In tutti i paesi in cui è disponibile, Twitter/X è diventato l’app di news più usata di tutte. Se oggi Zuckerberg scrive lettere di scuse per la censura selvaggia di informazioni corrette che i suoi canali hanno portato avanti, nel contempo chiudendo tutti i finanziamenti alla campagna dello sbirro Harris, non è perché sia amante della verità ma perché X sta devastando i suoi social network doppiandoli e triplicandoli in quanto a visualizzazioni e, quindi, in quanto a rilevanza. Che poi significa soldi.
Le persone hanno già deciso. Dopo la truffa del covid19 le persone non hanno alcuna voglia di tornare a fare gli attori muti nel cinema della vita e hanno già deciso che, se devono scegliere tra il controllo e la manipolazione mascherata da sicurezza e la possibilità di ascoltare chi vogliano e decidere per sé, la loro scelta è la seconda. Senza neanche pensarci.
Il (poco) credito che le elite e le istituzioni conservavano se lo sono giocate con la truffa del covid19, seguita dalla truffa della guerra in Ucraina e continuata poi da quella in Palestina.
Le persone, quelle normali, sanno benissimo che ci sono i fascisti, che ci sono gli imbroglioni, che ci sono i millantatori, i chiacchieroni e così via. Lo sanno perché, vivendo nel mondo reale, li incontrano ogni giorno al bar, al cinema, per la strada. Lo sapevano pure prima, quando il club dei media mainstream faceva finta di non vederli, o li riscopriva per un po’ a seconda dei casi e della convenienza.
Hanno notato che le stesse persone che parlano del pericolo fascista di Giorgia Meloni sono quelle che finanziano convintamente le truppe nazifasciste in Ucraina, in Lituania, in Lettonia, in Europa e nel mondo. E che finanziano i tagliagole dell’ISIS nell’altra metà del mondo.
Non ne sono preoccupati, è la vita normale quella di ascoltare tanti, magari troppi, e poi decidere cosa vuoi fare. Succede ogni giorno nel mondo reale.
Del resto, non avremmo saputo niente della truffa covid, di quella dell’Ucraina o delle stragi in Palestina se le cose fossero andate come reclamano, strappandosi i capelli e rotolandosi in lacrime sul pavimento, i difensori della giusta informazione, quella manipolata. Invece mentre i David Parenzo recitano copioni e urlano lividi di rabbia la loro propaganda, le persone normali possono guardare cosa succede in Palestina dagli stessi palestinesi.
A Febbraio 2022 si era scritto che la Russia aveva avviato una nuova forma di conflitto mediatico scegliendo di non chiudere le reti informatiche ucraine per permettere agli ucraini di raccontare loro stessi la guerra e disarmare, termine corretto, la propaganda occidentale. Tre anni dopo il conflitto con l’Ucraina Mosca non l’ha vinto solo sul piano militare ma anche quello mediatico, mentre i governi occidentali cadono come mosche tentando di difendere il sostegno al regime nazifascista ucraino.
Musk è quindi buono? Ovviamente no. Musk è un contractor del Pentangono che usa gli israeliani per l’identificazione delle persone sulla sua piattaforma. Musk è però connesso alla realtà così come lo sono quelli che gli hanno dato i soldi per comprare Twitter, soldi che lui non aveva. Quella fazione di capitalismo occidentale è arrivata alla conclusione corretta: le persone sono andate oltre e non esiste più un modo di spezzare i legami peer-to-peer che stanno creando.
Se non trovano spazi sulle piattaforme attuali ne creeranno di nuove e queste piattaforme potrebbero essere gestite invece dai loro nemici (ad es. TikTok) o, peggio, le persone potrebbero elaborare nuovi meccanismi che rendano impossibile la sorveglianza di massa. Meglio che questo continui a girare sulle nostre (le loro) piattaforme dove – se non si può più silenziare – si può almeno controllare.
La crisi dell’informazione mainstream è irreversibile. L’idea di usare uno scemotto di destra come Musk per rivalutarla è risibile e stupida e affonda nel disprezzo delle masse. Per queste persone le masse sono orde di straccioni ignoranti che vanno governati, limitati e protetti persino da loro stessi e che rispondono al comando di personaggi in evidenza. Solo così concepiscono il loro ruolo costoro, come il duello tra signorotti che sono capaci di far fare a quegli stolti contadinotti quello che vogliono e vince – sempre – quello che ne raggira di più portandoli dalla sua parte.
Con questa visione la dinamica delle società appare semplice: bisogna affondare il signorotto che propugna una visione diversa. Affondato lui quegli straccioni smetteranno di dimenarsi e, finalmente, ubbidiranno al signorotto vincente.
