In uno dei leak più insoliti degli ultimi anni, documenti segreti con classificazione NOFORN, la più elevata e segreta, sono stati divulgati negli ultimi giorni su Telegram da un canale che si occupa principalmente di Medio Oriente. I documenti sono stati indirettamente confermati come autentici prima da un post di Axios, l’agenzia stampa, e poi da commenti di funzionari USA che annunciano una indagine approfondita sul caso, confermando quindi indirettamente la loro autenticità.
Sono solo due report, quindi non sono documenti molto lunghi, ma confermano che l’intelligence USA aveva notato movimenti in Israele che facessero pensare ad un attacco all’Iran previsto tra il 13 ed il 16 Ottobre. Attacco che evidentemente non c’è mai stato e non certo per la divulgazione dei documenti che riportiamo di seguito:
Tra le informazioni interessanti quella della preparazione di almeno 56 missili aria-terra da montare sugli aerei che avrebbero condotto l’attacco, quindi un numero significativo ma largamente inferiore al numero di missili usato dall’Iran (circa 200). Inoltre, in preparazione ci sarebbero state anche missioni di “Search and Rescue” (“Cerca e salva”) in previsione del probabile abbattimento di alcuni di questi aerei, e di aerei di rifornimento necessari ai caccia israeliani per arrivare in Iran e ritornare.
Il rapporto conferma anche indirettamente quello che tutti sanno: Israele possiede armi nucleari. L’intelligence USA non vede movimenti che facciano pensare all’uso di armi atomiche contro l’Iran attraverso i missili a medio raggio Jericho 2.
Come sempre detto, Israele non possiede la tecnologia per colpire l’Iran a distanza. Per rispondere all’attacco iraniano dovrà far volare decine o centinaia di aerei vicino ai confini iraniani e da lì usare i missili. Questo espone gli aerei all’alta probabilità di essere almeno in parte abbattuti oltre al fatto che renderà visibili questi aerei da lontanissimo.
Gli israeliani si dicono “preoccupati” dalla diffusione di questi rapporti riservatissimi e dai possibili problemi di sicurezza dell’intelligence USA e parlano di “infiltrati iraniani” nei ranghi dei Servizi degli Stati Uniti ma ovviamente la spiegazione più probabile non è questa.
Al netto del fatto che potrebbe essere una operazione israeliana per far capire all’Iran ed altri paesi che il suo attacco potrebbe essere reale, e quindi magari costringere Teheran ad un accordo che Israele propone da tanto tempo (come ha fatto con Hezbollah ed Hamas); al netto del fatto che l’Iran ha rifiutato di autorizzare un attacco simbolico ad obbiettivi minori per consentire a Tel Aviv di salvare la faccia; questo leak è più probabilmente legato ad un rifiuto da parte dei militari USA di essere coinvolti in una guerra contro l’Iran.
Per quanto possa sembrare strano i militari USA hanno sventato più e più volte attacchi all’Iran fino a rifiutarsi pubblicamente di farlo, come successo ai tempi dell’Ammiraglio William Fallon, capo dello US Central Command negli anni di Bush e Cheney (e andato in pensione nel 2008) che era stato molto esplicito circa la volontà dell’Amministrazione Bush di attaccare l’Iran: “Fino a quando io sarò capo dello US Central Command questo non succederà mai” (“not on my watch”).
Non è quindi assolutamente improbabile che i militari, che sanno che una guerra con l’Iran sarebbe devastante non solo per Israele ma soprattutto per loro, stiano cercando di sabotare Tel Aviv in modo che non possa portare questo attacco al quale l’Iran risponderebbe sicuramente ed in modo forte. Come si è visto in Ucraina, i militari USA – tranne una ristretta cricca – sanno ormai che la NATO non ha davvero quelle wunderwaffen che diceva di avere, quelle armi incredibili che per decenni ha millantato di possedere mentre uccideva schiere di cammellieri armati di piccoli fucili e pistole, spesso bombardandoli dall’alto. I militari USA, già colpiti duramente dopo l’assassinio di Soleimani, non sono stupidi. Qualsiasi coinvolgimento degli USA in una guerra contro l’Iran costerebbe decine o centinaia di migliaia di morti.
Non sarebbe quindi impossibile che i militari USA abbiano di proposito fatto arrivare, forse anche all’Iran, informazioni sul possibile attacco in modo da sventarlo. Non sarebbe la prima volta.
L’altra possibilità è che gli USA non vedano di buon occhio l’avvio di una grande guerra a 15gg dalle elezioni presidenziali, soprattutto in un momento in cui la guerra in Medio Oriente, oltre che quella in Ucraina, sono viste in modo negativo dalla maggioranza degli elettori USA tanto che Trump parla ogni giorno di interrompere le guerre. Gli USA hanno necessità di una guerra più vasta e una escalation sia in Medio Oriente che in Ucraina era già prevista ma è ormai troppo tardi per assorbirne gli effetti. Si arriverebbe alle elezioni con due guerre in concreto stato di svolgimento ed entrambe molto sanguinose, magari con attacchi alle basi USA in Medio Oriente contro i quali gli USA dovrebbero rispondere. L’amministrazione USA non vuole probabilmente arrivare al 5 Novembre con centinaia o migliaia di morti tra i soldati statunitensi.
Ma se si dovesse pensare di scegliere tra le due ipotesi, la prima resta più probabile. Una guerra contro l’Iran appare inevitabile a Washington, nell’ambito di un generale tentativo della NATO di riguadagnare quella deterrenza che ha ormai perso. In questo senso sembrano presagire sventure gli annunci dell’amministrazione Biden che più volte ha detto che l’omicidio di Trump “da parte dell’Iran” avrebbe rappresentato un casus belli.
Sarebbe molto comodo: il candidato che ha più probabilità di vincere morto e la scusa per attaccare Teheran. In questo senso non sfugge la dichiarazione di ieri di Netanyahu che, dopo l’attacco di Hezbollah contro la sua casa, ha dichiarato che l’Iran aveva tentato di ucciderlo.
Se sembrano dichiarazioni allineate è perché lo sono.
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