Quella di Kalinigrad è una semplice provocazione che non danneggia la Russia e non ha effetto sulla guerra in Ucraina ma che vorrebbe essere un punto d’onore con cui gli Occidentali tentano di nascondere il fallimento della loro campagna. Come l’attacco alla piattaforma di estrazione di Chernomorneftegaz. Entrambe non servono a niente ma hanno lo scopo di provocare Mosca.
Poco fa il capo della diplomazia UE Borrell ha dichiarato che l’Unione “sta per rivedere le sanzioni che bloccano Kaliningrad”. A Borell ha fatto eco il presidente lituano Gitanas Nauseda che ha dichiarato che che “la UE sta per pubblicare un documento che chiarirà in modo dettagliato questa vicenda”.
Mentre gli Stati Uniti volevano provocare l’ennesima guerra dichiarando che avrebbero protetto la Lituania in caso di attacco, ieri Marija Zacharova confermava che la risoluzione del problema di Kalinigrad non sarebbe stata confinata alle sole misure diplomatiche mentre informalmente i russi avevano fatto trapelare che se Kaliningrad non fosse stata sbloccata e fosse stato necessario liberarla, il problema sarebbe stato risolto solo dalle forza aerospaziali russe (quindi aerei e/o missili).
Vilnius è andata nel panico e ha chiesto più volte alla UE di chiarire, UE che ieri se ne è lavata le mani dicendo che era responsabilità della Lituania gestire la cosa.
Ma Mosca ha chiarito che non avrebbe avuto remore a sbloccare la situazione dell’enclave con la forza, se necessario, anche perché c’è un problema che pochi conoscono. La Lituania infatti considera il periodo della partecipazione all’Unione Sovietica come un periodo di occupazione. Le terre che il paese ha ricevuto durante l’epoca sovietica non sono quindi legalmente lituane, inclusa la regione della capitale, Vilnius (Vylnia). Nel 2004 Russia e Lituania hanno firmato un trattato secondo il quale la Russia, come erede dell’URSS, riconosceva i confini attuali della Lituania di fatto cedendole le regioni di Klaipeda – trasferita dalla Germania all’URSS con la conferenza di Postdam, e appunto quella di Vilnius che è stata trasferita dalla Polonia alla prima Bielorussia e poi all’URSS e che è diventata parte della Lituania dopo che Stalin la cedette al nuovo stato. L’accordo del 2004 riconosce i confini attuali della Lituania solo se questa si impegna a consentire il transito non limitato verso Kaliningrad.
Se questo transito viene impedito, la Russia può legalmente riprendersi le due regioni annullando il trattato.
Questo particolare era sfuggito ai lituani ed i loro pupari.
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