Più passa il tempo più si delinea il massacro compiuto dai soldati israeliani il 7 Ottobre. Il massacro dei loro concittadini che, un governo completamente nel panico, ha ordinato di uccidere senza pietà pur di fermare quella che era l’azione dei palestinesi.
Nonostante l’ordine, con relative multe, di non parlare con la stampa e dopo le prime testimonianze degli ostaggi che parlavano di un trattamento più che umano da parte dei palestinesi, stanno affiorando da un lato le menzogne inventate per giustificare una guerra sanguinaria come quelle dei bambini decapitati, quella degli stupri di massa e così via; ma, dall’altro lato, si delinea la strage spietata che il governo ha effettuato anche dei propri concittadini. E’ ormai chiaro che la maggior parte di quelli che vengono indicati come 1.500-1.700 morti israeliani non sono stati uccisi dai palestinesi ma dagli stessi soldati israeliani.
Le testimonianze di grande umanità che emergono dai racconti degli ostaggi stanno devastando l’immagine pubblica israeliana ma da qualche settimana emergono anche i racconti di chi ha capito che ad uccidere i propri cari sono stati quelli che sarebbero dovuti andare lì a liberarli e che invece hanno applicato la spietata Direttiva Annibale, quella che il governo israeliano usa per non far cadere nelle mani del nemico i suoi uomini, che siano soldati o civili. Cioè, prescrive la direttiva, devono essere gli stessi israeliani ad ucciderli.
E’ praticamente impossibile, anche se il governo ci ha provato, fermare i racconti degli ostaggi, racconti come quello di queste due donne:
“Verso le 4 del pomeriggio arrivarono le jeep [dell’esercito] sulla scena e capimmo che finalmente l’esercito era arrivato. Cinque o dieci minuti dopo è iniziata una raffica di colpi. Ci siamo buttati tutti a terra.
In quel momento ho capito che il nostro ruolo era quello di un muro umano tra le nostre forze che arrivavano e loro. Adi ed io ci stringevamo l’un l’altro e io stavo dietro, abbracciandolo. Abbiamo iniziato tutti a scappare, inclusi i terroristi. Ci siamo nascosti tutti, rimanendo sul pavimento e i colpi… boom boom boom.
I proiettili entravano nelle casa in da tutte le direzioni e ad un certo punto qualcosa di potete, forse un colpo di mortaio, ha fatto un grande boom in tutta la casa. Ho sentito i bambini gridare “Aiuto, aiutateci per favore.
I bambini [Liel e Yanai] gridavano: per favore, vi supplichiamo, per favore, siamo qui, venite per favore. Non dimenticherò mai le grida dei bambini, come gridavano per avere aiuto. E intanto raffiche, raffiche, di nuovo raffiche, raffiche. I militari hanno sparato due missili Lau verso la casa. E poi ancora raffiche, raffiche, raffiche. Adi ha provato ad alzare la testa e io gli ho detto: ‘stai giù’ e gli ho spinto la testa giù.
Non parlavamo, era impossibile parlare e ad un certo punto Adi mi dice: ‘Hadas, Ze’ev non è più con noi’. Stavamo di fianco e ho provato a guarda sulla mia spalla e gli ho detto: ‘Anche Pessi non è più con noi’.
Il carro armato ha sparato due missili, uno sul pavimento ed uno sul tetto e poi all’improvviso c’è stato un boom terribile e io non potevo più muovere le gambe. Le braccia mi sono cadute e non potevo più muoverle. Non stavo più abbracciando Adi e gli ho detto: ‘Dushi, penso di essere ferita’.
A quel punto gli ho detto di nuovo che lo amavo. Sapevo che c’era un carro armato lì, ne ero certa. Non chiedetemi come, non lo so. Poi c’è stato un secondo boom. Sentivo di essere ferita. Ho guardato ed ho capito che molto sangue stava scorrendo su di me e mi sono girata per capire cosa mi fosse successo.
E’ stato allora che ho visto un buco grande così nell’arteria principale di Adi. Ho preso il pollice ed ho provato a bloccare il sangue. Che altro potevo fare?
Per un attimo si è mosso, poi non si è mosso più, ma io restavo così fino a quando ho capito di essere in una pozzanghera di sangue e che non c’era più alcun motivo per provare a bloccare il sangue e l’ho semplicemente abbracciato. Stavo con il mio visto, con i capelli in quella pozzanghera di sangue.
Ricordo di avere sentito un altro colpo da dentro la casa e poi non ho sentito più niente. Aspettavo solo che arrivasse il colpo per me. “Ricordo di avere sentito un altro colpo da dentro la casa e poi non ho sentito più niente. Aspettavo solo che arrivasse il colpo per me. “
In quella casa sono morti 14 israeliani, massacrati dal loro esercito.
Ma non arrivano solo le testimonianze degli ostaggi, anche quelle dei soldati che si sono rifiutati di compiere quei massacri sapendo che avrebbero ucciso israeliani. Ad esempio questa soldatessa, entrata in un kibbutz con il suo carro armato:
“Siamo entrati nella comunità sfondando il cancello e ho seguito i suoi ordini. Il soldato indicava con la mano e mi ha detto: ‘Spara lì, i terroristi sono lì.’. Io allora gli ho chiesto: ‘Ma ci sono civili?’ e lui ‘Non lo so, tu spara.’.
Ho deciso di non sparare. Quella era una comunità israeliana. Ho sparato con una mitragliatrice verso una casa.”
E un altro soldato:
“Siamo nella battaglia ad Holit. Ci sono anche spari che vengono dai campi e dalla comunità. Spariamo proiettili e raffiche di mitra e spariamo anche verso la comunità. E’ una situazione molto complessa. I terroristi non hanno combattuto conto il carro armato quando è arrivato. Sono scappati o sono morti. Hanno ucciso dozzine di terroristi.”
Per questa ragione i familiari delle vittime israeliane del 7 Ottobre stanno chiedendo l’apertura di una inchiesta per capire quanti israeliani l’esercito abbia ucciso sparando a tutto quello che vedevano.
Il leader di Hezbollah, Nasrallah, il 3 Novembre aveva detto: “il mondo scoprirà che la maggior parte dei civili che si dicono essere stati uccisi dai palestinesi, sono invece stati uccisi dall’esercito israeliano, che stava agendo in preda alla rabbia ed alla follia.”. Non si può dire che non avesse ragione.
Al link precedente la conferma che le famiglie dei defunti vogliono che si apra una inchiesta formale che accerti le responsabilità ma la cosa forse più terribile è come tutti stiano bandendo i sopravvissuti. Non solo in Israele, anche negli USA dove temono che possano raccontare la verità e non tenere il gioco ai massacratori.
E così la CNN ci conferma che gli israeliani-americani che sono stati rilasciati dai palestinesi o che sono sopravvissuti al 7 Ottobre avevano chiesto alla Casa Bianca di essere invitati alle celebrazioni di Hannukah.
Secco rifiuto della Casa Bianca. Nessuna verità scomoda deve venire fuori.
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