotto una indagine ed aveva rilevato tantissimi effetti collaterali, molti dei quali gravi e molti dei quali non menzionati nemmeno da Pfizer. Essenzialmente il prof. Berkowitz sta consigliando il Ministero su come costringere le persone ad assumere il farmaco evitando le cause legali che deriveranno dai gravi effetti collaterali, cioè come ingannare il pubblico israeliano per costringerlo ad assumere il farmaco ma impedire di sommergere poi il governo di cause legali:
“Qui dobbiamo davvero pensare in termini “medico-legali”. Perché “medico-legali”? Perché ci sono stati molti effetti collaterali e noi abbiamo detto: ‘Ok, si, esistono e ne abbiamo i report ma nonostante questo vaccinatevi lo stesso’. Voglio dire, dobbiamo pensare a come scriverlo e come presentarlo correttamente in modo che non ci siano poi delle cause legali che dicano: ‘Aspettate, aspettate, ci avevate detto che tutto sarebbe passato e saremmo guariti e potevamo essere vaccinati e ora guardate cosa mi è successo! Gli effetti collaterali continuano!’.
“I termini medico-legali, inoltre, prima che ci precipitiamo, Emilia, dobbiamo pensarci bene prima di precipitarci.”. Il prof. Berkowitz era stato scelto dal Ministero della Sanità per affermare, come parte di un team di esperti, che gli effetti collaterali erano stati valutati ed erano risultati insignificanti, nonostante la valutazione fatta in un periodo di tempo molto breve (6 mesi) e solo sul 15% della popolazione israeliana.
I risultati degli studi erano già molto preoccupanti e rivelavano effetti collaterali sistematici e prolungati, alcuni dei quali nemmeno citati da Pfizer nei sui documenti. Effetti collaterali molto gravi come disordini neurologici e mestruali o danni neurologici. E, di più, alcuni duravano molte settimane, a volte mesi e in alcune circostanze più di un anno. La parte più grave era il ripresentarsi degli stessi effetti collaterali in presenza di più dosi, un fenomeno che i ricercatori usano per stabilire una connessione causale con il vaccino.
“Ma devo dire una cosa… ascolta, prima di tutto di nuovo, una delle cose più significative qui è il ‘re-challenge’. Noi medici sappiamo che c’è la ‘Classificazione Naranjo’…”. La classificazione Naranjo è la scala di probabilità del verificarsi degli effetti collaterali. Secondo questa classificazione quando quando c’è un effetto collaterale che ricompare con una nuova somministrazione del farmaco, ne aumenta l’incidenza e la connessione con il farmaco deve passare da “possibile” a “accertata, significativa”.
Nonostante queste prove e la preoccupazione dei ricercatori, invece che bloccare la somministrazione del vaccino, il Ministero della Sanità israeliano pubblicava un resoconto che affermava che non ci fossero novità, nessuna indicazione nuova o negativa e tutto era secondo le previsioni con effetti collaterali non significativi. Subito dopo autorizzava il farmaco anche per i bambini.
In sostanza il governo israeliano studiava una strategia per creare una campagna di comunicazione che costringesse i suoi cittadini a vaccinarsi ma usando dei termini che consentissero poi al governo stesso (ed alla Pfizer) di evitare le cause legali dovute agli effetti collaterali gravi che il Ministero sapeva già si sarebbero verificati, negandone pubblicamente l’esistenza.
Decine di paesi, inclusa la FDA, hanno usato i dati così taroccati da Israele per approvare e confermare le politiche anti-covid e la sicurezza dei farmaci. La FDA ha più volte citato i dati di Israele come ragione per cui poteva approvare l’uso dei farmaci di Pfizer, nonostante i dati di Israele fossero alterati ed il paese studiasse una strategia per non farsi citare in giudizio dopo il verificarsi degli effetti collaterali.
Una situazione paradossale ed incredibile. Un inganno globale che sarà ancora più palese nella parte 2.
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