Dopo settimane di umiliazioni al confine ed in patria, culminate con l’attacco diretto alla casa di Netanyahu che ha causato “danni notevoli” secondo Canale 12, l’idea che gli attacchi mirati contro i leader di Hezbollah potessero causare un arretramento della Resistenza è ormai chiaramente fantasia. Nonostante 40mila soldati e centinaia di mezzi, dopo due settimane dall’annuncio dell’invasione del Libano Tel Aviv non è riuscita nemmeno ad entrare nel paese, se non conducendo scorribande veloci spesso entro poche centinaia di metri dal confine ed uscendone subito e tornando nelle sue posizioni. Nonostante questo il prezzo è stato altissimo: solo al confine con il Libano si parla di 50 morti e 500 feriti in due settimane.
Il Ministro della Difesa Gallant ha dichiarato che Israele sta passando dalla “fase iniziale che prevede la sconfitta di Hezbollah” a “una nuova fase in cui verrà distrutta” e lo afferma il giorno dopo in cui Hezbollah ha attaccato la casa del Primo Ministro israeliano e nel giorno in cui la milizia ha lanciato più di 200 missili contro obbiettivi israeliani.
Hezbollah stessa ha ormai iniziato la sua campagna di assassini mirati, in risposta a quella di Israele, e l’attacco alla casa di Netanyahu è stato solo l’inizio di un processo che renderà impossibile per qualsiasi figura dell’establishment israeliano considerarsi al sicuro.
Nel frattempo Tel Aviv sta evidentemente preparando una invasione in forze perché non può fare altro. Per l’esercito israeliano sarà un massacro, bastano due settimane per confermarlo ma ormai l’establishment israeliano non può fare altro perché sarebbe davanti ad una sconfitta completa.
Nel frattempo nel campo di Jabalya, nella Striscia di Gaza, è stato ucciso dalla Resistenza il comandante delle forze di occupazione israeliane della Striscia, il colonnello Ehsan Daxa, pochi giorni dopo l’uccisione di Sinwar da parte degli israeliani.
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