Il generale libanese Abbas Ibrahim, una delle persone che sta lavorando per una tregua a Gaza, ha dichiarato: “siamo alle ultime ore prima che venga annunciata una tregua per Gaza”.
Vedremo se la cosa si concretizzerà ma certamente la richiesta di un cessate il fuoco di almeno 3 giorni da parte degli USA indica che le operazioni non stanno andando come sperato, così come la dichiarazione di oggi sull’opposizione degli USA alla pulizia etnica di Gaza.
Sono segnali che confermano che Israele sia in difficoltà. Le trionfalistiche previsioni dei giorni successivi al 7 Ottobre hanno dovuto lasciare il passo alla realtà dei fatti. Israele continua a perdere decine di carri armati ed altri veicoli al giorno e da 4 giorni non avanza. Ogni volta che cerca di guadagnare terreno capisce di essere finita in una imboscata e deve retrocedere. Sono già 33 gli ufficiali di altro rango morti nell’operazione a Gaza e questo dà la misura di quanti soldati semplici stiano morendo.
I soldati israeliani non si avventurano a piedi tra le macerie di Gaza e questo espone i veicoli agli attacchi dei miliziani palestinesi che però, colpendone solo uno, feriscono o uccidono molti soldati. Si diceva che Israele possedesse più di 1.000 carri armati ma dopo nemmeno 30gg di guerra le informazioni parlano della necessità di rimettere in servizio molti vecchi Merkava 3 che avrebbe dovuto dismettere. Questi veicoli sono di molto inferiori ai più recenti Merkava 4 e la sola possibilità che possano essere rimessi in servizio significa che a Gaza la situazione non è meno rosea del previsto ma addirittura drammatica. Da qui la possibile sospensione dell’attacco per decidere cosa fare.
La NATO si avvia verso un’altra catastrofe militare dopo la sconfitta in Ucraina ma il fallimento della guerra israeliana è un colpo di immagine ancora peggiore della disfatta di Kiev perché in quel caso si trattava di combattere contro la Russia mentre in questo Israele sta fronteggiando solo dei miliziani che combattono all’interno di una enclave isolata dal mondo.
Alcune analisi hanno verificato che l’avanzata di Tel Aviv a Gaza è addirittura insignificante:
Come si vede nell’immagine le aree a nord della Striscia che sono state occupate dall’esercito israeliano non sono aree urbane ma spesso aree agricole che i palestinesi hanno lasciato per attendere gli israeliani nelle aree urbane. Nonostante un impiego di mezzi importante, però, Tel Aviv non è riuscita ad ottenere nulla di significativo e questo è ciò che sta attanagliando i generali della NATO.
Dopo quasi un mese di attacchi selvaggi quello che Israele ha in mano è meno di niente. Ha devastato la Striscia di Gaza, ucciso migliaia di palestinesi ma non ha ottenuto alcun risultato da poter sbandierare. La capacità militare dei palestinesi è intatta, le perdite israeliane sono enormi sia un uomini che mezzi, gli ostaggi non sono stati liberati, l’Economia israeliana affonda e la Cisgiordania sembra essere sull’orlo di una rivolta che sarebbe drammatica per Israele.
Questo senza che i veri nemici di Israele, quelli meglio armati, siano ancora stati coinvolti. A questo punto una tregua sembra inevitabile per cercare innanzitutto di far liberare gli ostaggi e portare a casa un risultato che Netanyahu e i suoi possano vendere al loro pubblico.
Il numero e la concentrazione dei mezzi che Israele sta usando è ben visibile nei video diffusi dai palestinesi:
E’ particolarmente negativo che i palestinesi siano in grado di attaccare queste larghe concentrazioni di mezzi da molto vicino, distruggendone decine al giorno. I miliziani di Gaza affermano di averne già distrutti 136 ad oggi, cosa che significherebbe che Israele ha già perso una quota importante dei suoi carri armati in meno di un mese di guerra.
La mappa che segue mostra bene quanto lontani siano ancora gli israeliani da qualsiasi guadagno significativo e persino dalle zone più pericolose di Gaza:
I militari israeliani non possono usare troppi mezzi a Gaza perché minacciati a Nord ed a Sud dalle forze di altri paesi. Hezbollah ha già distrutto decine di mezzi israeliani ed ha già confermato che il suo compito attuale è quello di tenere impegnate molte forze a Nord per allentare l’attacco su Gaza. Da qualche giorno alle minacce dal Libano si sono aggiunte quelle da Sud, dallo Yemen. Gli yemeniti da oltre una settimana stanno attaccando costantemente Israele e solo lo scudo composto da paesi come l’Arabia Saudita stanno impedendo ad Israele di andare in difficoltà da Sud sebbene molti rumor indicano che alcuni di questi attacchi siano andati a buon fine.
Gli yemeniti, dal canto loro, proprio oggi hanno confermato di avere abbattuto un drone statunitense MQ9, un drone avanzato dal costo di circa 32 milioni di dollari al pezzo.
Sebbene non sia il primo MQ9 abbattuto dallo Yemen, l’esercito yemenita continua a mostrare capacità tecnologiche importanti che mettono in pericolo persino gli asset degli Stati Uniti. L’idea che la tecnologia NATO sia superiore anche a paesi come Libano, Yemen per non parlare dell’Iran è oggi smentita dai fatti ma questo potrebbe rendere impraticabile l’idea di allargare il conflitto e persino non certa la capacità USA di proteggere Israele qualora ce ne fosse davvero bisogno.
Lo show di forza che gli Stati Uniti hanno fatto portando alcune portaerei nel Mediterraneo potrebbe essere stato appunto solo uno show e paesi non considerati militarmente avanzati potrebbero oggi rappresentare comunque una minaccia, specie se alleati fra di loro.
Di oggi anche la notizia, rilanciata dall’agenzia Ruters, che la Russia potrebbe avere fornito ad Hezbollah missili anti-nave avanzati per il confronto con le portaerei USA. Hezbollah già durante la guerra del 2006 aveva mostrato di possedere missili C-801 anti-nave cinesi e quindi non è inverosimile che i russi, per vendicarsi della NATO che ha armato l’Ucraina, possa avere fornito ad Hezbollah missili ancora più avanzati.
Vedremo nei prossimi giorni se effettivamente prenderà corpo l’ipotesi del cessate il fuoco ventilata da Ibrahim, dove “nelle prossime ore” si deve intendere come un periodo anche di 1-2 giorni, ma certamente oggi Israele ne avrebbe grande bisogno. L’idea che possa continuare come sta facendo è risibile e, se è vero che fermare la guerra a questo punto sarebbe una catastrofe a livello di immagine, continuarla senza alcuna certezza potrebbe rivelarsi ancora più disastroso.
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