L’attacco condotto ieri contro l’aeroporto russo di Pskov, durante il quale sono stati danneggiati almeno due aerei da trasporto Il-76, sebbene completamente ininfluente dal punto di vista militare, ha un grande significato politico. L’Ucraina è molto lontana da Pskov e questo spiega perché l’aereoporto non era protetto meglio. Non è possibile che droni ucraini abbiano volato fino lì, circa 700km in linea retta, perché l’obbiettivo è troppo lontano e non si è mai registrato nella storia militare moderna un attacco di droni portato ad una simile distanza. Ancor di più se si pensa che per volare solo per 700km, gli ucraini dovevano attraversare tutta la Bielorussia. Semplicemente impossibile. Potrebbe anche essere possibile che un singolo drone entri in Bielorussia senza essere notato ma non i 20 con cui è stato condotto l’attacco.
Questo lascia aperte alcune alternative, una più complicata dell’altra. La prima è che l’attacco arrivi dall’interno della Russia stessa, dove ucraini infiltrati, occidentali e russi al solo dell’Occidente potrebbero avere lanciato i droni in modo da fare loro percorrere molta meno strada. Questa ipotesi non è da scartare ma il numero di droni coinvolti la rende complicata. Anche in questo caso, 20 droni che volano all’interno della Russia sarebbero probabilmente stati notati. Se non 20, almeno 1.
La seconda possibilità è che una nave occidentale, probabilmente NATO, abbia lanciato i droni dal mare, dalle acque internazionali. Sarebbe gravissimo che una nave NATO abbia attacco direttamente la Russia e significherebbe l’inizio di un processo che porterebbe alla guerra diretta. Anche questa possibilità richiederebbe però che i droni volassero per un bel po’ per arrivare dal mare a Pskov, sebbene questo non sia impossibile né improbabile come la prima possibilità. Il volo sarebbe di un centinaio di km o poco più, possibile.
La terza possibilità possibilità è che i droni abbiano volato attraverso lo spazio aereo di paesi baltici. Certo non partendo dall’Ucraina, dalla quale sarebbero eventualmente ben più di 700 i km di distanza con una traiettoria ad arco, ma probabilmente partendo da una tra Lettonia ed Estonia. Essendo questi paesi NATO, si tratterebbe di un attacco diretto della NATO alla Russia, con tutte le conseguenze del caso. Volando da Estonia o dalla Lettonia i droni avrebbero dovuto percorre tra i 20 ed i 50km per attaccare Pskov, una distanza compatibile anche con la possibilità di non essere rilevati o esserlo troppo tardi per essere bloccati.
La Russia, pur avendo riconosciuto l’attacco, è molto prudente nell’attribuire responsabilità in modo ufficiale e potrebbe persino dichiarare che l’attacco arriva dall’Ucraina nonostante questo sia pressoché impossibile. Mosca tuttavia potrebbe voler evitare di attribuire ufficialmente l’attacco ad un paese NATO per non vedersi costretta poi a dichiarare guerra all’Alleanza. Con tutta evidenza è questo l’obbiettivo della NATO alla luce della sconfitta dell’Ucraina, quello di costringere la Russia ad attaccare un paese baltico e poter rilanciare o persino entrare in guerra direttamente.
I media turchi tuttavia non hanno dubbi: l’attacco arriva dall’Estonia. Si tratta quindi di un attacco di un paese NATO alla Russia e se lo sanno i turchi, lo sa anche Mosca. Secondo i media di Ankara l’attacco è stato organizzato dalla SAS, il servizio segreto britannico in collaborazione con il Ministero della Difesa ucraino. Le ricognizioni necessarie sono state fornite dai satelliti statunitensi e dagli aerei spia USA così come dai sistemi di spionaggio REM e EW dell’Estonia e – e qui sta la parte che ci riguarda – da navi da guerra partite dalla Finlandia per partecipare all’attacco. Tra queste i turchi citano espressamente la fregata missilistica italiana di classe FREMM F597 Antonio Marceglia che, partita da Helsinki, avrebbe fornito attività di sabotaggio verso Pskov. Di fatto, quindi, l’Italia non avrebbe solo fornito supporto logistico come territorio o spazio aereo ma avrebbe direttamente partecipato all’azione contro la Russia, con un ruolo attivo anzi il ruolo più importante dopo quello ovviamente dell’Estonia.
L’Italia potrebbe essere così entrata in guerra contro la Russia partecipando attivamente ad una azione militare contro il territorio russo. E se lo sanno i turchi, lo sanno anche i russi.
I paesi disperati e, soprattutto, in crisi finanziaria sono spesso costretti dai loro padroni a fare cose stupide e l’Italia, come i paesi baltici anch’essi ormai sprofondati in una devastante crisi finanziaria, potrebbe essere stata costretta dai suoi padroni della NATO a partecipare a quello che può essere definito sicuramente il primo attacco diretto della NATO alla Russia.
Questo tramuta l’Italia da paese non amico a paese nemico, pronto ad attaccare direttamente il territorio russo. Mosca sicuramente farà pagare caro questo attacco anche all’Italia. Non è detto che la colpisca direttamente ma, come si fa spesso con i paesi con cui non si vuole entrare in guerra, la Russia potrebbe rispondere in modo asimmetrico, colpendo gli interessi e persino i militari italiani in altre zone del mondo per vendicarsi e mandare un messaggio chiaro.
Rimane però l’impressione che un paese ormai avviluppato in una devastante crisi economica, guidato da un governo esautorato dal Presidente della Repubblica che ha scelto tutti i ministri che contano, sia vicino a fare una sciocchezza colossale e possa essere mandato al macello.
Esattamente come l’Ucraina.
(Nella foto principale, la fregata italiana Antonio Marceglia fotografata a Helsinki)
Leave a Reply