Il governo israeliano, senza alcun obbiettivo raggiunto dopo quasi 3 mesi di guerra sanguinaria, è stato costretto ad ammettere che l’idea della superiorità dell’esercito israeliano sulle milizie palestinesi è un concetto morto e sepolto. Nonostante una guerra senza quartiere, l’idea che quello che doveva essere il II o III esercito più potente al mondo, avrebbe regolato in breve tempo le milizie palestinesi immensamente meno forti è una illusione svanita in pochissimo tempo.
Questa era anche la promessa fatta alla società israeliana che aveva anche combattuto guerre, persino perdendole con quella in Libano nel 2006, ma tutte di breve durata e i sacrifici della società israeliana erano sempre stati limitati. Il governo israeliano, che non può assolutamente uscire sconfitto da questa guerra che per lui è esistenziale e non solo per il governo ma per lo stato israeliano in senso lato, ha oggi annunciato e fatto scrivere ai giornali che la guerra durerà “ancora molto, almeno un anno”. Questa ammissione realista null’altro è che la presa di coscienza di avere completamente sottovalutato le capacità delle milizie palestinesi e la determinazione del popolo di Gaza che, nonostante il massacro, è sempre convintamente schierato con la Resistenza. L’idea di Israele di provocare una strage immane tra la popolazione locale per costringere la Resistenza ad arrendersi sotto la pressione dei massacri e di una popolazione esausta si è rivelata perdente.
Iniziano a vedersi invece segnali chiari dello sfaldamento della società israeliana. Non solo gli ostaggi, quasi tutti convintamente schierati con i loro rapitori quando liberi, ma anche segnali di cedimento a vari livelli dell’intero apparato statale israeliano. C’è solo da chiedersi quale parte stia tenendo e non è un caso se il Presidente della Repubblica Herzog qualche giorno fa abbia chiesto alla società israeliana di “rimanere unita”:
Il nemico gioisce quando siamo divisi. Io chiedo alla leadership [israeliana] di interrompere subito le manifestazioni
Il fronte interno si sta infatti spaccando con rivolte a tutti i livelli, anche nella popolazione comune, schiacciata non solo dai problemi economici che la guerra – ed in particolare il blocco delle consegne delle merci e i loro prezzi in crescita – stanno portando ma anche il problema dei tantissimi morti tra i soldati israeliani che sta devastando le famiglie.
Ci sono le proteste dei familiari degli ostaggi che sempre di più capiscono che per Israele i loro cari sono un problema e che sarebbero tutti più contenti se morissero. Ci sono le rivolte dai militari che capiscono che la guerra è ormai persa e che sanno che, continuandola, il governo israeliano sta mettendo in pericolo l’esistenza stessa del paese. Ad esempio, l’ex-Capo di Stato Maggiore Dan Halutz ha dichiarato oggi a Canale 7:
Abbiamo perso la guerra contro Hamas e ora l’unica vittoria che possiamo ottenere è liberarci di Netanyahu
Non è il solo. Le rivolte dell’apparato militare avvengono a tutti i livelli, in particolare tra i soldati che si rifiutano di andare a combattere o si rifiutano di completare alcune missioni assegnate dai loro superiori. Cosa anche comprensibile se si considera l’enorme numero di perdite. La Brigata Golani, l’elite delle elite militari israeliani (corrispondono ai Marines statunitensi) sono state di recente ritirate da Gaza a causa delle ingenti perdite, attorno al 40% degli uomini, che la rendevano incapace di continuare a combattere. Una vera e propria umiliazione per l’esercito israeliano che però ora deve confrontarsi con le proteste delle persone comuni. Proprio un componente della Golani, abituato ad essere trattato come eroe nazionale, ha sperimentato come la popolazione normale stia recependo la guerra nonostante la censura che blocca molte notizie sconvenienti. Ad un semplice incrocio, solo pochi giorni fa il 23 Dicembre, il militare incontra una signora:
“Signora: Vergognati!
Militare: Stiamo combattendo per lo stato!
S: I tuoi genitori hanno fallito con te. Il sangue ebreo viene versato a Gaza. Di chi è la colpa? Conta i morti
M: Io e mi colleghi siamo della Golani! Abbiamo perso tutti i nostri amici. Vuoi venire [a Gaza] e controllare di persona?
S: Quante persone innocenti hai ucciso in questa guerra? Quante?
M: Dio mio! Non ti vergogni?
S: Chi ha ucciso 3 ostaggi [soldati ostaggio]? Sei andato lì ad uccidere, vero? Sei andato lì per uccidere, uccidere, uccidere ed uccidere. Ecco cosa ti piace fare.
M: [rivolto ad un’altra persona] Questa donna sta accusando i soldati della Golani. Noi siamo quelli che hanno sacrificato le loro vite per gli ostaggi! Ora siamo quelli che hanno ucciso gli ostaggi. […] Si, la Golani ha distrutto lo Stato? Non ti vergogni? Senza la Golani tu non avresti uno Stato!”
Tutto questo si somma alla crisi economica che sta attanagliando il paese. Molte attività sono in crisi a causa della mancanza di lavoratori, spesso richiamati nell’esercito, il turismo è ovviamente più che fermo e le attività degli yemeniti di Ansarallah stanno bloccando migliaia di tonnellate di rifornimenti destinati ad Israele che sta iniziando ad avvertire la scarsità anche del cibo. E a questo si aggiunge una voce che per adesso stanno rilanciando alcuni media israeliani: Tel Aviv sarebbe subendo sanzioni non dichiarate da parte della Cina che sta iniziando a rendere difficile l’arrivo nel paese dei suoi prodotti ed in particolare dei prodotti ad alta tecnologia che spesso servono non solo nelle attività commerciali ma anche ai militari.
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