Come aveva detto il Ministro degli Esteri Lavrov dopo pochi mesi dall’inizio della guerra in Ucraina, a Febbraio 2022, “500 anni di dominio dell’Occidente sul Mondo sono finiti” e non c’è niente come l’umiliazione subita dalla NATO sulla coalizione che doveva pattugliare il Mar Rosso che lo dimostri.
La coalizione navale doveva essere la minaccia occidentale contro il piccolo Yemen che ha bloccato il passaggio nello stretto di Bab el-Mandeb, lo stretto che dà accesso al Mar Rosso. In un Occidente che vive ormai di illusioni la presenza delle navi da guerra occidentali doveva bastare per scoraggiare lo Yemen, sotto la minaccia di un attacco non solo alle navi da guerra yemenite ma anche al paese stesso.
Molto presto però i pesi NATO si sono resi conto che la loro presenza non sarebbe bastata e sarebbe stato necessario iniziare ad attaccare le navi yemenite che, a loro volta, avrebbero attaccato quelle NATO. Di più, gli europei si sono resi conto che i madmen di Washington avevano un altro piano. Non si sottovalutino le indiscrezioni che lo hanno rivelato, pubblicate dai quotidiani USA sicuramente su indicazione dei militari statunitensi che, ancora una volta come tante volte hanno dovuto fare negli ultimi 30 anni, hanno deciso di fermare il piano dei loro rappresentanti politici. Si tratta, ora come ai tempi di Bush, di una ribellione dei militari in piena regola.
Il giorno dopo l’annuncio della coalizione marittima i quotidiani USA hanno infatti pubblicato una indiscrezione: gli Stati Uniti stavano progettando un attacco preventivo allo Yemen usando soprattutto le navi da guerra europee che, convenientemente, gli USA avevano chiesto venissero messe non sotto controllo NATO ma sotto il controllo diretto dei militari statunitensi. Di più, l’attacco allo Yemen, che avrebbe reagito attaccando le navi europee nel Mar Rosso, era parte di un piano più ambizioso per un attacco all’Iran quando quest’ultimo avesse reagito per difendere lo Yemen. Si trattava a tutti gli effetti di un piano per usare le navi europee per attaccare l’Iran mentre quelle USA rimanevano in disparte partecipando solo con aerei e missili cruise.
Non c’è voluto molto per i paesi europei della NATO per mangiare la foglia e ritirarsi subito dalla coalizione. Dopo la Francia, anche Italia e Spagna – che avevano annunciato la loro partecipazione – hanno ritirato la loro disponibilità, seguite poi da Norvegia, Danimarca e Olanda. A seguire anche l’Australia ha rifiutato di partecipare. La coalizione è crollata e subito dopo anche gli Stati Uniti hanno ammesso, a mezza bocca, di non avere il numero di navi necessario per assicurare il transito nel Mar Rosso, di fatto chiudendo l’ipotesi della coalizione ed ammettendo che la NATO non è in grado di garantire il transito in quell’area, neanche con la forza. Di più, gli Stati Uniti hanno ammesso quello che tutti sapevano: gli yemeniti, soprattutto grazie agli iraniani, hanno la possibilità di affondare le navi da guerra della NATO che non hanno alcuna difesa contro alcune delle armi che sicuramente sono in possesso di Ansarallah, il movimento yemenita di liberazione nazionale che ha già combattuto (e vinto) contro la NATO attraverso l’Arabia Saudita.
Navi, addirittura portaerei, statunitensi o NATO affondate nel Mar Rosso sarebbero una umiliazione dalla quale l’Alleanza non si riprenderebbe mai più ma già la retro-marcia sul loro provare a garantire il passaggio delle sue navi nel Mar Rosso significa che la NATO in Medio Oriente non esiste più. Non ha i mezzi per confrontarsi con le potenze arabe di secondo piano, come lo Yemen ma anche Gaza dove Israele sta perdendo la guerra, figurarsi se possono confrontarsi con quelle più importanti come l’Iran.
Il Mar Rosso è quindi oggi chiuso alle navi occidentali, la NATO non è in grado di garantirne il transito. Le associazioni marittime più importanti avevano giocato la carta dell’azione militare, tentando di forzare la mano. Lo Yemen non aveva infatti bloccato tutto il traffico occidentale nel Mar Rosso ma annunciato che avrebbe bloccato solo le navi dirette in Israele. Le associazioni avevano allora, anche in seguito al rifiuto delle compagnie di assicurazione di assicurare le loro navi, tentato di spingere la NATO ad intervenire dichiarando che non avrebbero più consegnato nulla non solo in Israele ma in tutto il Mar Rosso. Questa strategia si è però ritorta loro contro dato che ha esposto la debolezza dell’Alleanza militare che ha cercato di fare la voce grossa ma, difronte alla fermezza dello Yemen, è capitolata.
Nell’immagine precedente si può vedere cosa significhi il blocco dello stretto di Bab el-Mandeb per il traffici mondiali. La tipica rotta da Singapore è più lunga del 40%, dovendo doppiare Capo di Buona Speranza per arrivare in Europa invece che attraversare il Canale di Suez. Questa situazione è destinata a deprimere ancora di più le economie europee visto che attraverso Suez passano oggi circa 8,8 milioni di barili di petrolio al giorno e circa 380 milioni di tonnellate di merci. Approssimativamente il 21,5% del petrolio raffinato e il 13% di quello grezzo diretti in Europa passano attraverso Suez e questo porterà ad un notevole incremento dei costi anche dell’energia.
Gli Stati Uniti ed Israele avevano anche tentato di confondere le acque chiedendo a tutte le navi in transito nel Mar Rosso di spegnere i loro transponder che indicavano la destinazione. Secondo loro questo avrebbe impedito agli yemeniti di capire quali navi fossero dirette in Israele ma gli occidentali hanno scoperto che l’Iran poteva segnalare tranquillamente a San’a’ quali navi fossero dirette in Israele anche con i trasponder spenti.
La situazione sta strangolando Israele, i cui costi di importazione delle merci sono passati da 100 dollari a tonnellata a 400 dollari a tonnellata mentre il porto di Eliat, sul Mar Rosso, è di fatto isolato con il suo traffico ridotto dell’85%. Eliat è in sostanza vuoto, come confermano anche le immagini satellitari.
Nello stesso giorno in cui la coalizione “Guardiani della Prosperità” crollava arrivava una nuova indiscrezione: i paesi arabi sono pronti a bloccare anche lo Stretto di Gibilterra per strangolare Israele che, sebbene riceva spedizioni via terra attraverso Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, non può sopperire con queste ultime ai suoi fabbisogni. L’Algeria ha fatto sapere di avere negato il transito nel suo spazio aereo ad un aereo militare USA che doveva portare rifornimenti in Israele e l’Iran ha fatto capire che Algeri, insieme ad altri ed in particolare il Marocco che ne controlla una parte, potrebbe essere strumentale nell’applicare il metodo-Bab-el-Mandeb anche allo Stretto di Gibilterra. Questo impedirebbe a qualsiasi rifornimento via mare di arrivare in Israele ma aggraverebbe ancora di più la crisi economica europea.
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