Una settimana dopo la cerimonia trionfale della separazione dei paesi del Baltico dalla rete elettrica russa/bielorussa, celebrata anche da Ursula von der Leyen, Estonia, Lettonia e Lituania scoprono le meraviglie europee subendo un amento del costo dell’energia del 333%.
Il prezzo dell’energia, come mostra la tabella di seguito, è passato dall’8 al 15 Febbraio da 62,74 € / MWh a 269,25, un aumento appunto del 333%. Nello stesso periodo dello scorso anno il costo dell’energia fornita dalla griglia russo-bielorussa era 85€ / MWh, quindi l’incremento è comunque del 315% anche rispetto al prezzo, maggiore, di un anno fa.

I paesi del Baltico non possono reggere questa situazione a lungo ma quello che stupisce è che, pur cercando di accreditarsi come ancora di salvezza dei paesi baltici dal malvagio mostro russo, la UE non sia in grado nemmeno di garantire condizioni equivalenti – non si pretende nemmeno migliorative – rispetto al “mostro” da cui vuole liberare quei paesi.
Anzi, la UE ha iniziato dal giorno 1 a spolpare quello che resta di Estonia, Lettonia e Lituania: il giorno dopo il costo dell’energia era già raddoppiato.
Qui non si pretende di conoscere le strategie meglio della sagace UE ma si pensa che forse rimandare il disossamento dei paesi baltici di qualche mese avrebbe potuto aiutare e convincere quelle popolazioni di avere fatto la scelta giusta. Ma a Bruxelles evidentemente non hanno tanto tempo.
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