La posizione cinese sulla crisi ambientale sembra quella più equilibrata. Abbandonando l’idea del messaggio catastrofista, i cinesi stanno portando avanti enormi investimenti sulle energie rinnovabili, non inquinanti ed a basse o zero emissioni.
Da poche settimane è andata in produzione la prima centrale nucleare ai sali di torio che produrrà energia in modo organico. Le centrali nucleari a sali di torio sono state sperimentate dagli anni ’50 ma nessuno prima dei cinesi le ha rese operative in pianta stabile ma solo come esperimenti e prove di concetto. Questa tecnologia è sperimentata perché considerata più sicura della classica fusione basata sull’uranio dato che non necessita di acqua per il raffreddamento, il torio è notevolmente più abbondante dell’uranio e in caso di fusione del nocciolo non si ha un meltdown come nel caso dell’uranio ma il nocciolo si solidifica e viene automaticamente trasferito in contenitori che lo isolano, senza alcun pericolo di esplosione come nel caso – per esempio – di Fukushima in Giappone.
Inoltre i reattori ai sali di torio, consumando poca o niente acqua per il raffreddamento, sono adatti per le zone in cui l’acqua è scarsa come i grandi deserti cinesi ma anche come l’Arabia Saudita dove la tecnologia potrebbe presto essere importata. Se il nuovo reattore, piccolo perché da 2MW e che ha ricevuto la licenza per operare per 10 anni, si rivelasse un successo commerciale come tutto lascia pensare la Cina avrebbe riserve di torio per alimentare – ai consumi attuali – l’intero paese per circa 2.500 anni. Inoltre, dal torio è praticamente impossibile ricavare componenti per armi nucleari, il che aiuta la non proliferazione.
Ma i cinesi non dimenticano altre tecnologie rinnovabili come il solare o l’idrogeno. La posizione del governo è che le rinnovabili non siano ancora pronte per sostituire i combustibili fossili e non lo saranno ancora per un po’ ma questo non impedisce alla Cina di investire pesantemente in queste tecnologie ed avere raggiunto in anticipo il proprio obbiettivo. Pechino si era infatti data come risultato da raggiungere la produzione del 30% dell’energia del paese da fonti rinnovabili entro il 2030 ma raggiungerà questo traguardo già alla fine del 2024, quindi con 5 anni di anticipo. La Cina ha infatti aggiunto circa 40GW di energia prodotta da impianti eolici e 78GW di energia prodotta da impianti solari solo nell’ultimo anno, portando il totale a 390GW (eolico) e 470GW (solare). Il target per il 2030 era di raggiungere 1200GW da fonti rinnovabili che, come si vede, saranno invece installati entro il 2024.
Non è solo sul solare che la Cina sta investendo ma Pechino sta facendo investimenti ingenti anche sull’idrogeno. Presto sarà operativa una gigantesca stazione di produzione di idrogeno alimentata da 500mila pannelli solari. Una opera ciclopica che consentirà di generare idrogeno in grandi quantità ed a costi contenuti e risparmiare, secondo i calcoli, circa 485mila tonnellate di CO2 che non verranno emesse nell’atmosfera.
Pechino intende spingere moltissimo sull’idrogeno ed il primo treno metropolitano ad idrogeno ha lasciato gli impianti di produzione di Chengdu solo qualche settimana fa. Può arrivare ad una velocità massima di 160km/h ed ha una autonomia di circa 600km.
Ma impianti come quelli descritti in precedenza consentiranno una diffusione capillare delle tecnologie ad idrogeno tanto che Sinopec, la compagnia statale petrolifera cinese, sta pianificando l’apertura di punti di rifornimento per l’idrogeno in oltre 1.000 stazioni di servizio in tutto il paese entro il 2025.
La crescita delle fonti di energia rinnovabili e pulite in Cina è inarrestabile e sta già portando a risultati eccezionali. Del resto, la capacità di incrementare la produzione di energia è fondamentale per lo sviluppo della civiltà umana ma non deve causare disastri ambientali.
In Occidente, nel frattempo, si vagheggia di decrescite.
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