Di qualche giorno fa l’ultima escalation degli Stati Uniti in Ucraina, quando due basi russe – su territorio russo – sono state attaccate con dei missili ATACMS a corto raggio, un’arma che la NATO non aveva indicato aver fornito a Kiev. Questa è di per sé una novità: di solito l’uso di armi più sofisticate veniva prima annunciato – sebbene le armi fossero già state consegnate – e poi usate ben prima di quanto previsto. Per i missili ATACMS invece l’annuncio non è mai arrivato.
Non che faccia molta differenza: i russi sanno ben prima cosa gli Ucraini andranno ad usare. E non ha fatto comunque molta differenza, sebbene di questo si parlerà dopo. E’ il significato che invece va interpretato: si tratta di un attacco diretto con armi statunitensi al territorio russo. Probabilmente la prima volta che armi pesanti prodotte dagli Stati Uniti colpiscono il territorio della Federazione Russa e questo ha un alto valore simbolico, sebbene l’attacco in sé non sia stato particolarmente efficace pur avendo sortito degli effetti.
E la risposta della Russia non si è fatta attendere. Putin ha prima rilasciato una dichiarazione molto importante e diretta:
“Loro [gli Stati Uniti] hanno appena spostato 2 gruppi di attacco aereo nel Mare Mediterraneo. Voglio dire… e quello che sto per dire e di cui vi informerò non è una minaccia… ma su mia richiesta le Forze Aerospaziali Russe stanno per iniziare pattugliamenti ricorrenti nella zona neutrale dello spazio aereo del Mar Nero. Ci saranno i nostri aerei Mig-31 armati con i missili Kinzhal, che hanno una portata di oltre 1.000km alla velocità di Mach-9.”
Quello che Putin ha appena detto è che la Russia potrebbe vendicarsi degli attacchi su suolo russo colpendo anche le portaerei statunitensi nel Mediterraneo direttamente dal Mar Nero. Lo ha fatto per mandare un messaggio da Israele ed USA che vedono nella presenza delle due portaerei la garanzia della vittoria di una eventuale guerra aperta in Medio Oriente, una guerra che coinvolga anche Libano e magari l’Iran. Se la Russia togliesse di mezzo, senza nemmeno avvicinarsi, le due navi probabilmente la vittoria degli Stati Uniti sarebbe impossibile.
Anche se la minaccia sembra diretta è tuttavia più probabile che Putin abbia mandato un altro messaggio e cioè che sia pronto a fornire anche le armi più avanzate che la Russia possiede (ad esempio, i missili Kinzhal che non sono intercettabili da nessun sistema contraereo occidentale) agli eventuali avversari degli Stati Uniti, esattamente come gli USA hanno fatto in Ucraina. Il Libano non ha aviazione ma cosa succederebbe, ad esempio, se la Siria fosse in grado di attaccare le due navi con missili Kinzhal? O se lo facesse qualche altro paese arabo? Anche se Putin dice che le sue parole non sono una minaccia la realtà dei fatti è evidente: sono una minaccia diretta agli Stati Uniti e forse il consiglio a non farsi coinvolgere nella guerra tra Israele e paesi arabi.
Con le sue posizioni in Siria e l’uso del Mar Nero, la Russia può raggiungere praticamente tutto il Mediterraneo fino oltre l’Italia:
Ancora più diretto però è un altro messaggio e cioè quello diffuso in Cina. Putin è in Cina per partecipare agli eventi della Via della Seta cinese:
Come si vede, Putin è accompagnato da due ufficiali di alto rango della Marina russa, cosa non inusuale, mentre è ben inusuale che si faccia vedere mentre entra nella sala con le due valigette nucleari dietro di lui, inclusa la famosa Cheget.
Questo è certamente un messaggio che la Russia ha inviato agli Stati Uniti: l’allerta nucleare è ai massimi livelli tanto che Putin mostra di essere pronto ad operare anche all’interno di consessi internazionali, e l’uso di armi nucleari – certamente in risposta ad eventuali lanci da parte USA perché questo prevede la dottrina nucleare russa – non è più una eventualità remota ma considerata in modo molto attento.
La Russia ha quindi segnalato agli Stati Uniti che hanno raggiunto il punto di non ritorno. Una ulteriore escalation aprirà la strada ad una risposta russa diretta, non indiretta. La pazienza è finita.
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