Per la prima volta da quando esiste la Delta Force statunitense si ritira da un teatro di guerra senza aver portato a termine nessuna delle sue missioni e a causa delle ingenti perdite. L’unità speciale USA, specializzata in missioni di recupero ed infiltrazione, ha accompagnato Israele dall’inizio dell’operazione. Il suo ruolo era quello di recuperare almeno alcuni degli ostaggi e magari di colpire qualche importante personaggio di Hamas o di qualche altra fazione palestinese ma il risultato è stato terribile.
Dopo aver sofferto ingenti perdite in termini di uomini, la Delta Force si è ritirata ed ha abbandonato Gaza, lasciandola ai soli israeliani. Gli USA garantiscono ora solo il supporto strategico e tecnologico ma non hanno intenzione di mandare i loro uomini dentro Gaza e per Israele questo è già un massacro. I media israeliani riportavano:
“Oggi è peggio del 7 Ottobre. Gaza è costellata di corpi di soldati israeliani morti”
I palestinesi continuano a diffondere video delle battaglie strada per strada e di come colpiscono i carri armati ed i veicoli militari israeliani. Ne hanno distrutti o danneggiati almeno 160. Gli israeliani provano ad avanzare con ingenti perdite ma il loro problema è che oggi, dopo oltre un mese di guerra senza quartiere, continuano a sparare senza tregua sui civili ma non hanno in mano nessun risultato. Neanche uno. Ostaggi, eliminazione di importanti uomini delle fazioni palestinesi, accesso a risorse: niente. I palestinesi continuano a colpire le città israeliane con forza sempre maggiore, spalleggiati da Hebzollah a Nord e gli yemeniti a Sud. Questo costringe Israele a mantenere le sue forze separate e, per esempio, una gran parte dell’Aeronautica israeliana è puntata verso Nord, verso la Siria ed il Libano da cui continuano a partire importanti attacchi verso le zone occupate e la stessa Israele.
Nel frattempo l’impotenza dei politici e dei generali israeliani si riversa sui civili che i generali di Netanyahu continuano a colpire senza sosta. Israele sa ormai che l’unica speranza di fermare la guerra che la sta devastando, sia politicamente che economicamente che a livello di immagine, è che la popolazione di Gaza si arrenda, che cerchi di combattere le fazioni palestinesi stremata dalla guerra.
Non ci sono altri obbiettivi per Tel Aviv. Non riesce in niente di quanto prefissosi e molti dubitano persino che Israele abbia una strategia in questa guerra. Se c’è, non si capisce quale sia. I vaghi annunci e dichiarazioni roboanti si sposano male con quello che avviene sul terreno e il paese è sull’orlo di una crisi di nervi.
Il generale libanese Ibrahim aveva dichiarato qualche giorno fa che era vicino un accordo su una tregua, necessaria a questo punto soprattutto per Israele. Subito dopo è stato annunciato un principio di accordo che prevedeva che Israele fermasse ogni giorno per qualche ora gli attacchi, dandone conferma almeno 3 ore prima per consentire l’ingresso di aiuti umanitari in modo sicuro. Questo accordo avrebbe dovuto favorire lo scambio tra 100 ostaggi israeliani contro tutte le donne ed i bambini (Israele arresta anche bambini di 12/14 anni) detenuti attualmente nelle carceri israeliane.
Nel frattempo, però, la situazione si è fatta ancora più difficile e le possibilità che la potenza occupante rispetti questo accordo a partire da domani sono scarse.
Tel Aviv sta perdendo rovinosamente la guerra e non ha ancora combattuto contro nessuno dei suoi veri avversari.
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