Secondo l’analista militare cinese Zhu Shufang la Cina ha riaperto i depositi militari dello Xinjiang per rimettere in servizio le armi custodite in quella provincia che, in massima parte, sono armamenti derivati dalle controparti sovietiche e quindi di facile utilizzo per i russi. Secondo Shufang altri rappresentanti militari russi si sono incontrati in Cina con i loro omologhi ed hanno parlato in particolare della fornitura di obici da 152-mm PLZ-05, analoghi ai sistemi russi 2S19, e sistemi missilistici AR1A MRLS, analoghi agli Smerch russi.
Secondo Shufang non è un caso che i depositi aperti siano quelli della provincia dello Xinjiang perché il confine russo non è lontano ed il trasferimento potrebbe essere semplice ed efficace.
E’ chiaro che la Russia non ha bisogno di sostegno militare, che sia quello dell’Iran o della Cina. Quello che Pechino invierebbe, se fornisse direttamente armi alla Russia, sarebbe una fortissima dichiarazione politica all’Occidente. Una mossa che potrebbe persino precedere l’ingresso diretto in guerra a fianco di Mosca.
E’ di pochi giorni fa la visita ufficiale di uno dei consiglieri per la Politica Estera del governo cinese, Wang Yi, che non a caso è arrivato a Mosca nel giorno dell’anniversario dell’inizio delle operazioni militari in Ucraina, una visita più che significativa e simbolica. Così come lo sono state le sue parole che confermano che Russia e Cina stanno procedendo insieme e in modo sincronizzato con le attività necessarie per lo smantellamento del mondo unipolare dominato dall’Occidente.
Ma particolarmente significative sono state anche le parole di Lukashenko, presidente bielorusso, durante la visita ufficiale in Cina che è stata organizzata solo qualche giorno dopo. Lukashenko ha proposto ai cinesi di “unificare le politiche industriali di Russia, Cina e Bielorussia”, creando di fatto un sistema economico unico.
“Vogliamo discutere seriamente con voi circa la nostra comune politica industriale. Di recente, abbiamo deciso con la Russia che i nostri due paesi unifichino le loro politiche industriali. Perché non aggiungere anche la Cina? Iniziamo con la Bielorussia e poi unifichiamo tutti e tre: Russia, Bielorussia e Cina”
Non è necessario sottolineare come una proposta del genere, cioè l’unificazione delle politiche industriali di Russia, Cina e Bielorussia, avrebbe effetti devastanti sull’Occidente e evidenzia come l’avvicinamento tra Russia e Cina stia raggiungendo una quasi-integrazione.
Proprio oggi l’ambasciatore russo in Cina ha dichiarato: “Mosca e Pechino hanno raggiunto un accordo sulla cooperazione tecnico-militare in risposta ai rinforzi inviati dalla NATO”.
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