Non è ovviamente così. Questa visione essenzialmente elitaria delle società serve a negare il ruolo propulsivo delle masse nella Storia. Il Re non è Re perché è furbo ma solo fino a quando le masse decidono che ne vogliono un altro. La Monarchia è Monarchia solo fino a quando le masse non decidono che vogliono la Repubblica.
Musk non è un catalizzatore che eccita le masse di straccioni con una filosofia da due soldi ma un venditore che – su mandato di altri – deve vendere il suo prodotto come soluzione ad un problema che sarà risolto in un modo o nell’altro.
L’informazione mainstream non è difficoltà per Musk. I canali di Megyn Kelly, ex-anchorwoman della Fox, raccolgono più spettatori del prime time di CNN e ABC messi insieme. Quelli di Tucker Clarson non fanno eccezione.
Attaccare, demonizzare Musk non otterrà nessun effetto. Questi scemi non si rendono nemmeno conto che Elon Musk gioca nel loro campo e che il suo è un modo per prevenire attivamente la nascita di canali e servizi davvero non censurabili, realmente non arrestabili. Musk gioca nella loro squadra, solo in un ruolo diverso e più connesso con la realtà.
Le informazioni non sono più censurabili. Nessuno lo pensa ed i blocchi di app e servizi che vengono attivati dagli stati sono essenzialmente misure politiche volte a impedire a queste organizzazioni “sgradite” di prosperare economicamente. Nessuno crede davvero che le informazioni veicolate siano censurabili o si possa impedire la loro circolazione.
Il processo che sta portando a chiudere l’esperienza dei media mainstream è lungo e complesso e parte da lontano. Le persone stanno lentamente ma inesorabilmente chiudendo l’esperienza dell’informazione di regime ben consce che questo porterà inizialmente dei problemi, tra cui la possibilità che circolino informazioni non attendibili.
La scommessa delle masse è che la loro sorveglianza, che i miliardi di occhi, valgano più di qualche giornalista prezzolato ed incaricato di diffondere la propaganda delle elite borghesi e che il sistema, pur se tra iniziali difficoltà, finirà per stabilizzarsi e auto-organizzarsi.
E questo è esattamente quello che sta avvenendo. La Politica non riesce ormai più a sfruttare il controllo sulle informazioni per distribuire la sua di disinformazione. Quando una figura in evidenza – che sia un politico, un businessman, un giornalista, un prete o altro – scrive o afferma qualcosa bastano di solito poche ore o a volte anche minuti per smentirlo. Questo contesto mediatico è completamente ingestibile per le elite che basano sulla possibilità di distribuire la loro disinformazione come informazione certificata grazie a un sistema di certificatori (i media) che in passato si è retto sulla possibilità di avere moltissimi media di orientamento diverso e quindi di poter bilanciare la disinformazione di regime.
Questo bilanciamento non esiste più, come dimostrato dalla stretta mortale verso il sistema dei media iniziata con la psicofollia del covid e continuata con l’Ucraina e persino con la Palestina.
Il sistema delle elite borghesi non è interessato all’informazione ma solo a diffondere la sua disinformazione. I tre episodi citati in precedenza hanno dimostrato quanto attiva sia la disinformazione istituzionalizzata ma ce n’è forse uno che spiega meglio di tutti cosa sia la disinformazione per questa gente.
La Reuters ed altri media hanno scoperto che nel 2020-21 il Pentagono ha condotto una campagna di disinformazione sul covid nelle Filippine, finanziando e promuovendo anche le tesi che in Occidente definiva no-vax. La colpa delle Filippine? Avere scelto il famarco anti-covid cinese, il Sinovac, e non quelli occidentali.
Nello stesso momento in cui quindi gli occidentali lanciavano una violenta campagna contro la presunta disinformazione covid, con tutte le conseguenze personali e sociali che conosciamo, dall’altra parte del mondo ne finanziavano una per cercare di far ottenere vantaggi economici alle proprie aziende. Di più, tale campagna non era finanziata da oscuri gruppi di disinformazione ma dal Pentagono, cioè dai militari USA.
Ma se questo non fosse sufficiente per chiarire quale sia l’orientamento dell’Occidente verso la disinformazione, e cioè che è interessato ad usarla in qualunque momento lo ritenga necessario, basta l’evoluzione della vicenda Telegram, con l’arresto in Francia di uno dei due fondatori. Il Financial Times di recente ci ha proposto una capolavoro di doppia morale:
“Pavel Durov ed i limiti della libertà di parola: Telegram non è riuscita a distinguere tra le richieste dei regimi autocratici e le legittime richieste democratiche”
In questo fantastico pezzo John Thornhill ci spiega appunto quello che sappiamo: la libertà di parola e i valori sono condizionati in base a chi li usa. Ai nostri nemici non devono essere garantiti i valori che affermiamo siano inviolabili. Telegram deve solo comportarsi in un modo da noi ed in un altro modo contro i nostri nemici. Deve sottostare alle nostre richieste senza protestare, violando qualsiasi legge, ma deve comportarsi in modo contrario – cioè non collaborare – con i governi dei paesi che vogliamo sovvertire. Solo così sarà in regola. Se non lo fa, li arrestiamo finché non collaborano di loro spontanea volontà.
