Tutti contro tutti in Israele: Gallant libera ostaggi e chiede 10mila uomini e Bennet chiede di non andare via

Il crollo della stabilità istituzionale in Israele accelera sempre di più mentre ormai anche nel governo è praticamente un tutti-contro-tutti.

Il Ministro della Difesa Gallant ha rilasciato unilateralmente circa 50 ostaggi palestinesi, incluso il direttore dell’Ospedale Shifa, senza consultare Netanyahu né essere autorizzato. Una mossa incredibile per un governo letteralmente in guerra, evidentemente non solo con l’esterno. In serata Netanyahu, descritto come furioso, ha fatto scrivere al suo ufficio stampa che “Il Primo Ministro ordina l’apertura di una indagine immediata sul rilascio dei palestinesi di Gaza”.

Nel frattempo sempre Gallant era andato a dichiarare alla stampa che Israele “necessita immediatamente di almeno 10mila soldati”. E’ infatti notizia degli ultimi giorni che i riservisti ed i soldati mandati in licenza non intendono ritornare in servizio, nemmeno – hanno dichiarato molti – se saranno arrestati. Il rifiuto a tornare in servizio e tornare in guerra è diffuso anche tra i reparti d’élite dell’esercito israeliano, come i paracadutisti.

Lo stato israeliano si sta sgretolando giorno dopo giorno. Israele da settimane ha minacciato rappresaglie contro Hezbollah in Libano, spostando anche mezzi e uomini verso il Nord, con l’intento di far recedere la milizia libanese che non è indietreggiata di un singolo metro e continua ad attaccare Tel Aviv mentre Israele non riesce in nessun modo ad entrare in guerra.

Intanto i generali (in pensione) continuano a mandare avvertimenti apocalittici ed a smentire governo ed esercito. Ancora una volta tocca all’ex-generale Yitzhak Brik:

“Gli ufficiali, gli alti comandanti e i soldati che sono in contatto con me ogni giorno dal fronte mi informano ogni minuto di ciò che succede. Ieri un ufficiale ha parlato con me è mi ha detto: ‘Brik, continua a fare quello che stai facendo con tutte le tue forze.’. Lui è a Rafah in questo momento e mi conferma che ogni parola che dico è vera. Stanno ingannando il pubblico e non dicono quella che è la verità: non stiamo vincendo. Noi non combattiamo faccia a faccia con Hamas. Fino ad oggi non sono mai comparsi davanti a noi e tutte le dichiarazioni che l’esercito ne ha uccisi 100 qui e 200 lì sono tutte false! Loro sono sotto terra. Escono, lanciano missili e fanno saltare con gli esplosivi le case in cui sono i nostri soldati e ci uccidono e non c’è modo di sigillare i tunnel che arrivano al Sinai.

Quei tunnel che dicono essere l’ossigeno di Hamas, che usano per trasferire le armi. L’esercito afferma di avere il ‘pieno controllo del corridoio Philadelphi’ e che hanno chiuso i tunnel ma non è vero! Chiudere quei tunnel richiede la costruzione di un passaggio lungo 9km e profondo 50 metri perché questi tunnel corrono 50 metri sotto il terreno e da lì entrano le armi. L’esercito non ha nessuna intenzione di scavare così in profondità.”

Intervistatore: “ma ci stanno prendendo in giro, allora? Il Capo di Stato Maggiore afferma che l’esercito è vicino alla vittoria a Rafah.”

Brik: “Stanno prendendo in giro il pubblico. Ci stanno mentendo in modo evidente.”

Ma ancora più umiliante, ed esemplificativo dello stato di Israele oggi, è il messaggio pubblicato dall’ex-Primo Ministro israeliano Naftali Bennet su Twitter:

“Non abbandonate il paese. Ieri un brillante ingegnere informatico che conosco mi ha a detto che lasceranno Israele per un paese europeo prima dell’inizio del prossimo anno scolastico. Mi ha reso molto triste.

E’ vero, ci troviamo nel momento più difficile dai tempo della Guerra di Indipendenza: caos nella guerra, boicottaggi internazionali, scomparsa della deterrenza, 120 israeliani in prigionia, migliaia di famiglie in lutto, Galilea abbandonata, migliaia di sfollati, ministri che si preoccupano solo di se stessi, perdita di controllo dell’Economia e del Deficit. Tutto vero.

Ma è inequivocabilmente vero che siamo in grado di uscire da questo disastro e ne usciremo. La situazione attuale non è il nostro destino. Ma c’è una cosa che mi preoccupa in modo particolare: si parla tanto di lasciare il paese. Questo non deve accadere.

[…] Non ho dubbi che, con un’azione attiva adeguata, di rinnovamento, una sorta di ripartenza per Israele, i prossimi 50 anni saranno anni di ricostruzione, gioia creativa, sicurezza e crescita.

[…] Ricordate che in soli 3 anni dopo il terribile Olocausto abbiamo fondato lo Stato di Israele. Chi vuole tornare ai tempi dell’ebreo errante, senza vera libertà, senza Stato, soggetto ad ogni capriccio antisemita?

Quindi non [andate a] Cipro, né in Portogallo, né nel New Jersey o in Australia. Rimanete qui! E Israele sarà creato di nuovo”

Questo messaggio accorato spiega benissimo la situazione di Israele con i suoi cittadini che stanno abbandonando in massa il paese per andare altrove e con le figure più importanti costrette a promettere che “i prossimi 50 anni” saranno di gioia.

Israele è ad un passo dalla sua fine. Quando lo si scrive molti pensano che si stia esagerando per propaganda ma niente più del messaggio di Bennet, messaggio pubblico, spiega quale sia la realtà del paese.

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