Quando sembrava, ed Ankara l’aveva già annunciata, che l’operazione turca in Siria per la creazione di una buffer zone da 30km fosse inevitabile a causa del via libera della NATO, Iran e Russia hanno prima minacciato e poi fermato Erdogan. La conseguenza principale dell’accordo NATO-Ankara sarebbe stata la distruzione dei curdi siriani, ex-alleati occidentali ora abbandonati al loro destino.
Ma mentre Svezia e Finlandia si dibattono tra dilemmi esistenziali, Russia ed Iran hanno probabilmente chiuso questo capitolo evitando di aprire un altro fronte ed un’altra sanguinosa guerra. Da settimane ufficiali di Ankara e poi persino Erdogan in persona continuano a dichiarare che il presidente turco vorrebbe incontrare Bashar al-Assad, il presidente siriano. La Turchia vuole la normalizzazione con la Siria dopo 10 anni di guerra in cui è stata uno dei protagonisti più feroci della lotta. Gli stessi Erdogan e Assad, che una volta avevano anche un rapporto personale diretto, non si parlano da 10 anni.
La Turchia tenta di imporre le sue condizioni e salvare la cosiddetta opposizione siriana che in realtà ormai non esiste più, cancellata da 10 anni di guerra che l’hanno trasformata in una marmaglia terrorista. Damasco ha fatto delle richieste precise per la normalizzazione dei rapporti, per bocca del suo Ministro degli Esteri:
- fine dell’occupazione turca del Nord della Siria;
- fine del supporto del terrorismo e cioè delle milizie turche;
- fine di qualsiasi interferenza con gli affari interni della Siria;
- risoluzione del problema dell’acqua tra i due paesi.
Nel frattempo il sanguinario intervento turco contro i curdi è rimandato a data da destinarsi. Questo significa fare politica. La NATO crea solo guerre.
“Mosca è d’accordo con l’idea di organizzare un incontro tra i Ministri degli Esteri di Turchia e Siria e, se necessario, è pronta a fornire una piattaforma per l’incontro” ha annunciato ieri l’agenzia RIA Novosti.
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