Per giorni Israele aveva tentato di portare avanti delle incursioni di basso profilo all’interno di Gaza. Accompagnata dalla Delta Force statunitense che è specializzata appunto in incursioni e salvataggio di ostaggi, ha tentato di avanzare all’interno dell’enclave e, se possibile, salvare alcuni degli ostaggi in mano ai palestinesi ma si è capito subito che le cose stavano andando male, anzi malissimo. In tutti i tentativi effettuati gli incursori sono stati ricacciati indietro con gravi perdite, sia tra gli israeliani sia tra gli americani e addirittura alcuni dei soldati sono stati catturati dai miliziani di Gaza.
Netanyhau, secondo il New York Times, ha allora rifiutato di avallare una operazione di terra per paura che il suo fallimento, sempre più probabile, travolgesse il governo e con lui persino Israele ed ha invece autorizzato una operazione massiccia ma ancora limitata, quella di due giorni fa. Centinaia di carri armati e migliaia di uomini, molti dei quali statunitensi, hanno provato un blitz a Gaza dopo aver tagliato anche le comunicazioni nella Striscia. E’ stato un disastro. Dopo poche ore dal blitz i media israeliani avevano già capito che le cose andavano malissimo. Il sito Web israeliano Walla titolava:
L’operazione di terra è scoraggiante. I nostri carri armati stanno bruciando come giocattoli ed i nostri soldati come bambole
Gli israeliani erano entrati solo poche centinaia di metri nella Striscia di Gaza, dopo furiose battaglie al di fuori della recinzione, e subito erano caduti preda di imboscate ed attacchi a sorpresa. Dopo ore dall’inizio dell’incursione, che il governo israeliano si era affrettato a definire “non quell’attacco di terra”, Tel Aviv non aveva ottenuto niente. Niente di niente. Una disfatta totale.
Nel frattempo i palestinesi, senza l’aiuto di nessuno, avevano respinto facilmente quello che in teoria sarebbe uno degli eserciti più forti al mondo accompagnati da soldati di quello che è sulla carta è il più forte esercito al mondo, quello statunitense. Mentre gli israeliani annunciavano che nessuno dei loro mezzi era stato colpito né tantomeno alcuno dei loro soldati era morto, i palestinesi mostravano i video dei mezzi di trasporto truppe israeliani colpiti dai loro missili anti-carro, con fino a 14 morti solo da quel colpo:
Nelle stanze della NATO iniziano a suonare gli allarmi. L’Alleanza pensava di recuperare la sua figuraccia planetaria in Ucraina con una brutale guerra contro i palestinesi. Da subito si è capito che gli Stati Uniti volevano avallare il piano addirittura di deportare l’intera popolazione di Gaza fuori dalla Palestina. Una brutale dimostrazione a tutti gli altri paesi del fatto che gli Stai Uniti avessero ancora il potere non solo di infliggere sofferenze e vincere una guerra anche brutale ma addirittura di sconvolgere interi paesi e deportare la loro popolazione.
Sfortunatamente per loro, e purtroppo per la popolazione di Gaza che è stata presa in mezzo, non sta andando come dovrebbe. Gli Stati Uniti pensavano che bastasse una prova di forza, spostare qualche portaerei facendo presagire bombardamenti, per assicurarsi la completa inazione di Hezbollah, dei paesi arabi e dell’Iran, oltre che la presa di distanza di Russia e Cina, ma non sta andando così.
Gli attacchi del 7 Ottobre sono stati ben pianificati dai palestinesi che avevano uno scenario già pronto per la risposta israeliana mentre Russia, Cina, Iran e molti altri avevano uno scenario già pronto per le attività della NATO. Se ne sono resi conto troppo tardi alla NATO, quando hanno visto che nessuno degli attori che volevano minacciare era in effetti intimido. Hezbollah ha iniziato ad attaccare Israele, la Siria ha iniziato a fare lo stesso, l’Iran non era intimidito e la situazione nei paesi arabi continuava a peggiorare. Ma la cosa che ha spiazzato di più la NATO ed Israele è stato l’enorme supporto popolare, anche in Occidente, per la causa palestinese. Questo enorme supporto popolare ha consentito facilmente a Russia e Cina di prendere una posizione ben precisa a favore della Palestina e sta mettendo in difficoltà tutti i regimi arabi e persino Erdogan in Turchia.
