Pochi minuti fa il TG di La7 riportava le ultime dichiarazioni del Segretario della NATO Stoltenberg (o di Jensenn) definendole “strane”, con quella ingenuità di chi non riesce ad uscire dalla sua bolla di propaganda neanche quando qualcuno li spinge fuori.
La cosa deve risultare ancora più sorprendente agli occhi dell’ignara giornalista se si pensa che da un paio di giorni i media sono galvanizzati dai loro stessi titoli che parlano di rublo “finalmente” in fase di crollo. Una nuova speranza, per citare quel film.
A ciel sereno arrivano quindi le “strane” dichiarazioni dei rappresentanti dell’Alleanza che altro non sono che la prima proposta della NATO alla Russia per chiudere la guerra che la sta devastando. La NATO, non la Russia. A Bruxelles ed in tutto l’Occidente sanno che l’Ucraina è ormai sconfitta, come confermato anche oggi dal Ministro della Difesa russo Shoigu che ha parlato di forze ucraine ormai “esaurite”, e che da un momento all’altro non solo le difese di Kiev crolleranno ma partirà un redde rationem interno che vedrà una lotta intestina tra le diverse fazioni del regime nazifascista ucraino e che provocherà l’ingresso della Polonia, e forse della stessa NATO, nella parte occidentale dell’Ucraina. Questo prima che la Russia arrivi a Kiev, dato che le difese del paese stanno ormai crollando.
La Russia a Kiev spera ancora di non dover arrivare e da sempre ripete che è sempre pronta a negoziare, posizione che rende sempre evidente con la lentezza ad avanzare che sta caratterizzando la sua campagna militare. Del resto, solo gli sciocchi pensano che sei i russi avessero voluto davvero arrivare a Kiev non sarebbero già stati lì da mesi. Era stato proprio un ex-generale ucraino, Sergey Krivonos, al canale TV “Ravno” a dichiarare qualche giorno fa che “La forza dell’esercito russo viene costantemente sottovalutata. Se volessero, i russi potrebbero entrare a Kiev in 12 ore” (in foto)
La lentezza con cui i russi stanno fortificando i territori già liberati ma senza avanzare più di tanto nonostante il fallimento completo della “controffensiva” ucraina non è che un messaggio: c’è ancora spazio per la diplomazia posto che le ostilità cessino e si riconosca ormai quello che è evidente e cioè la sovranità russa sui territori che hanno già liberato e nei quali al popolazione ha votato per l’annessione alla Federazione Russa.
La novità di queste ore è che la NATO, che aveva sempre respinto qualsiasi accordo e anzi incoraggiato alla guerra, ha aperto la porta ad una soluzione concordata proprio per bocca delle “strane” dichiarazioni di Stoltenberg o di Jensenn che in sostanza affermano che l’Ucraina potrebbe riconoscere la sovranità russa su “alcuni territori” in cambio dell’adesione alla NATO. Offerta subito respinta dal regime di Kiev che a questo punto non può accettare di aver combattuto per due anni, al costo di quasi 500mila morti, per una cosa che i russi avevano proposto sin dall’inizio.
Ma la proposta non ha ormai senso nemmeno per Mosca che, oltre a proteggere la popolazione di etnia russa, ha combattuto proprio per impedire l’accesso alla NATO da parte dell’Ucraina. La NATO ha bisogno di chiudere la prima parte delle ostilità senza che questa possa essere chiaramente considerata una guerra persa e per farlo deve poter vantare qualche miglioramento rispetto alla situazione del Febbraio 2022.
Ovviamente la situazione sta precipitando per cui la NATO potrebbe presto ritrovarsi con una conclamata sconfitta e la liberazione completa dell’Ucraina da parte della Russia, uno scenario dai incubo che la costringerebbe con buona probabilità ad entrare in guerra direttamente o attraverso qualche altro vassallo. Le speranze però di riconquistare i territori liberati dai russi sono però nulle vista la semplicità con cui Mosca ha respinto gli assalti più selvaggi e disperati degli ucraini. In più è chiaro che la NATO avrebbe davvero bisogno di una pausa che le consentisse di recuperare le forze, riorganizzarsi e preparare la seconda fase della guerra.
Di più, l’ingresso dei territori dell’Ucraina occidentale – che nel suo immaginario non includerebbero aree contese come Odessa (speranza vana) – nella NATO sostanzialmente rappresenterebbe un avanzamento dell’Alleanza verso i confini russi visto che in questo momento la NATO si ferma alla Polonia, alla Romania etc. Con questa situazione gli Stati Uniti potrebbero spostare immediatamente nuovi armamenti e nuovi uomini più vicini alla Russia e cominciare un nuovo round di addestramento e riarmo da usare in un momento successivo sempre contro la Russia. In sostanza, la NATO si potrebbe ricaricare per preparare un nuovo assalto, questa volta potendo legittimamente procedere al trasferimento di uomini e mezzi all’interno dei nuovi territori.
Per la Russia non avrebbe senso accettare queste condizioni quando ormai con pochissimo sforzo può arrivare a Kiev e Leopoli, avendo vinto la guerra, e bloccare qualsiasi avanzata dell’Alleanza. Non si può però sottovalutare il messaggio che la NATO ha inviato ai russi e cioè che è disposta a trovare un accordo per la cessazione delle ostilità, un accordo che sostanzialmente dia ai russi quello che vogliono in fatto di territori ma che non deve far perdere la faccia all’Alleanza che deve poter propagandare una vittoria, un miglioramento della sua condizione.
Ma perché i russi dovrebbero mai accettare? A queste condizioni, come ha ricordato Medvedev, la Russia non è interessata ma il fulcro della decisione sarà l’adesione alla NATO ed il riarmo dell’Ucraina. E’ chiaro che la NATO avrebbe bisogno di una pausa per il riarmo e per limitare anche gli effetti drammatici della guerra sulle proprie economie, inclusi gli smottamenti politici. Non è detto però che a questo punto non sia disposta a trattare anche sull’adesione alla NATO e sulla demilitarizzazione dell’Ucraina, esattamente le condizioni che chiede Mosca per discutere della pace.
E’ un passo importante che propone una soluzione ovviamente non interessante per Mosca ma che segnala che forse la NATO stia iniziando a rivalutare la sua decisione di combattere direttamente contro la Russia, almeno non in questa fase dalla quale sta uscendo chiaramente perdente.
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