Sarebbe confermata l’indiscrezione sull’arrivo in Siria di armi russe e di uomini. Non solo consiglieri e strategisti ma anche le forze speciali russe, pronte a guidare ed organizzare l’esercito siriano. La novità è però che la Russia avrebbe inviato in Siria armi così moderne da non essere mai state usate in nessun teatro di guerra, nemmeno in Ucraina.
Per tutto il giorno la propaganda occidentale è ha diffuso più notizie possibili per cercare di seminare incertezza e frustrazione e causare il collasso delle difese siriane ed in particolare la diserzione dei suoi soldati per cercare di aprire la strada ai tagliagole della NATO: la Russia ha confermato che è impegnata altrove, l’Iran non difenderà militarmente la Siria, l’Iraq non entrerà in guerra, Bashar al-Assad è andato in Iran, i militari si stanno ammutinando e tutta una serie di altre notizie e strabilianti vittorie della marmaglia NATO.
L’operazione non funziona. L’esercito siriano non è in rotta e l’organizzazione del confronto con i miliziani della NATO è in corso, con il pieno supporto di Russia ed Iran che in serata hanno confermato l’ovvio: nessuna rinuncia al supporto verso la Siria ed il suo governo legittimo.
La vera novità della giornata è però la conferma dell’accordo tra il governo siriano e i curdi dell’SDF, accordo che si è materializzato dopo il fallimento dell’accordo che l’SDF aveva raggiunto con i jihadisti di HTS e, soprattutto, dopo la conferma in giornata del supporto pieno da parte della Turchia per il rovesciamento completo del governo siriano.
Qualche giorno fa i curdi avevano trovato un accordo con HTS che, oltre a garantire il passaggio sicuro per evacuare le zone curde interessate dal conflitto, inclusa la zona di Aleppo, lasciava presagire l’ennesima capriola dell’SDF per l’ingresso in una coalizione con i jihadisti per il governo della Siria post-Assad. HTS aveva iniziato a rilasciare interviste sulla “forza della diversità” e Jolani – ex-componente di al-Qaeda e dell’ISIS – essenzialmente si candidava per sostituire Assad promettendo anche ai curdi il loro posto nella nuova amministrazione. Incoraggiato dagli Stati Uniti l’SDF aveva raggiunto l’accordo ma si è trovata davanti a due ostacoli: il primo, ovvio, era un nuovo tradimento degli Stati Uniti che avevano consentito alla Turchia di inviare l’SNA contro i curdi pur avendo siglato un accordo con HTS.
La carta bianca fornita ad Erdogan dagli Stati Uniti aveva consentito al presidente turco di annullare l’accordo e mandare i suoi jihadisti dell’SNA ad attaccare Manbij ed altre aree curde, causando tra l’altro uno scontro con gli altri jihadisti di HTS. Scontro che, evidentemente, è stato vinto dall’SNA che ha continuato ad attaccare i territori curdi, pur venendone respinta.
Il secondo ostacolo è stato il rifiuto di alcune comunità locali attorno a Deir Ezzor di accettare i curdi come parte di un accordo con HTS, convinti che gli Stati Uniti prima o poi – come hanno sempre fatto – li avrebbero venduti. Ennesima capriola quindi dell’SDF che, pur se per bocca di Mazloum Abdi ha dichiarato di essere in contatto con HTS e di non avere avuto scontri con loro (del resto, è solo milizia jihadista filo-turca e affiliata all’ISIS…) ha raggiunto poi un accordo con il governo siriano, espandendo un precedente accordo che prevedeva lo schieramento dell’esercito siriano e dei soldati russi lungo il confine con la Turchia e quindi nei territori curdi. L’accordo ora è stato esteso per il dispiegamento in ulteriori zone della provincia di Deir Ezzor.
L’esercito siriano è stato dispiegato nei punti chiave della provincia, inclusi l’aeroporto militare, la città di Al-Bokmal e il passaggio al confine di Al-Bokmal. Il 5to Reggimento dell’esercito siriano è stato dispiegato in 7 villaggi a Nord di Deir Ezzor ed ha preso in carico le posizioni prima occupate dalla Guardia Presidenziale. Una linea di difesa è stata inoltre dispiegata poco fuori Deir Ezzor.
Come parte dell’accordo con l’esercito siriano una colonna di soldati dell’SDF curdo si è diretta verso l’autostrada che collega Damasco a Deir Ezzor attraverso il checkpoint Al-Salihiya. L’SDF ha anche preso posizione all’ingresso Panorama nell’area di Haribsheh, una estensione dell’autostrada tra Deir Ezzor e Damasco.
Complessivamente l’SDF non ha preso il controllo delle città di Deir Ezzor, Al-Mayadin o Al-Bukamal, controllate dalla polizia siriana e dell’esercito governativo ma il presidio di alcune altre aree è stato trasferito dall’esercito siriano sotto il controllo di SDF e NDF (National Defence Force), la milizia irregolare che già Damasco aveva mandato a salvare i curdi di Kobane dall’attacco dell’ISIS.
Il livello di coordinamento tra SDF e esercito siriano è stato così alto oggi che la sala operativa dei jihadisti filo-turchi definisce oggi i curdi come “atto di tradimento ed un colpo alle spalle della rivoluzione siriana”, avendo l’SDF aperto un nuovo fronte alle spalle dell’avanzata dei jihadisti nelle aree rurali di Aleppo.
Intanto il tempo guadagnato con il riposizionamento dell’esercito siriano ad Hama ha consentito di evacuare anziani, donne e bambini dalla città che da ieri sera non solo è accerchiata ma che ora è possibile bombardare senza vittime civili. Nessuna possibilità per chi è ad Hama o Idlib di uscirne per partecipare all’attacco ad Homs: le vie sono chiuse e solo oggi sono già morti circa 3.000 tagliagole della NATO.
L’avanzata scriteriata delle truppe NATO in Siria sta allungando le catene logistiche all’inverosimile e i jihadisti non hanno la possibilità di coprire il vasto territorio che avrebbero conquistato e che in realtà è stato lasciato loro dall’esercito siriano proprio perché continuassero ad avanzare. Non ci sono più soldati ad Aleppo per aiutare il fronte di Hama e, con l’avanzata verso Homs, ci saranno ancora meno soldati in tutte le aree solo teoricamente sotto il controllo della marmaglia NATO.
Già nelle prossime ore si vedranno i frutti di queste azioni e nei prossimi giorni l’offensiva siriana inizierà a spazzare via le linee nemiche indebolite da una tattica suicida della NATO che, come a Kursk, contava sulla pressione mediatica e una guerra psicologica per causare la caduta del governo siriano.
E poi Erdogan pagherà il suo giusto prezzo, scoprendo che nessuno da Washington verrà a salvarlo. Già oggi ne ha avuto un assaggio quando truppe sconosciute hanno attaccato la base turca Zilkan localizzata nell’area di Bashiqa a Mosul (foto di seguito)
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