Devono essere risuonati tutti i campanelli d’allarme possibili ed immaginabili per la NATO quando Arabia Saudita e Emirati Arabi hanno riferito a Macron che non è possibile per loro aumentare la produzione di greggio, se non piccolo aiuto di 150mila barili al giorno e poi “tra sei mesi si vedrà”. Una inezia. Era partita spavalda la NATO, obbligando gli stati vassalli degli USA ad impegnarsi a rinunciare al petrolio e gas russi e garantendo che si sarebbe trovata una soluzione. Ora però il tempo stringe.
L’Autunno incombe e nessuna vera soluzione è stata trovata. Quando Macron ha annunciato la cosa a Biden la voglia di sorridere tra i due presidenti e le altre persone intorno a loro era minima, come si vede nel video
Non ha perso tempo il presidente francese nel chiedere che si riaprisse il mercato al petrolio venezuelano e iraniano dopo aver ricevuto le cattive notizie da Rihad e Abu Dhabi ma tra il dire ed il fare c’è di mezzo il classico mare. Se è vero che Iran e Venezuela sono sicuramente interessati all’annullamento delle sanzioni che deve venire se l’Occidente vuole davvero trattare il petrolio con i due paesi, Teheran e Caracas sono amici di ferro di Russia e Cina e l’idea che possano fare qualcosa di significativo per danneggiare Mosca e Pechino è peregrina. Tanto più che l’Iran in particolare ha imparato ad aggirare le sanzioni e comunque soddisfare le richieste dei due paesi richiederà mesi di trattative, ad esempio quelle sul nucleare iraniano. Nessuno si fa illusioni che possano sostituire la Russia nel breve periodo tanto che gli Occidentali si trovano con zero soluzioni e zero idee mentre i depositi si svuotano.
Sebbene gli USA siano quelli che hanno istigato l’Europa a rinunciare alle forniture, pensando di poter resistere più dei loro fratelli europei, la verità è che ora Biden da mesi sta intaccando le riserve strategiche per cercare di arginare i prezzi, senza riuscirci peraltro, e ora gli USA si trovano con il livello più basso di riserve strategiche di petrolio dal 1986. Più disperati di loro gli europei nonostante stiano comprando il petrolio russo da intermediari.
Agli USA era venuta una idea geniale: negoziare tutti uniti il prezzo che avrebbero dovuto pagare ai russi per il petrolio ed il gas, in modo da ottenere un prezzo valido per tutti e consentire agli stati indicati come “non amici” da Mosca di ottenere lo stesso prezzo, su per giù, di quelli amici. Una sorta di contrattazione collettiva.
Accortisi che questa idea era semplicemente assurda, hanno elaborato una nuova pensata. Si riuniranno e decideranno insieme loro il prezzo massimo al quale la Russia può vendere loro gas e petrolio. Magico! Quelli che devono comprare pretendono di fare loro il prezzo al quale il loro nemico giurato deve vendere la materia prima che consentirà loro di continuare a fare la guerra in modo economicamente conveniente. O non se ne fa niente, penso aggiungeranno! Ovviamente sono dei clown. Perché la Russia dovrebbe voler vendere al loro prezzo quando ha decine di altri paesi disposti a comprare è un mistero. Anzi, una sciocchezza.
E proprio perché è una sciocchezza si sono resi conto subito che non poteva funzionare. La Russia può e sta vendendo il suo gas ed il suo petrolio a molti altri e se anche dovesse venderlo scontato sa che potrà mettere in difficoltà l’Occidente più di quanto possa avvenire il contrario. E lo sa anche la NATO che sta disperatamente cercando di muoversi per bloccare le fonti attraverso le quali Mosca potrebbe vendere le sue materie prime altrove. Qualche settimana fa aveva provato a bloccare le assicurazioni dall’assicurare le navi russe. Una soluzione che avrebbe però aperto un vaso di Pandora i cui confini sarebbero stati difficili da intuire e comunque la Russia ha sufficienti risorse per garantire i suoi trasporti anche se le assicurazioni occidentali decidessero di non farlo.
Oggi è invece in pressione su Cipro, considerato che molte navi russe che consegnano petrolio battono bandiera cipriota. La NATO sta facendo pressioni perché impedisca alle navi cipriote di trasportare il petrolio russo per consegnarlo ad altri clienti. Il ragionamento è che se impedissero la consegna ad altri clienti alla Russia non rimarrebbe che vendere gli Occidentali ed al loro prezzo o vedersi bloccata la quota-ovest delle sue vendite. Un po’ come sta cercando di fare minacciando i paesi africani di sanzioni se comprassero i prodotti agricoli russi.
Per adesso il governo cipriota resiste e non ha accettato ma un suo eventuale cedimento alle pressioni non bloccherebbe le consegne ai paesi terzi. Quello che succederà, invece, è che quando la NATO proverà ad imporre il suo prezzo, Mosca bloccherà completamente le forniture, spingendo il costo di greggio e gas ad aumentare fino a 10 volte, precipitando l’Europa e gli USA in una crisi ancora più devastante di quella che già vivono.
“Abbiamo una crisi del gas in Germania. Abbiamo una crisi del gas in Germania” ha tuonato qualche giorno fa il vice-cancelliere tedesco Habeck in Parlamento qualche giorno fa.
La crisi del gas sta distruggendo anche il settore chimico e metallurgico. Le industrie tedesche sono già in ginocchio e qualcuno si è spinto fino a prevedere un -12,5% per il PIL tedesco e almeno 2,5 milioni di disoccupati in più se le cose dovessero continuare così.
E l’Europa sta invece per fronteggiare il blocco totale di gas e petrolio.
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