Non leggerete queste notizie sui media occidentali perché il grande fermento della società iraniana non interessa. Quello che interessava agli occidentali è ottenere un colpo di stato in Iran per bloccare l’ascesa di un paese che, tra mille contraddizioni, è diventato uno dei paesi più moderni dell’intera regione, se non il più moderno. Bene hanno fatto qualche mese fa gli iraniani a prendere le distanze dal tentativo di rivoluzione colorata quando si sono resi conto, soprattutto i giovani, che le loro proteste venivano usate da elementi esterni armati – letteralmente – dagli occidentali per ottenere un colpo di stato.
Rifiutandosi di partecipare al tentativo di golpe, gli iraniani hanno rimesso il loro futuro nelle loro mani e sono riusciti a non cadere preda dell’ennesima sceneggiata degli occidentali che miravano solo a bloccare la modernizzazione del paese e sfruttarne le immense risorse.
Nelle ultime settimane la giusta lotta delle donne e dei giovani ha registrato due potenziali successi attraverso due iniziative di legge presentate dallo stesso governo di Teheran che tengono chiaramente conto delle spinte che sono arrivate dalla popolazione. Ed è significativo che a proporre queste modifiche sia proprio il governo.
La prima riforma arriva con la nuova legge sull’hijab, quello che gli occidentali hanno tentato di far passare come il simbolo delle proteste. L’obbligo di indossare l’hijab, largamente disatteso dalla popolazione femminile iraniana specie nei grandi centri, non decade dato che viene considerato importante dagli elementi più religiosi del paese ma la nuova legge del governo ha fatto infuriare gli ambienti più conservatori. Se in teoria riafferma l’obbligo di indossare il velo la realtà della legge è una complessiva depenalizzazione del reato sia nella parte delle sanzioni (viene ribadito tutto un inter di sanzioni amministrative che prevedono multe, la confisca dell’auto, poi la chiusura temporanea dell’attività ed infine come ultimo passo l’apertura di un vero procedimento) sia nella parte dell’accertamento.
Un interessante articolo infatti vieta a chiunque di richiamare verbalmente, insultare, picchiare, attaccare o violare la privacy di una donna che non porti l’hijab, di fatto rendendo molto difficile denunciare o accertare il reato. La nuova legge, che giova ripetere sia stata presentata dal governo iraniano, ha scatenato le proteste dei gruppi religiosi più conservatori perché di fatto rende l’hijab una norma di fatto solo sulla carta. I gruppi contrari alla legge sottolineano come le multe e il modo di cui di fatto viene considerata l’infrazione della norma non “faranno in modo che le donne ci pensino prima di disattendere la legge sul velo”. Alla fine dalla versione finale della legge sono state anche rimosse le sanzioni che prevedono la chiusura dell’attività e il blocco del conto bancario, di fatto rendendo la legge una scatola vuota tanto che i conservatori più oltranzisti si chiedono: “è una legge fatta per proteggere l’uso dell’hijab o per proteggere chi non lo usa?”.
Il percorso legislativo non è ancora concluso ma tutti i poteri che dovevano esaminare ed approvare la legge lo hanno fatto. Rimangono quindi il Parlamento e il Consiglio dei Guardiani della Rivoluzione ma nessuno scommette che ci saranno particolari cambiamenti.
(Nell’immagine, l’Iran moderno: ad una mostra d’arte a Teheran donne con diverse sensibilità verso la religione si incontrano e convivono senza difficoltà e rispettandosi. Come si vede, l’obbligo dell’hijab è largamente disatteso)
Ancora più importante un altro disegno di legge che ha proposto ancora il governo iraniano, riprendendo una iniziativa partita dopo le proteste del 2018 ma che poi si era arenata. La nuova legge estenderà il diritto di protesta e di organizzazione di manifestazioni. Espanderà, non restringerà. Il testo dice letteralmente che “è necessario consentire alle persone di manifestare la loro protesta al contempo mantenendo la sicurezza e la calma”.
Il disegno di legge aggiunge anche che “le proteste dei cittadini e le loro richieste devono essere ascoltate e le proteste e le manifestazioni pubbliche devono essere incoraggiate. In questo senso, le autorità devono tenere conto della dimensione della manifestazione, del suo oggetto e meccanismi con cui si possano tenere manifestazioni pacifiche devono essere presi in considerazione”.
Nel silenzio occidentale, il governo iraniano sta quindi riconoscendo il merito ed i diritti dei giovani e questi ultimi stanno spingendo il loro paese verso la modernità dopo aver affondato la rivoluzione colorata occidentale. La loro pressione e protesta spingerà l’Iran verso una maggiore secolarizzazione. Dal canto nostro non ci si può che augurare un ridimensionamento dell’importanza degli elementi più conservatori ma è anche importante che questi cambiamenti vengano gestiti e governati dagli iraniani e non da un gruppo di potere occidentale che vuole destabilizzare un nemico per motivi economici e politici.
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