La cancellazione dell’accordo sul grano è una iattura per l’Occidente, specialmente per l’Europa. Con la scusa pietosa dei paesi deboli che non riceverebbero il grano ucraino, l’Europa si assicura la sua quota di cereali. Il 54% dei raccolti va infatti all’Europa, il 24% circa alla Cina, il 10% alla Turchia e una quota che può arrivare al massimo al 12% è invece destinata ai paesi africani. Questa quota è però molto variabile in alcuni momenti solo il 3% dl grano ucraino ha raggiunto i paesi che ne avevano più bisogno.
Nelle capitali europee la disperazione è massima perché l’Europa, così come gli Stati Uniti, ha speso migliaia di miliardi per stabilizzare i prezzi e la cancellazione dell’accordo sul grano e la possibile sospensione delle forniture di gas paventate non solo dalla Russia ma anche dall’Ucraina, rischiano di mettere definitivamente in ginocchio l’Europa.
Terrorizzati da questa prospettiva gli occidentali hanno dato mandato all’ONU di fare alla Russia una proposta indecente: riammetterla nello SWIFT, il circuito bancario internazionale, in cambio del rinnovo dell’accordo sul grano. Ce lo conferma anche l’agenzia Bloomberg:
Un segno tangibile di quanto siano disperati soprattutto in Europa. Il colpo però è durissimo anche verso la Turchia che in passato riceveva anche il 30% del grano esportato dall’Ucraina, a seconda della quota cinese. La Turchia rivendeva questo grano con grande profitto, soldi che ora non riuscirà più a realizzare. La cosa per Ankara non è meno importante di quanto lo sia per l’Europa tanto che Erdogan prima aveva cercato di forzare la mano alla Russia affermando che Putin gli aveva assicurato che l’accordo sarebbe stato esteso e successivamente, dopo la smentita Russa, aveva dichiarato che era pronta scortare militarmente i carichi di grano nel mare di Azov, solo per sentirsi minacciare da Mosca che le aveva comunicato di “non poter garantire la sicurezza delle navi turche”. La gran parte del grano gestito dalla Turchia finiva poi in Occidente e si aggiungeva, a costi superiori, al 54% che finiva in Europa che quindi otteneva una quota attorno al 70% di tutto il grano ucraino. Altro che paesi poveri!
La Russia non ha alcun bisogno di usare il canale ucraino per esportare invece i suoi prodotti perché può usare il North-South Transport Corridor (NSTC, corridoio di trasporto Nord-Sud) che attraversa l’Iran come percorso alternativo a quello marino attraverso l’Europa. Proprio ieri diversi parlamentari iraniani hanno confermato che la Russia può usare la ferrovia per raggiungere l’Iran e poi sfruttare i suoi porti per le consegne.
La Russia può quindi garantire ai paesi africani e del Sud-Est asiatico la copertura della piccola percentuale di grano che ricevevano dall’Ucraina, senza particolari difficoltà.
Diversa è invece la situazione dell’Europa. Se si sono spinti ad offrire la riammissione nello SWIFT devono essere proprio disperati.
Proprio poco fa il governo russo, nel confermare l’interruzione dell’accordo sul grano, ha fatto sapere all’ONU che Putin ha ricevuto e letto l’offerta delle Nazioni Unite ma la rifiuta anche perché quell’offerta non garanatisce “il flusso illimitato delle transazioni internazionali”.
Leave a Reply