Non si facciano prendere in giro le persone che guardano attonite la ferocia con cui Israele massacra i civili a Gaza perché non riesce a sconfiggere i miliziani palestinesi: tutte le guerre hanno dietro interessi economici. Il massacro di Gaza non fa eccezione anche se è ammantato di misticismo religioso.
“Vogliono distruggere Gaza al 100%. Qualcuno di loro vuole persino andare a vivere a Gaza dopo la guerra. La vita umana non è niente per loro. A loro interessa solo la terra. Solo il loro Dio e la terra. Non voglio più essere parte di questo paese.” dice il tassista di Tel Aviv ripreso dal suo passeggero.
La guerra di Israele contro Gaza è una guerra che nasconde un progetto economico vastissimo dietro le citazioni da fondamentalista di Netanyhau e del suo governo. Il premier israeliano, come tanti, è solo lo strumento con il quale le elite occidentali vogliono raggiungere il loro obbiettivo anche alla luce della disastrosa esperienza della guerra in Ucraina.
Il fallimento della guerra in Ucraina
La guerra in Ucraina aveva il suo di interesse economico per la NATO. L’idea originale era che, costringendo la Russia ad intervenire e strangolandola economicamente, il governo e la leadership attuale sarebbero state rimosse dalla popolazione che si immaginava quasi alla fame, cosa che avrebbe consentito alla NATO di smembrare il paese balcanizzandolo in modo da assicurarsi che una potenza di quella grandezza non potesse risorgere dalle sue ceneri e nel contempo depredandone le immense ricchezze economiche. Per poi passare ad occuparsi della Cina.
Il fallimento completo di questa strategia, per i motivi che raccontiamo su questo sito Web da due anni, non solo ha portato dei problemi nella capacità della NATO di ottenere l’accesso alle risorse così necessarie ma ha anche causato la ribellione di tutto il Sud Globale, da subito schieratosi – senza mai pentirsene – con i russi ed i cinesi. Gli Stati Uniti e l’Europa hanno così perso, probabilmente per lunghissimo tempo, l’accesso alle vastissime risorse energetiche e minerali sia russe che cinesi mentre il tentativo di causare una riconversione energetica su larga scala, agganciando questo obbiettivo al problema del cambiamento climatico, non ha funzionato.
La NATO non è pronta a fare a meno della Russia a livello energetico e di risorse di materie prime e non è pronta a fare a meno di Russia e Cina contemporaneamente. In questo contesto il ruolo di Israele, che a cavallo degli anni 2000 aveva persino iniziato ad essere visto come un problema piuttosto che una risorsa (ad es. dal clan Bush, convinto che gli USA ormai fossero lanciatissimi verso una dominazione globale), è cambiato completamente.
La Russia in Siria ha bloccato qualsiasi piano occidentale di creare un corridoio energetico che scavalchi l’Iran e la Turchia e l’Europa in primis, ma tutto il mondo occidentale, ha disperatamente bisogno di energia a buon mercato, ha bisogno del petrolio, del gas e di materie prime.
Il Sud Globale che si ribella contro la NATO sta portando moltissimi progetti ad essere ridiscussi o cancellati e le cose peggioreranno prima di migliorare. L’Occidente ha senza dubbio bisogno di ricordare a molti paesi ribelli che forse non ha potuto piegare la Russia ma che loro non sono la Russia e che può ancora uccidere e massacrare impunemente i civili senza che nessuno possa dire niente.
Di più, la NATO può ancora dimostrare che è ancora lei la forza – l’unica – che può creare e disfare paesi e persino deportare milioni di persone a suo piacimento. C’è questo nella brutale guerra israeliana contro Gaza ma non solo. Ci sono anche tanti soldi.
Il gas di Gaza e quello del Libano
Scoperto nel 2000, c’è un giacimento molto grande di gas a largo di Gaza. Il 60% di questo giacimento (Gaza Marine-1 e Gaza Marine-2) appartiene ai palestinesi e British Gas ha stimato la sua capacità in 39 miliardi di metri cubi di gas per un controvalore di circa 4 miliardi di dollari. Ai vecchi prezzi, perché ora il gas – proprio a causa del problema della Russia – ha aumentato a dismisura il suo valore e solo in questi giorni il suo prezzo in Italia è salito del 10%. Queste stime sono di British Gas, non esattamente favorevole ai palestinesi e invece più incline ad avvantaggiare gli israeliani. La quota di Gaza potrebbe benissimo essere maggiore.
La titolarità del giacimento è un nodo cruciale. Dal punto di vista legale esso appartiene ai palestinesi ma la morte di Arafat e l’elezione al governo di Hamas, con la conseguente caduta dell’Autorità Palestinese, hanno consentito ad Israele di scavalcare il governo palestinese e stabilire un controllo di fatto sul giacimento. British Gas ha iniziato a trattare con il governo israeliano ed il governo palestinese è stato scavalcato e gli è stato impedito di sviluppare il giacimento e sfruttarlo.
Nel 2006 British Gas era vicina ad un accordo che le consentisse di estrarre il gas verso l’Egitto (Times, 23 Maggio 2007) ma il governo di Tony Blair è intervenuto per conto di Israele ed ha costretto l’Egitto a rinnegare l’accordo. Uno degli obbiettivi della guerra a Gaza è quello di deportare tutti i palestinesi e trasferire la sovranità del giacimento ad Israele, con conseguente arricchimento non solo di Tel Aviv ma anche di tanti signorotti israeliani a partire dai ministri del governo. Ricordate il tassista? Molti vogliono andare a vivere a Gaza…
Una contesa simile è nata con il Libano, a cui appartengono altri giacimenti di gas nel Mediterraneo che Israele vuole occupare e sfruttare per sé. Solo pochi mesi fa Tel Aviv è stata costretta a siglare un accordo con il Libano per riconoscere a Beirut la sua quota nello sfruttamento di questi giacimenti o Hezbollah avrebbe attaccato militarmente le piattaforme di estrazione israeliane. Il gas non è più a buon mercato come era prima e le società occidentali sono basate sull’accesso all’energia a costi stracciati.
Nella foto non sfuggirà che davanti all’Egitto sono presenti altri giacimenti: sono quelli che Il Cairo aveva deciso di assegnare ad ENI, la compagnia italiana, ma che British Gas voleva per sé. Si dice che tutto l’affaire Regeni non fosse altro un modo per causare una frizione tra Egitto ed Italia che costringesse l’Italia a rinunciare allo sfruttamento e consentisse di trasferirlo a British Gas.
Da sola questa circostanza sarebbe sufficiente per una guerra ma dietro alla brutalità della NATO c’è ancora di più. Nella parte II.
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