Il senso della guerra a Gaza, sin dall’inizio, è stato il ripristino della deterrenza della NATO gravemente e probabilmente definitivamente danneggiata dalla guerra in Ucraina. Questo è il motivo per cui, nonostante le chiacchiere, l’Occidente consente ad Israele di fare ciò che vuole, senza alcun limite.
L’obbiettivo è quello di provare agli altri paesi, specie quelli più deboli che stanno uscendo dall’orbita della NATO per entrare in quella di Russia e Cina, che l’Occidente può fare ciò che vuole. Può contravvenire a tutte le leggi, persino quelle che pubblicizza e persino quelle che vieta agli altri, senza che nessuno possa fare o dire niente. La NATO vuole dimostrare al mondo che comanda, non guida o attrae. La NATO può dimostrare al mondo che può essere spietata e nessuna Russia, nessuna Cina può dire o fare niente, al netto delle parole vuote.
Non si capisce il senso della guerra di Tel Aviv se non la si legge così. Israele ha perso la guerra contro avversari che si sono dimostrati più forti e meglio organizzati e sta rivendicando il suo diritto di fare come le pare, cercando a casaccio qualche successo che potrà rivendicare con i media.
Oggi Israele ha bombardato l’ambasciata iraniana a Damasco, cioè ha bombardato un consolato di un altro paese all’interno di un paese che attacca illegalmente. Questo viola tutti gli accordi persino in tempo di guerra, introducendo un ulteriore precedente alla violazione delle leggi internazionali, che Israele già viola attaccando la Siria in modo completamente illegale.
Lo fa per due ragioni principali: la prima, è che sa che l’Occidente non dirà nulla e, anzi, è interessata che passi il messaggio che fare la guerra contro l’Occidente significa farla senza regole né limiti, considerato che è lui stesso a fare le regole che impone agli altri; la seconda, è che a questo punto Israele ha disperatamente bisogno di allargare il conflitto.
La sua brutalità non è servita niente, i palestinesi non si arrendono ed anzi il supporto per loro cresce ogni giorno. La sconfitta di Israele, dopo quella della NATO in Ucraina, sta terrorizzando i paesi occidentali che temono non solo ripercussioni politiche e sociali, vista la loro vasta popolazione di fede musulmana e le Sinistre che operano in questi paesi, ma anche perché instilla un altro tarlo del dubbio sulla capacità della NATO che non riesce a sconfiggere nemmeno un paese senza esercito regolare ma composto da miliziani, senza aeronautica e attaccato senza rispettare alcuna regola o legge internazionale. Dopo sei mesi di campagna israeliana, non è stato raggiunto un solo risultato, il paese si sta sgretolando ed il supporto internazionale per Israele con esso.
Tel Aviv ha la necessità di allargare la guerra. La sua incapacità di vincere una guerra che sembrava solo scontata sta erodendo le fondamenta dello stato stesso. Ieri oltre 200 aziende hanno comunicato ai loro dipendenti che non considereranno assenza dal lavoro la loro partecipazione alle manifestazioni anti-governative di questa settimana. La sua capacità di vincere una guerra allargata al Libano, alla Siria e magari all’Iran non è in discussione. Nel senso che Israele non avrebbe nessuna possibilità di vincerla. Eppure ha necessità a questo punto di combattere una guerra più ampia per cooptare tutti i paesi occidentali ed il peso stesso della NATO nel conflitto.
Se Israele a questo punto non potrà allargare il conflitto e mettere in riga molti paesi riottosi che stanno iniziando a chiedersi se valga la pena di sostenerla, piano piano i suoi allegati si sfileranno e Tel Aviv sarà costretta ad accettare una pace umiliante. Nel contempo, Israele sa che una sua sconfitta chiuderebbe per sempre l’esperienza della NATO, incapace di sconfiggere la Russia in Ucraina e poi anche di battere le fazioni paramilitari palestinesi.
L’Iran non si farà precettare in guerra. Non consentirà ad Israele di scegliere il momento ed il campo di battaglia per un confronto, così come non lo farà Hezbollah in Libano. Tutti ormai sanno che Israele si sta logorando, che è questo tipo di guerra ciò che non riesce a sopportare perché la distrugge dall’interno e dall’esterno. La risposta dell’Iran non sarà quindi immediata ma Teheran si prenderà tutto il tempo necessario per colpire Israele in modo doloroso senza però consentirle di avviare una guerra quando lo vorrà lei.
Nel frattempo però l’attacco all’ambasciata in Siria crea un devastante precedente che consente ora a tutti i paesi di attaccare le ambasciate dei loro nemici, considerate fino ad ora territorio franco ed inviolabile. Israele ha distrutto anche questa consuetudine che ha consentito di evitare terribili spargimenti di sangue negli anni.
Non solo Tel Aviv ma tutta la NATO dovranno quindi farsi carico della nuova realtà e delle sue conseguenze.
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