E non c’è voluto molto: Telegram ha ritoccato subito i suoi Termini di Servizio, dai quali è sparita la frase che affermava che le chat tra individui e gruppi sono private e che Telegram non avrebbe provveduto a cancellare i contenuti di questi elementi.
Il cambio prelude all’introduzione di attività di moderazione anche delle chat private, cosa impossibile se fossero davvero private e cifrate (la cosiddetta End-to-End Encryption – E2EE). Questo significa che è bastato arrestare con accuse ridicole il fondatore di Telegram per costringerlo ad operare come vogliamo noi che, significa, rivelare il contenuto di qualsiasi chat sul social network. E, come ci spiegava il Financial Times, negarlo invece ai paesi che vogliamo sovvertire.
Quindi mentre Durov viene accusato di non collaborare con i governi occidentali, ed arrestato, Elon Musk viene difeso dall’establishment statunitense nella sua controversia contro il governo brasiliano che lo accusa appunto di non collaborare. Qual è la differenza? Il Brasile è un paese il cui governo vogliamo sovvertire e gli strumenti tecnologici devono mettersi a disposizione.
Come stia andando la disperata battaglia dei governi occidentali, loro si autocratici, a favore della censura delle informazioni, di cui una parte consistente delle élite pensa di avere assolutamente bisogno, ce lo spiega Carole Cadwalladr sul Guardian, nel suo pezzo
“Aspettate ad esultatare: Elon Musk ed i suoi fratelli-in-armi tecnologici stanno vincendo la battaglia globale sulla verità”
in cui, dopo aver creato un minestrone con cui pensa di spaventare le persone mescolando vicende diverse e persino le diametralmente opposte storie di Durov e Musk, arriva poi al punto cruciale:
“In realtà è una battaglia di civiltà per la verità. Quello che dobbiamo accettare è che questa battaglia la sta vincendo Musk. La sua verità è semplicemente più rumorosa, più veloce e si propaga di più. I suoi algoritmi diffondono i semi metaforici, creando una intera generazione di mini-Musk e aspiranti Musk che sognano di autocarri elettrici”
La Cadwalladr arriva al punto: questa battaglia è persa. Se ne rende conto con un certo realismo ma, ovviamente, per l’atteggiamento già indicato si guarda bene dal dire perché l’establishment della censura globale sta perdendo e cioè chi siano i protagonisti che stanno affondando il loro sforzo titanico. Cadwalladr riconosce che il problema non è Musk ma il fatto che, fermando lui in qualche modo, nascerà un altro Musk e poi un altro e così via, che è esattamente il tratto che contraddistingue le rivoluzioni popolari.
Si guarda bene dal dire che c’è un movimento popolare che non consentirà loro di tornare alla censura globale e che continuerà a produrre alternative, “mini-Musk” o “aspiranti Musk” come li chiama lei, qualsiasi cosa facciano le istituzioni che non hanno i mezzi, né tecnologici né politici, per impedire che questa rivoluzione abbia successo. L’ultima loro risorsa è quella di provare a colpire personalmente i proprietari delle piattaforme sperando che questo dissuada chiunque voglia seguirli dal farlo ma Cadwalladr ed i suoi padroni semplicemente fanno finta di non sapere che il movimento che sta dietro a Musk o a Durov può tranquillamente prosperare senza ritorni economici, una condizione che di per sé depotenzia qualsiasi battaglia del Capitalismo.
Quello che i Musk o i Durov fanno è cercare di occupare spazi liberi che loro vedono e gli altri no, capendo che il cambiamento è irreversibile e tentando loro di monetizzarlo prima che lo facciano altri o, addirittura, prima che le persone elaborino soluzioni che non consentano più né la monetizzazione né la sorveglianza di massa che invece loro possono monetizzare, come si è visto sia con X che con Telegram.
Anche questa situazione è assolutamente temporanea: le masse stanno solo provando l’acqua e decidendo come la prossima evoluzione debba essere implementata. Non hanno problemi nel lasciare che Musk, o Durov o persino Zuckerberg facciano un po’ di soldi mentre succede, consci che le cose possono cambiare dalla sera alla mattina quando lo vorranno davvero.
Il vecchio mondo sta morendo, si, ma non tutto insieme. Ci sono cariatidi che cercando di restare aggrappate al mondo che conoscono e capiscono e vogliono bloccare qualsiasi cambiamento che ovviamente li escluderebbe a priori e altri furbi che cercando di sfruttare il momento.
In ogni caso il nuovo mondo che nascerà non aiuterà nessuna delle due fazioni.
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