Huawei attacca tutto il comparto tecnologico USA con la sicurezza quantistica. La Russia compra i chip cinesi

Huawei attacca tutto il comparto tecnologico USA con la sicurezza quantistica. La Russia compra i chip cinesi

Alla più grande azienda di tecnologia del mondo è stato sufficiente solo un periodo di riorganizzazione prima di iniziare quello che si può definire un attacco completo a tutto il comparto tecnologico USA, con l’obbiettivo di sostituire completamente le aziende tecnologie statunitensi e bloccare la sorveglianza di massa che portano avanti.

Da mesi si susseguono i rumor che l’Esercito Popolare di Liberazione cinese stesse provando dei nuovi dispositivi mobili che supportavano la cifratura e la sicurezza quantistica ma non si sapeva chi ne fosse il produttore. Da qualche giorno lo sappiamo e non è una sorpresa: il produttore è Huawei.

L’azienda cinese, dopo aver stupito tutti con il lancio del suo Mate 60 Pro che non usa più componenti occidentali, ha annunciato che il prossimo aggiornamento del dispositivo – che è già dotato di chiamate satellitari – abiliterà la sicurezza quantistica. Si tratta di abilitare un sistema di cifratura che dovrebbe essere resistente ai computer quantistici che al massimo nel 2024 dovrebbero iniziare ad apparire in diversi settori. La cifratura quantistica (o “post-quantistica”, come la chiama qualcuno, anche se il termine sta per essere abolito) renderà possibile resistere agli algoritmi quantistici che promettono di cambiare completamente il panorama della sicurezza mondiale, rendendo non più sicuri tutti gli algoritmi che fino ad adesso sono stati usati per proteggere le informazioni più importanti.

Huawei’s Mate 60 Pro can now make quantum-encrypted phone calls. But are they really hack proof? | South China Morning Post
China Telecom Quantum Group debuts a new device for Huawei’s Mate 60 Pro that it says can prevent eavesdropping.
www.scmp.com

Ora Huawei in collaborazione con China Telecom, ed il suo Quantum Group, hanno annunciato un dispositivo che si combina con il Mate 60 Pro per effettuare chiamate protette da sicurezza quantistica, quindi – secondo l’azienda – non intercettabili.

La cifratura dei dispositivi Huawei era già il motivo per cui gli Stati Uniti avevano cercato di escludere l’azienda cinese dal mercato. Questa cifratura non era violabile da parte delle agenzie di intelligence statunitensi e Huawei, al contrario di altri, si era rifiutata di creare delle backdoor per le spie statunitensi. Non solo sui telefoni ma anche su tantissimi altri dispositivi come quelli di rete e quelli per le infrastrutture 5G. Questo, già da solo, rendeva praticamente impossibile intercettare questi dispositivi.

Ora Huawei è rinata dalle sue ceneri ed in soli 3 anni ha superato tutti i limiti tecnologici imposti dall’embargo occidentale presentando il Mate 60 Pro e rilanciando sull’impenetrabilità dei suoi dispositivi in tre modi:

  • confermando ed ampliando i suoi algoritmi di cifratura che impediscono l’accesso alle agenzie occidentali;
  • abilitando – prima al mondo – le chiamate satellitari sui dispositivi consumer proprio con il Mate 60 Pro. Con l’uso dei satelliti, il dispositivo non può essere isolato ad esempio bloccando l’accesso alle reti cellulari, garantendo quindi non solo le comunicazioni ma persino la loro quasi completa continuità giacché le chiamate non potrebbero essere bloccate se non distruggendo i satelliti;
  • e, per finire, abilitando la sicurezza quantistica che rende non intercettabili le comunicazioni e ovviamente non violabile la cifratura del dispositivo.

E’ chiaro il percorso che va scontrarsi frontalmente con tutto il comparto tecnologico statunitense che oggi viene usato dagli USA come cavallo di Troia per i suoi programma di sorveglianza di massa ed acquisizione di informazioni per lo spionaggio.

