E’ certamente una doccia fredda quella che Donald Trump ha subito nei suoi primi 3 mesi di presidenza bis. Al netto dei suoi modi da bulletto di periferia, tipici del suo personaggio, Trump era convinto di ottenere risultati importanti rompendo gli schemi abituali della politica e della diplomazia e passando ad una modalità più diretta di trattativa.
Ma è un Trump che sta scoprendo che la situazione è più grave di quanto immaginasse e i suoi buoni propositi di interrompere le guerre eterne degli Stati Uniti si stanno rapidamente rivelando solo sogni di una persona che pensava davvero che gli USA fossero ancora – nonostante tutto – l’unica e sola autorità mondiale.
Con un nuovo messaggio, riprodotto di seguito, il presidente USA finisce per ammettere che non è più così e, peggio, confermare che gli Stati Uniti sono stati rimbalzati persino dagli yemeniti.

L’annuncio dello Yemen della ripresa delle ostilità verso Israele ed il blocco totale del passaggio nel Mar Rosso delle navi dirette verso l’entità sionista, ha scatenato una immediata reazione degli Stati Uniti che sanno che Tel Aviv è sull’orlo del collasso, sia economicamente che politicamente, e non può permettersi alcuna guerra nonostante la smania di Netanyahu di riprenderla. Aerei della NATO, ed in particolare degli USA, hanno attaccato Sana’a cercando di uccidere i leader yemeniti non avendo alcuna idea su dove potessero trovarsi i loro depositi di armi. Sulla scia di Israele che ha cercato di intimidire i suoi nemici uccidendone i leader in Libano ed a Gaza, solo per scoprire che questo non ha cambiato nulla.
Il raid degli USA è fallito, provocando una 60ina di vittime ma non riuscendo ad uccidere nessuno dei leader della coalizione che governa il paese e scatenando una immediata rappresaglia da parte di Sana’a che ha annunciato l’estensione del blocco del transito delle navi nel Mar Rosso a quelle statunitensi ed ha anche attaccato con precisione la portaerei Truman dalla quale gli aerei erano decollati per il raid. Probabilmente la Truman è riuscita a respingere l’attacco ma un ulteriore raid notturno ieri notte ha trovato lo Yemen preparato e gli aerei statunitensi sono stati costretti ad annullare la missione ed a tornare alle loro basi in Bahrain con la coda fra le gambe. Il percorso di uno di questi si può osservare nell’immagine che segue.

E’ noto che gli yemeniti possiedano armi avanzate che non hanno ancora mostrato e nemmeno gli Stati Uniti sanno esattamente che cosa ci sia negli arsenali di Sana’a. Quello che si sa è che prima del cessate il fuoco a Gaza diverse missioni della NATO volte a riaprire il Mar Rosso sono tutte fallite e, ancora peggio, l’Alleanza si è dovuta ritirare più volte dell’area perché non poteva sostenere economicamente il peso degli attacchi dello Yemen. Un disastro che rapidamente la NATO ha accettato smettendo di provarci.
Se è vero che l’Iran certamente usa le sue capacità avanzate per fornire, oltre che armi, anche per esempio le coordinate delle navi – da guerra e non – che gli yemeniti possono attaccare, altrettanto fa la Russia quando serve. Nel suo inusuale messaggio Trump ammette che gli Stati Uniti non sono in grado di fronteggiare lo Yemen e provano a minacciare l’Iran per cercare di ottenere l’interruzione degli attacchi da Sana’a.
Nel suo messaggio Trump afferma che ogni attacco da parte dello Yemen verrà ritenuto dagli Stati Uniti un attacco dell’Iran e che l’Iran riceverà una risposta diretta e massiccia dagli USA. Se al presidente statunitense questa sembra una minaccia terribile e decisiva la prima conseguenza di queste affermazioni è invece una ammissione implicita sul fatto che gli USA non siano in grado di risolvere il problema yemenita. Lanciare attacchi da lontano è sempre meno efficace e per tentare di infliggere danni seri i caccia statunitensi dovrebbero avvicinarsi molto e rischiare di più. Ancora più rischiose sarebbero operazioni militari di terra, là dove hanno fallito i sauditi e migliaia di mercenari inviati dalla NATO prima l’Arabia Saudita stabilisse che non voleva più rischiare.
Ancora poco fa, dopo i falliti raid di ieri, Washington ha provato ad attaccare lo Yemen per il terzo giorno consecutivo in uno schema che ricalca la rabbia di Israele quando insisteva lanciando un altro attacco quando i suoi raid sulla Siria venivano respinti.
Non si sa come stiano andando gli attacchi di oggi ma il messaggio di Trump conferma che gli USA non ritengono di poter ottenere la sottomissione dello Yemen e provano ad alzare la posta, sperando di intimidire l’Iran. Con scarsissimo successo.
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