Quando Bashar al-Assad ha pubblicato il suo primo messaggio dopo l’allontanamento dalla Siria in pochi hanno notato due cose: Assad ha firmato la missiva come “Presidente della Repubblica Araba di Siria” e in nessuna parte del messaggio ha confermato di avere abbandonato o rinunciato al suo ruolo. Erano due messaggi chiave anche se, come sempre, gli occidentali non ascoltano ubriacati dalla loro presunta vittoria.
Assad ha anche precisato alcune cose ed in particolare che fino a quando era stato nel paese Israele non aveva osato mettervi piede, il suo supporto per la causa palestinese, il fatto che molte volte gli siano offerti accordi per passare dalla parte degli occidentali e lui abbia sempre rifiutato e che molte figure di vertice dell’esercito si erano vendute agli occidentali e questo aveva causato anche lo stallo di quella parte dell’esercito, nei ranghi inferiori, che invece avrebbe voluto combattere contro i jihadisti e che avrebbe probabilmente vinto facilmente.
Qualche giorno fa Putin ha confermato sostanzialmente questa analisi quando ha affermato che a “conquistare” Aleppo erano stati solo 350 jihadisti NATO mentre circa 30mila uomini dell’esercito siriano non avevano combattuto quando avrebbero potuto chiaramente vincere facilmente.
Che l’uscita di scena di Assad celasse molto di più di quello che sembra era chiaro sin dal primo momento, intanto perché la Russia poteva avere interesse a salvare Assad solo se questi avesse avuto un vero valore, altrimenti poteva certamente lasciarlo al suo destino. Nel suo commento di qualche giorno fa Punti ha anche affermato, parlando di Assad, che “l’uomo si è perso in Siria in qualche momento dodici anni fa [cioè nel 2012]”, probabilmente quando non aveva voluto combattere per intero la guerra che stava vincendo dopo che nel 2011 Damasco era stata vicina a cadere. I russi hanno sempre rimproverato ad Assad il fatto di avere smontato piano piano l’organizzazione e i quadri che Mosca lo aveva aiutato a costruire dal 2015 e che sostanzialmente avevano fruttato al vittoria nella guerra civile con la riconquista di Aleppo nel 2017. Lì Assad avrebbe dovuto riprendersi tutto il paese ma invece ha esitato: ha lasciato che i turchi jihadisti proliferassero a Idlib ed ha lasciato molta libertà ai lacchè dell’imperialismo occidentale, i curdi dell’SDF.
Sia come sia l’uscita di scena di Assad è stata chiaramente pianificata. Probabilmente al punto in cui era il presidente siriano avrebbe dovuto cercare una devastante guerra civile all’interno del suo esercito oppure ricorrere a truppe straniere che avevano voglia di aiutare la Siria ma non avevano voglia, come confermato sia da Mosca che da Teheran, di occuparla militarmente.
Ma gli occidentali sanno cosa sta succedendo e cioè che l’intero apparato siriano non è svanito, è forte ed è l’unico che può controllare il paese. Hanno notato che intere divisioni dell’esercito siriano si sono messe al sicuro in Iraq da dove, insieme con gli iracheni che avevano già assicurato il loro supporto, possono rientrare in qualsiasi momento con tutti i loro mezzi intatti. Ed in Iraq, dopo aver evacuato la famiglia in Libano, sembra si sia trasferito Maher al-Assad, fratello di Bashar e generale dell’esercito siriano (foto)
Dato per partito e scappato, il fratello di Bashar al-Assad è invece in Iraq da dove si sta riorganizzando l’esercito siriano solo con uomini fedeli. Gli Stati Uniti lo sanno e di recente hanno avvertito l’Iraq che se non procederà al disarmo delle milizie sciite e degli effettivi siriani che sono riparati in Iraq, “ne subirà le conseguenze”. Ma su Mahere al-Assad è ancora più interessante la storia su chi l’avrebbe aiutato a spostarsi in Iraq: sarebbe stata l’SDF curda, fresca di tradimento degli Stati Uniti.
Un altro dettaglio interessante è: dove sono i piloti siriani? Israele ha ormai distrutto la totalità dell’Aviazione siriana ma uno dei premi più ambiti per gli israeliani e gli occidentali erano proprio i piloti, che i sionisti hanno cercato in lungo ed in largo senza trovarli. L’importanza di queste figure è ben riassunta dalla situazione in Ucraina, dove l’Occidente ha cerato di mandare aerei che nessuno poteva pilotare. I piloti siriani sono invece al sicuro, evacuati dalle strutture del precedente governo e trasferiti in luoghi sicuri in attesa che siano di nuovo necessari.
La Resistenza siriana è ufficialmente iniziata, quindi. Il primo partito a dichiarare che non avrebbe accettato il nuovo Stato siriano dei tagliagole jihadisti è ufficialmente il Partito Socialista Nazionalista siriano, che ha rifiutato la nuova organizzazione statale e chiamato alla resistenza gli altri partiti e fazioni.