Il passo successivo sarà quello di promuovere il nuovo HarmonyOS, un nuovo sistema operativo che porterà questi concetti su miliardi di dispositivi: mobile, desktop, networking, IoT, edge etc. Si può scommettere sul fatto che anche questo sistema non conterrà backdoor ed userà la medesima protezione sperimentata in questi anni sui dispositivi mobili.

Non è un caso che si stia muovendo già al Russia che sta iniziando a comprare i chip cinesi Loongson per alimentare i propri computer e sostituire – non solo per l’embargo ma soprattutto per motivi di sicurezza – i chipset occidentali. Sebbene ancora inferiori a quelli occidentali, Huawei ha dimostrato con il Mate 60 Pro che probabilmente si metterà in pari il prossimo anno e già oggi, sul mobile, è davanti non solo per computazione ma in generale per architetture:

Russia pivots to Chinese CPUs that aren’t subject to US sanctions — Russia’s homegrown Linux-based Alt OS now supports Chinese LoongArch chips | Tom’s Hardware
Russian Alt Linux ported to Loongson’s LoongArch64 architecture to properly support LS5000 and LS6000 processors.
www.tomshardware.com

Nel giro al massimo di 24 mesi, i chip cinesi saranno superiori a quelli occidentali in tutti i campi e gli Stati Uniti perderanno qualcosa come 55 miliardi di dollari all’anno di ordini di chipset da parte della sola Cina, senza contare tutti gli altri paesi. La sopravvivenza dell’intero settore in Occidente è a rischio e non è affatto garantita.

Le ripercussioni politiche e strategiche

Questo discorso non è affatto virtuale. Le gigantesche ripercussioni non saranno solo economiche ma anche strategiche. Il primo effetto sarà ovviamente l’impossibilità per gli USA ed i suoi alleati di procedere allo spionaggio ed alla sorveglianza generalizzata, con enormi ripercussioni.

Non è un caso che alcuni elementi dell’intelligence USA abbiano fatto intendere che ad esempio gli israeliani non siano riusciti ad intercettare i palestinesi che preparavano la loro operazione del 7 Ottobre 2023 perché da mesi questi ultimi usano dispositivi cinesi. Allo stesso modo il tentativo degli israeliani di isolare le comunicazioni di Gaza è fallito perché i palestinesi riescono ad usare le comunicazioni satellitari per superare il blocco imposto dagli israeliani, rendendo – come hanno sottolineato i media di Tel Aviv – inutile il blocco e impedendo ad Israele, che contava sul blocco di tutte le comunicazioni, di procedere con ancora maggiore violenza. Tel Aviv contava sul fatto che nessuno avrebbe potuto vedere quello che faceva a Gaza ma i palestinesi riescono a comunicare e trasmettere anche quando gli operatori israeliani bloccano tutto il traffico.

Sottovoce si parla di diversi attori occidentali, ed in particolare europei, che starebbero tentando di riallacciare i rapporti con Huawei proprio per limitare o impedire l’invadenza dei loro “alleati” statunitensi. I primi sarebbero i tedeschi, che si sarebbero rifiutati di escludere Huawei dai progetti infrastrutturali per le reti 5G anche se la cosa non verrebbe pubblicizzata.

Allo stesso modo il Bund, il servizio segreto tedesco, avrebbe chiesto a tutti i suoi operativi di usare solo dispositivi Huawei proprio per impedire che i loro “alleati” statunitensi possano intercettarli.

Sarebbe anche per motivi come questi che, in extremis, dopo la presentazione del Mate 60 Pro rappresentati USA avrebbero provato, e lo starebbero facendo ancora oggi, a convincere i cinesi ad acquistare nuovamente i chipset americani. Per tentare di bloccare l’evoluzione di queste tecnologie gli Stati Uniti avrebbero già allentato i divieti per ASML, l’azienda olandese che produce le macchine per le litografie dei chipset e che aveva avuto il divieto di vendere ai cinesi.

Sembra però ormai troppo tardi. Il cambiamento pare inarrestabile.

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