Lo scorso Maggio, per alleviare la crisi dovuta alle sanzioni russe e la dipendenza dal greggio russo, il Tesoro USA aveva siglato un accordo con il Venezuela chiamato per brevità oil-for-debt, nel quale in sostanza Caracas poteva riprendere le consegne di petrolio all’Europa, ed in particolare verso l’Italia (ENI) e Spagna (Repsol), e queste consegne sarebbero andate a ridurre il debito di PDVSA.
Si trattata di un metodo coloniale e brutale per appropriarsi del petrolio venezuelano senza nemmeno pagare e senza consentire al Venezuela di venderlo sul mercato. Caracas ha però segnalato ad ENI e Repsol che da Agosto non consegnerà più petrolio ai due colossi europei a meno che questi ultimi non forniscano in cambio soldi o almeno benzina. Le raffinerie venezuelane, a causa delle sanzioni illegali dell’occidente, ha moltissimo petrolio ma non riesce a raffinarlo non potendo comprare sul mercato i prodotti chimici e le componenti tecnologiche necessarie per far funzionare le raffinerie interne.
Il rifiuto del Venezuela, che ha capito le grandissime difficoltà dell’Occidente soprattutto mentre si va verso l’Inverno, è destinato a creare altri problemi alla NATO che ormai si prepara ad un Autunno ed un Inverno da MedioEvo. C’è “zero interesse” a continuare con questo tipo di accordi, ha confermato Caracas.
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