Pochi giorni dopo è stata annunciata la formazione di Hezbollah Kurdistan, una nuova milizia sciita in Iraq, con base ad Erbil e Sulaymaniah, nuovo componente dell’Asse della Resistenza. Un comunicato (di seguito)
ed un video sono stati pubblicati per annunciare la nuova formazione che non casualmente nasce nel Kurdistan iracheno (video di seguito):
Secondo alcune fonti, Maher al-Assad (comandante della Quarta Brigata dell’esercito siriano) avrebbe incontrato in Iraq, vicino al confine iraniano, il Generale Ali Mamluk, ex-capo dell’intelligence siriana e capo dell’organismo di sicurezza nazionale del precedente governo.
Dall’altra parte del paese la 25esima Divisione dell’esercito siriano ha già iniziato ad inviare messaggi. Nascosti tra le montagne di Latakia, la 25esima divisione è pressoché intatta. Si tratta di uomini tra i più fedeli ad Assad che per adesso hanno avvertito il nuovo governo dell’HTS che difenderanno l’area di Latakia dagli abusi e dalle violenze contro gli alawiti che i jihadisti stanno già mettendo in atto (video di seguito):
Dopo un primo messaggio in cui al 25esima Divisione si diceva pronta a difendere con la forza e con azioni di guerriglia la comunità alawita attorno a Latakia, nel messaggio precedente il suo portavoce invita la popolazione al riarmo generalizzato ed alla mobilitazione di comitati di difesa locale per stabilire delle aree di sicurezza attorno a villaggi e città sulla costa, tra le montagne che costeggiano la pianura di Ghab, Homs e le sue zone rurali.
Il portavoce afferma che HTS sta facendo del suo meglio per minimizzare le violenze ma ci sono terroristi, criminali e gruppi radicali che non seguono queste indicazioni. Avverte inoltre di evitare Idlib e le zone vicino a Idlib e rimanere pronti nei prossimi giorni perché ci sono molte possibilità di scontri e prepararsi per fronteggiare i massacri che verranno commessi contro la popolazione locale.
Un altro video è stato pubblicato da componenti dell’esercito siriano che hanno formato comitati di Resistenza e che hanno attaccato uomini del regime jihadista a Talfita, a nord di Damasco, uccidendone almeno 17 (video di seguito):
Successivamente il gruppo è entrato nella prigione di Sednaya, uccidendo alcune delle guardie prima di ritirarsi. “Lunga vita alla Repubblica [Araba di Siria]” è il grido finale del gruppo a conferma di chi rappresentino.
Il ritorno della Resistenza e del governo siriano è possibile sulla base di due fattori molto graditi ai siriani:
- l’opposizione contro Israele. Le proteste in Siria contro il regime jihadista di HTS a causa della sua collaborazione con Israele, che ormai attraversa libera il paese senza che il regime filo-NATO muova un dito, non è affatto gradita alla popolazione. Proteste contro l’occupazione del suolo siriano da parte dei Tel Aviv scoppiano un po’ dappertutto tanto l’esercito israeliano ha dovuto sparare ed uccidere alcuni siriani che protestavano contro la sua presenza;
- la battaglia per mantenere in Siria una organizzazione secolare e non cedere al jihadismo pro-NATO, altro tema molto sentito in tutto il paese.
Non è un caso che figure dell’ex-governo siriano siano attive in questo momento nelle proteste della popolazione che non vuole un ritorno di un governo religioso. Ad esempio durante una manifestazione a Damasco qualche giorno fa un uomo armato di HTS ha preso il microfono per parlare alla folla. Quando ha parlato contro il settarismo e a favore della libertà è stato applaudito ma non appena ha iniziato a predicare in termini religiosi la folla ha risposto gridando “Secolarismo! Secolarimo!” e “No al governo della religione” (video di seguito):
In modo similare molti hanno notato come all’ingresso dell’Assemblea che dovrebbe selezionare il Consiglio degli Esperti incaricato di scrivere la nuova costituzione erano presenti centinaia di manifestanti che protestavano e volevano essere inclusi nell’Assemblea. Si nota la totale assenza di bandiere della nuova Siria jihadista e molti chiedevano una Siria libera e democratica nella quale fossero garantiti i diritti delle donne, delle minoranze e di chiunque. Anche in questo caso erano presenti molti esponenti dell’ex-governo siriano.
La storia della Siria, insomma, non è ancora finita. Appare chiaro che qualcosa viene preparato mentre i jiahdisti mercenari NATO cercano di barcamenarsi con la stabilizzazione del paese.
Un ruolo importante lo avranno anche i curdi, traditi nuovamente dagli Stati Uniti. Dopo aver perso infatti Mabij ed anche Kobane, si sono trovati con i loro ex-alleati di HTS che hanno ceduto alla richieste della Turchia e pretendono ora il disarmo delle milizie curde affermando che solo lo stato debba essere armato. Una precisa e netta richiesta di Erdogan.
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