Come in Ucraina, era tutto atteso e coordinato. I russi ed i cinesi hanno portato avanti la loro vendetta iniziando a trasferire tecnologia, sia militare che non, non solo ai palestinesi ma a tutto il mondo anti-israeliano. Sistemi di posizionamento, missili avanzati anti-carro con cui sia i palestinesi che Hezbollah stanno devastando i famigerati Merkava israeliani, fino a ieri considerati il vanto dell’industria bellica israeliana e che stanno facendo la stessa fine dei carri armati occidentali in Ucraina.
Israele però non è Kiev. La minaccia israeliana tiene buono tutto il mondo arabo e consente a regimi filo-occidentali di dominare molti dei paesi arabi. La NATO, che già è devastata dalla brutta figura in Ucraina, non può perdere Israele e non può consentire che si formi una riunificazione – in nome della questione palestinese – tra sunniti e sciiti. Questa divisione da decenni è la base della strategia occidentale nel mondo arabo.
La situazione che si è creata è, come in Ucraina, terribile per la NATO. Se Israele continua, potrebbe suscitare la risposta dell’intero mondo arabo e in guerra potrebbero entrare altri movimenti – come Hezbollah – che renderebbero la vittoria praticamente impossibile e, se la cosa peggiorasse fino a coinvolgere l’Iran, persino minacciare la stessa esistenza del paese. Se Tel Aviv si fermerà si troverà davanti ad una chiarissima sconfitta sia politica che militare. Nei suoi attacchi, che continuano ancora adesso, Israele non riesce nemmeno ad entrare nella Striscia di Gaza senza temere perdite ingentissime, quindi staziona ai margini della Striscia cercando di capire come poter entrare e aspettando qualcosa, mentre i palestinesi nel colpiscono a distanza i mezzi:
Sono già tanti i mezzi israeliani distrutti, nonostante le smentite di Tel Aviv. La NATO ha però bisogno di una vittoria e ormai non può lasciare, può solo raddoppiare. Sta quindi preparando l’escalation in previsione dell’intensificazione del confronto. In poco più di 24 ore sono oltre 50 gli aerei da trasporto americani che sono arrivati nei paesi arabi amici, il 97% dei quali sono C17-A che hanno una capacità di carico di circa 77 tonnellate.
Gli USA stanno quindi trasferendo un numero enorme di materiale militare e non lo fanno certo per combattere i palestinesi di Gaza. Lo fanno in previsione dell’ingresso in guerra di altri attori, da Hezbollah all’Iran e lo fanno anche per proteggere i loro regimi arabi amici come la Giordania, nei quali il rischio di rivolte popolari che possano causare il crollo delle strutture di potere attuali è enorme.
Proprio per questo pericolo oggi il New York Times scrive che Israele ha “sospeso” i piani per un attacco a Gaza su vasta scala, su pressione USA, sostituendoli con una serie di attacchi ridotti.
Ma questo cambio di strategia, che di per sé è una colossale sconfitta per Israele che aveva annunciato che avrebbe raso al suolo Gaza e che ha ancora il progetto di deportare in Egitto o in Giordania tutti i palestinesi di Gaza, potrebbe non bastare. La conferma che Israele si è dovuta piegare alla Resistenza palestinese potrebbe scatenare la risposta delle forze della resistenza che potrebbero decidere di attaccare un paese chiaramente allo sbando.
La situazione del paese di Netanyahu è quindi disperata e non è un caso che anche i media israeliani definiscano il paese come “nel caos”, con addirittura i vari apparati istituzionali che si rimbalzano le colpe sia per gli attacchi del 7 Ottobre, sia per quello che succede ora.
Mentre tra gli israeliani crescono le proteste.
Leave a Reply