Servirà molto tempo per capire davvero come siano andate le cose in Siria. Nessuno, nemmeno gli occidentali, si aspettavano di conquistare il paese in una decina di giorni. Tutto quello che volevano era tenere impegnata la Siria mentre Israele si leccava le ferite delle sue sconfitte in Palestina e Libano, riducendo al minimo le possibilità che Hezbollah, che l’aveva decisamente umiliata, ottenesse non solo altre armi ma avesse accesso ad armi avanzate che Russia ed Iran avevano promesso, parte delle quali sono già in Libano.
Invece è successo qualcosa di inaspettato. Probabilmente una coincidenza di fattori. In parte sicuramente il tradimento di molti dei generali dell’esercito, già d’accordo con il nemico, cosa che ha causato lo sconforto di molti soldati che hanno capito che ci fosse qualcosa dietro, forse troppo tardi.
Ma non basterebbe nemmeno questo perché l’esercito siriano era capace di assorbire alcuni tradimenti, essendo in numero largamente superiore ai mercenari della NATO. Si è innestata qui una situazione inattesa con la mancata volontà di Assad di difendere a tutti i costi il paese. Forse perché non voleva o forse perché ha un’altra idea di come può ritornare in Siria.
Sia come sia Israele ha avuto campo libero, ha atteso che i suoi amici tagliagole fossero certi di prendere il potere e poi ha invaso la Siria nell’indifferenza degli occidentali che avevano già dimostrato la loro doppiezza lasciando massacrare civili palestinesi e libanesi. Israele intende annettere tutto il Golan, contro tutte le leggi internazionali, e conquistare alcune altre aree come parte del suo piano espansionistico.
Questo inaspettato regalo sta salvando lo stato di Israele, dilaniato dai conflitti interni dopo aver perso le due guerre che aveva deciso di combattere. E’ indubbio che la spartizione della Siria sarebbe una grande vittoria per Israele mentre la Turchia ha già allungato le sue grinfie su diverse aree del paese e – come Israele – le sta proclamando come sue.
Si capisce oggi perché Russia ed Iran, ed anche Assad, abbiano spinto per una soluzione che assicurasse l’integrità territoriale della Siria, evitando che Turchia ed Israele potessero spartirsi il paese. Qualsiasi recupero della Siria sarebbe più difficile, per non dire impossibile, se il paese venisse smembrato.
Nel frattempo Israele approfitta della fase di incertezza attuale per cercare di imporre lo status quo su eventuali acquisizioni territoriali tra le quali importante è quella del Monte Hermon. Nei mesi di guerra contro il Libano Hezbollah ha continuato a devastare le installazioni israeliane nell’area, colpendo ripetutamente la base più avanzata e distruggendone più volte molte parti.
Oggi Israele sta cercando di consolidare soprattutto due obbiettivi principali: il primo è l’occupazione di Monte Hermon perché se riuscisse ad installare sulla montagna un sistema di rilevamento precoce (early-warning) riuscirebbe ad avere visibilità e controllo su una vastissima area del Medio Oriente. Nell’immagine che segue una simulazione dell’area coperta da un eventuale sistema di early-warning in quella posizione:
Nell’immagine precedente, nella zona in verde Israele riuscirebbe a rilevare qualsiasi cosa voli sopra i 10 metri di altezza. Nell’area in giallo, qualsiasi cosa voli sopra i 100 metri. In quella in arancione, qualsiasi cosa voli sopra i 1.000 metri ed in quella in rosso qualsiasi cosa voli al di sopra dei 10mila metri. Il controllo che ne avrebbe sarebbe molto esteso.
Il secondo obbiettivo è quello di prendere il controllo dell’area del bacino dello Yarmouk nella Siria del Sud. Lo Yarmouk è il più grande affluente del Giordano e rappresenta la fonte principale di acqua fresca per la Siria. Per Israele, sempre in lotta per l’acqua con i suoi vicini, il controllo del bacino dello Yarmouk sarebbe strategico perché imporrebbe anche un controllo sulla disponibilità di acqua potabile per la Siria e ne assicurerebbe l’uso da parte di Tel Aviv.
Per adesso Israele sta avanzando in Siria senza alcun ostacolo. I mercenari della NATO non sono in Siria per liberarla ma per consegnarla alla NATO che la vuole far diventare un protettorato gestito da Turchia ed Israele ma i siriani non sono né pro-NATO né tantomeno pro-Israele e questi primi giorni stanno confermando ai cittadini siriani tutto quello che per anni avevano detto loro le forze del precedente governo. Serve ancora un po’ di tempo per organizzarsi ma i segnali ci sono.
Per questa ragione, del resto, alla domanda se ora si potessero annullare le sanzioni contro la Siria gli Stati Uniti hanno risposto che “serve tempo”. Anche se l’idea sarebbe quella di inondare di soldi Damasco per aiutare la presa del potere dei tagliagole jihadisti, la verità è che la situazione è ben lontana dall’essere stabile.
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