L’attentato di Mosca che la NATO aveva organizzato certamente non è andato come si sperava, probabilmente per l’irrigidimento delle misure di sicurezza. Avevano progettato che fosse portato avanti prima delle elezioni, per dare un senso di insicurezza e magari alterarle pensando magari ad un risultato più in bilico.
Sappiamo già che la maggior parte degli attentatori sono entrati dalla Turchia il 4 Marzo. Il 7 Marzo facevano un sopralluogo nel Centro Commerciale Cocrus. Lo sappiamo perché un fotografo che era lì e che fotografava le persone ha ritrovato la foto di uno degli attentatori sulla sua macchina fotografica. Porta la data del 7 Marzo.
La data è importante perché è quella del comunicato dell’ambasciata USA che ha chiesto ai loro cittadini di non partecipare ad eventi pubblici nei due giorni successivi per il rischio di attentati. Non certo una coincidenza, chiaramente lo sapevano. Il 7 Marzo, quando gli attentatori facevano il sopralluogo, l’ambasciata avvisava i suoi connazionali. Ma perché parlava di 48 ore successive?
Perché il 9 Marzo nel teatro dove sono entrati gli attentatori doveva esibirsi il cantante russo Shaman, molto noto in Russia anche per alcune canzoni molto patriottiche tra cui la famosa “I’m Russian” (Io sono russo) che è famosissima lì.
Quindi era quello l’obiettivo: fare una strage al concerto di Shaman, poco prima delle elezioni che si sarebbero tenute una settimana dopo, dal 15 al 17. Uccidere anche lui? Chissà, possibile.
Invece il giorno dell’attentato erano previsti di Picnic, un altro gruppo russo.
Evidentemente in clima pre-elettorale la sorveglianza era troppo stringente e non è stato possibile organizzare l’operazione. Poi, con la fine delle elezioni, si è riusciti a trovare il tempo per poterla portare a termine.
Notate anche come l’attentatore non abbia avuto alcun problema a farsi fotografare. Sapeva in primis che sarebbe stato mascherato “da islamico” quel giorno, come ha riportato Kommersant, e poi pensava di poter riuscire facilmente a scappare prima di essere catturato e che non sarebbe mai stato trovato, secondo le promesse che gli erano state fatte.
Lo pensava perché l’operazione è stata organizzata nei minimi dettagli. Prima dell’attacco, decine di chiamate sia alla polizia che ai mezzi di sicurezza e a quelli di soccorso (ambulanze etc.) sono partite da altre parti della città, con l’obbiettivo di allontanare polizia e mezzi di soccorso dal Crocus.
In pochissime ore sarebbe arrivato in Ucraina e poi, da lì, in Turchia.
Qualcosa però è andato storto, forse sono stati traditi o forse qualcuno non ha rispettato i patti e hanno capito che non sarebbe stato facile uscirne. Tanto è vero che la macchina, che era stata identificata a Mosca, è stata rilevata poi fuori dalla città grazie ad un autovelox che ha scattato la foto di un veicolo che procedeva molto più veloce del limite. Un errore banale per essere persone molto ben addestrate come si vede dai video.
Tanto ben addestrate da fare attenzione a tutto: uno di loro nel teatro non sparava ma raccoglieva i caricatori che gli altri buttavano, per nascondere la provenienza delle armi.
Tanto ben addestrate da avere una storia di comodo che hanno raccontato ai russi che li hanno bloccati, mentendo evidentemente sul loro addestramento e persino sul compenso (davvero c’è chi pensa che avrebbero ricevuto solo 5.000 € quando un mese in Ucraina da mercenario ne frutta 60mila?).
Capito dove fossero, circa 300 droni sono stati inviati nella zona per rilevarli e monitorarli. Non sono stati arrestati subito perché i russi volevano capire dove stessero andando e chi avrebbero incontrato. Putin nel suo messaggio ha parlato di “finestra in Ucraina”, cioè probabilmente una finestra di tempo entro cui si sarebbero dovuti trovare nel punto concordato per passare in Ucraina.
Prima di arrivarci, sono stati bloccati ma è facile che i droni abbiano ripreso anche chi li aspettava dall’altra parte.
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